Il 17 settembre si è tenuta
la prima riunione della Commissione istituita presso il Ministero della Salute
per discutere delle evidenze scientifiche della medicina omeopatica. I membri
della commissione sono per la maggior parte i direttori dei dipartimenti
dell’istituto superiore di Sanità e alcuni rappresentanti delle Federazioni e
sociatà scientifiche che si occupano di omeopatia clinica in Italia. Questa
commissione ha il compito di vagliare il complesso di studi scientifici (ciarca
2000) che negli ultimi anni sono stati prodotti per valutare le basi scientifiche
dell’omeopatia. La volontà di istituire la commissione nasce dalle polemiche
che ripatutamente si verificano in merito alla scientificità della medicina
omeopatica sostenute da istituzioni e medici clinici. Ultima tra tutte la
questione sollevata dal così detto Repot Australiano ,pubblicato in pompa magna
nel 2015, promosso dal Consiglio di Ricerca Medica e sulla Salute Australiano e
fortemente critico nei confronti delle prove di efficacia della omeopatia.
Tuttavia anche questa volta la serietà delle conclusioni a cui sono arrivati
valiando 176 studi, molti dei quali randomizzati, è messa a dura prova da una
indagine del Senato Australiano . Infatti il rappresentante del Consiglio di
Ricerca australiano ha dovuto ammettere sotto giuramento di non avere seguito
le linee guida e gli standard scientifici riconosciuti nella revisione delle
prove di efficacia sull’omeopatia e che addirittura i criteri di valutazione erano stati
modificati in corso d’opera . A causa di questo discutibile modo di operare 171
su 176 studi erano stati classificati inaffidabili e quindi esclusi dalla
valutazione conclusiva, creando così ulteriori dubbi ingiustificati
sull’argomento. Se si fossero seguite le regole moltissimi studi esclusi
sarebbero non solo stati validati per aver seguito un protocollo di ricerca
serio e meticoloso ma avrebbero riportato risultati positivi a favore della
omeopatia, come in seguito si è scoperto rivedendo tutto il processo di
metanalisi.