Centro Studi Naturopatici
Per appuntamenti o Informazioni contattare la Farmacia dr. Dall'Ara Francesca SaS di San Quirico (Vicenza) al numero 0445 473611
Cerca nel blog
sabato 24 dicembre 2011
La scoperta di macine preistoriche in Toscana rivoluziona quanto si sapeva sulla «paleo-dieta»
Un gruppo di archeologi dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria ha rinvenuto nel Mugello in Toscana due piccole pietre di arenaria che si sono rivelate essere state utilizzate dall'Homo sapiens sapiens per macinare le radici di una pianta di palude , La Tifa, molto ricche di carboidrati complessi. Questa farina preistorica rinvenuta in tracce su queste pietre era facilmente conservabile e trasportabile e, probabilmente, veniva utilizzata per produrre una specie di pane. Prima di questa scoperta nessuno sospettava che l'uomo primitivo fosse in grado già 30mila anni fa di trasformare i vegetali selvatici in prodotti "raffinati" e si credeva che i carboidrati complessi fossero stati introdotti nella dieta umana circa 20mila anni dopo, nel neolitico, con l'arrivo dell'agricoltura e dell'allevamento. La scoperta di macine preistoriche rivoluziona quanto si sapeva sulla «paleo-dieta» ridisegnando l'evoluzione della alimentazione umana. Inizialmente l'uomo si nutriva della carne delle carogne, raccoglieva tuberi, radici, bacche, frutta, uova e catturava soltanto piccoli animali, come tartarughe o molluschi. Poi, circa un milione di anni fa, imparò a costruirsi armi più efficaci e poté cacciare animali più grandi, diventando più robusto e forte. Il passaggio successivo dalla carne cruda alla cottura, avvenuto circa 500 mila anni fa, ha consentito all'uomo preistorico di ottenere più facilmente energia dalla dieta, aprendo la strada a un rafforzamento del fisico e al miglioramento delle capacità cerebrali. La cottura infatti rende la carne più digeribile e riduce l'energia necessaria ad assimilare i nutrienti. Imparare a macinare piante selvatiche e ricavarne farine significò avere un prodotto ricco di carboidrati complessi, nutriente e facile da trasportare: una svolta per l'uomo preistorico, che poteva così affrancarsi per lunghi periodi dalla necessità della caccia, sopravvivendo meglio anche a mutamenti climatici e ambientali sfavorevoli. La recente scoperta ha svelato che le attività di raccolta e trasformazione di cibi vegetali avevano un ruolo importante quanto la caccia ben prima dell'avvento della agricoltura. La trasformazione dell'uomo da cacciatore – raccoglitore a stanziale e agricoltore comportò, di fatto, un cambiamento epocale sia in termini sociali che fisiologici dell'uomo. Da una struttura corporea robusta, necessaria per affrontare la caccia dei grossi animali, si è passati a un fisico più impoverito. L'uomo del neolitico mangiava meno carne e ,inoltre, vivendo in gruppi stanziali più numerosi per coltivare le terre, era più soggetto alla diffusione di malattie. La possibilità di fare scorte di cibo maggiori e conservare prodotti raffinati come le farine, unita alla maggiore sedentarietà, ha contribuito all'incremento demografico ma anche ad un peggioramento dello stato di salute delle popolazioni umane. Secondo molti ricercatori l'uomo a tutt'oggi non si è ancora completamente adattato all'agricoltura, e la prova sarebbe nell'attuale diffusione di intolleranze ad alimenti sconosciuti prima del neolitico come l'intolleranza al glutine dei cereali o quella al lattosio del latte di animali da allevamento. E' evidente che lo studio delle abitudini alimentari degli uomini preistorici può avere implicazioni importanti per l'uomo moderno, che dovrebbe capire meglio se l'alimentazione moderna risponda pienamente alle esigenze nutrizionali e di salute dell'uomo attraverso uno studio sistematico delle sue origini evolutive. E' molto probabile infatti che l'evoluzione culturale sia stata più veloce di quella genetica e che quindi non siamo riusciti, o almeno non del tutto, ad adattare la nostra fisiologia alla nuova dieta ricca di cereali e carni e latte di animali d'allevamento. Non è perciò un caso se da qualche tempo ha preso piede la "paleodieta" che suggerisce di tornare, nei limiti del possibile, a un'alimentazione più simile a quella dell'uomo preistorico per la quale saremmo geneticamente più adattati. Si tratterebbe, in sostanza, di mangiare carni magre (meglio ancora la selvaggina) e tutto ciò che Madre Natura offriva prima che cominciassimo a coltivare i cereali: bacche, frutta fresca e secca, verdura soprattutto cruda, niente zuccheri, farine, cereali raffinati o a maggior ragione cibi industriali. Questa nuova scoperta archeologica tuttavia conferma quanto finora sostenuto presso il Centro studi Naturopatici sull'opportunità di utilizzare anche fonti di carboidrati complessi diversi da frutta e verdura ma nella loro forma nascente come semi di cereali nel loro stato naturale. Il loro utilizzo, inoltre, dovrebbe essere limitato ad un unico pasto assumendone piccole porzioni per rispettare quello che, probabilmente, era la nostra abitudine nutrizionale ancestrale .
giovedì 8 dicembre 2011
Le quattro fasi della vita umana : Tempo di crescita, Tempo di stabilità, Tempo di prosperità, Tempo di saggezza
Come abbiamo accennato nel post precedente, per la tradizione Sufi Il nostro cammino esistenziale ricorda i lunghi viaggi del derviscio. Esso è diviso in 4 grandi tappe di 28 anni, di cui ognuna è suddivisa ancora in 4 piccole parti di sette anni. Non tutti attraverseranno questo cammino dall’inizio alla fine: per i Sufi ciò dipende dalla volontà Divina. Per la Naturopatia e la medicina moderna ciò dipende dalla genetica, dall'intossinazione a cui andiamo incontro durante la nostra vita e da quanto riusciamo ad instaurare una esistenza piena sana e felice. Tuttavia ognuno di noi può conoscere ciò che lo attende in questo cammino e quindi prepararsi ad affrontare le varie evenienze. La prima tappa Sufi è chiamata il tempo della crescita. Essa rappresenta i primi 28 anni. Il tempo della crescita è caratterizzato da un contenuto importante d’acqua nell’organismo. L’acqua è il simbolo dell’incostanza e della variabilità e queste sono le due caratteristiche che ci accompagnano in questa tappa della nostra esistenza. Basti pensare quanto sia difficile gestire i bambini nei primi sette anni di vita. Anche da un punto di vista organico la variabilità è il tratto caratterizzante di questo momento della nostra vita. Questo è un tempo di crescita attiva, si forma lo scheletro e i sistemi principali dell’organismo. Si costituisce il temperamento e la parola del bambino. Se durante questo periodo il bambino è troppo tutelato, si sviluppa lentamente. Abituato a continui riguardi, si sforzerà d’attirare l’attenzione su di sé con i suoi piagnucolii. Un bambino di quest’età, in media, piangerà almeno una volta al giorno. Il piagnisteo è utile per il rafforzamento dei polmoni. È necessario, naturalmente, distinguere il pianto che serve per attirare l’attenzione dal piagnucolio per la sofferenza. Un bambino di tre anni che cade, dovrebbe rialzarsi da solo, mentre un bambino che giocando si sporca, non commette un guaio. Il gioco in questa fascia d’età è un modo per comprendere il mondo circostante. Alla fine dei primi sette anni, il bambino si allontana gradualmente dai giochi: gli studi riempiono la sua vita e s’interessa agli interrogativi degli “adulti.” Inoltre, simbolicamente, la caduta dei denti da latte a 7 anni rappresenta il primo passo verso il mondo degli adulti. Il secondo ciclo di vita di solito si completa a 14 anni. In ogni epoca, questo periodo che comporta una maturazione fisica-sessuale ed un mutamento di voce, è stato sempre difficile per la persona. Spesso, quest’età è chiamata il periodo dell’esplosione ormonale. Si tratta di un importante periodo per la formazione della mentalità della persona. A 21 anni si conclude la formazione del sistema riproduttivo e delle caratteristiche sessuali secondarie. I giovani diventano villosi, la costituzione fisica si è formata. Inoltre, la formazione delle funzioni intellettive è completata. L’equilibrio non sopraggiunge nemmeno più tardi: fino a 28 anni le persone sono alla ricerca di qualcosa a cui aspirare. A 28 anni una persona s’impadronisce di una professione, mette su famiglia e passa in una fase di sosta.
Il tempo della stabilità
Il tempo della stabilità è un periodo in cui si ritrova l’equilibrio, l’auto-realizzazione. Se durante questo periodo la persona distribuisce armoniosamente le forze, raggiungerà un gran successo. Sbalzi bruschi del tenore di vita e d’attività possono danneggiare considerevolmente la sua salute. Per alcuni uomini moderni è di norma vivere alti e bassi, tempeste e bonacce. Nella nostra società un simile approccio alla vita è perfino richiesto. Di conseguenza, osserviamo emergere patologie funzionali legate alla frenesia a cui ci condanniamo da soli e che colpiscono indistintamente donne e uomini. Nel tempo della stabilità, la salute della persona è determinata dal modo uniforme e armonioso in cui si sviluppa in tutti i campi della vita: famiglia, lavoro, vita pubblica, rapporto con gli amici e con la natura. Da un punto di vista organico , a quest’età, il corpo di una persona non può crescere e, di norma, l’individuo è autosufficiente. Per il mantenimento della propria esistenza e del suo sviluppo personale, non ha bisogno dell’aiuto di altre persone. Il nostro corpo durante il periodo della stabilità non richiede speciali esercizi, medicine o terapie. Nel periodo di stabilità è sufficiente dormire 6-7 ore al giorno. Va ricordato che si ferma solo lo sviluppo dell’organismo, mentre la mente continua a migliorare: una persona diventa più saggia e ragionevole.
Il tempo di prosperità
Il periodo di prosperità (56-84 anni) richiede all’uomo del movimento e dell’attività, soltanto in questo caso potrà garantirsi una condizione armoniosa. Vi è un crescente desiderio di vivere, l’uomo diventa più forte nello spirito. A quest’età, diminuisce il contenuto d’acqua nel corpo. L’organismo, inoltre, avverte la mancanza anche di altre sostanze; quindi, cominciano a farsi sentire differenti “disturbi” di tipo funzionale legati a queste carenze. È necessario riguardare particolarmente gli organi interni, osservare un’attività lavorativa ed il riposo, regolarmente e ogni giorno. Bisogna fare più ginnastica e lavoro fisico, muoversi maggiormente. Assumere cibo più spesso, ma in piccole dosi, pulire l’intestino sovente. Un malanno comparso in età precoce guarisce abbastanza rapidamente, mentre la guarigione dello stesso in età avanzata avviene molto più lentamente. Questa considerazione, tratta dalla tradizione Sufi, si riscontra anche nell'attività professionale del naturopata che può constatare come spessissimo rimedi molto efficaci risultino lenti ad agire in questa fase dell'esistenza proprio perchè la forza di autoguarigione si è ridotta e con essa la capacità di risposta dell'organismo. In questa fase d’età, come per la successiva, dormire 4-5 ore al giorno è sufficiente per recuperare le forze.
Il tempo di saggezza
Il tempo della saggezza cade negli ultimi 28 anni. L’uomo ritorna bambino. In maniera analoga al bambino, cade spesso, è capriccioso e bisognoso d’attenzione. Le ossa diventano fragili e rigide. Iniziano a crescere nuovi denti e capelli, simili a chicchi di riso. La persona diventa somigliante ad un albero vecchissimo, sul quale appaiono freschi germogli. Dal ciclo undicesimo inizia la seconda infanzia. Un proverbio dice: “Un vecchio simile ad un piccino”. Chiede attenzione, carezze, ha più bisogno di sostegno spirituale che di supporto fisico. Senza parenti e amici, quest’uomo non è in grado di soddisfare la maggior parte delle sue necessità, ma i vecchi hanno una qualità magica. I loro desideri riguardanti altre persone spesso si avverano, così in Oriente è conveniente chiedere la benedizione degli anziani. Non v’è alcun miracolo in esso, coloro cui giunge il tempo della saggezza vedono in ogni individuo la condizione del suo raggiungimento. La loro benedizione, se volete, è una specie di programma vitale. Il vecchio saggio vede ciò che è ancora inaccessibile agli altri. Alla fine d’ogni ciclo settennale vi è una ricostruzione nell’attività dell’organismo, che può condurre al peggioramento temporaneo della salute. Se durante questo periodo non eseguiamo gli esercizi specifici, la malattia si stabilizza ed il corpo può abituarsi. Le psicotecnologie Sufi per molti aspetti sono orientate proprio per superare queste difficoltà temporanee nel modo meno doloroso.
venerdì 2 dicembre 2011
L’inizio della guarigione - L’ottenimento della conoscenza necessaria
La guarigione Sufi si basa sulla conoscenza delle leggi dello sviluppo umano, dal primo all’ultimo giorno della vita, e sulle conoscenze dei cambiamenti che accadono ogni giorno. In questo senso è molto vicina alla visione di salute che persegue il naturopata che è più interessato al divenire della persona e alle relazioni tra l'uomo e il suo ambiente di vita. Per la tradizione Sufi la vita intera è suddivisa in una serie di cicli settennali. Al termine d’ogni ciclo sperimentiamo un certo peggioramento della salute che è legato al rinnovamento del nostro organismo. I segni premonitori di parecchie malattie croniche appaiono proprio al limite d’ogni sette anni della vita umana. Questi dati si accordano con le conoscenze scientifiche attuali secondo cui le persone ogni cinque-sette anni avviene un completo rinnovamento organico. Se nella fase di declino temporaneo s’inizia ad assumere farmaci c’è un ragionevole rischio di doverli assumere per l'intera vita. Questo aspetto è particolarmente interessante perchè mette in luce un limite oggettivo della medicina moderna che , almeno per le patologie croniche, dà una risposta solamente di tipo sintomatico al problema e quindi raramente diventa risolutiva. L'utilizzo del farmaco inoltre produce molto spesso un aumento dell'acidosi tissutale (aumento per esempio dell'acido urico) con conseguente peggioramento del quadro clinico e necessità di sopperire a questa situazione con altri farmaci. Fino a 40 anni una persona utilizza il potenziale energetico che è stato fornito dai suoi genitori. Verso i 42 anni iniziano i problemi legati al calo energetico, cosicché l’individuo non riesce a rinnovare le sue riserve a causa di blocchi determinati spesso dall’incapacità di armonizzare la sua vita. Nel migliore dei casi, vi è un leggero affaticamento, mentre nel peggiore arrivano malattie e depressione. La maggioranza delle persone che superano il limite dei 42 anni, conservano i comportamenti acquisiti durante la sua vita passata e solo il bisogno di mantenere un rapporto accettabile con l’ambiente (lavoro, famiglia, posizione sociale ...) permette loro di sostenere il ritmo imposto, fissando delle abitudini che non sono in armonia con le vere esigenze della loro mente e del loro corpo fisico. Pertanto, più una persona è anziana, più tempo dovrà lavorare per il ristabilimento dell’armonia. I metodi Sufi di autoguarigione hanno lo scopo principale di aiutarci a reintegrare le riserve della forza vitale e quindi ricalcano fedelmente il compito che il naturopata si è dato di lavorare sul terreno per evocare la guarigione spontanea dell'individuo. La scienza ha evidenziato che la maggioranza della persone potrebbe vivere fino a 110-112 anni e che questo è il limite cui tutti possono sperare, ma a causa dello stile di vita scorretto e per l’ambiente nocivo, la maggior parte della gente non raggiunge la durata di vita assegnatagli dalla natura. Questi 112 anni sono divisibili in quattro grandi fasi vitali di 28 anni. A sua volta, ciascuna di queste quattro fasi è divisibile per quattro cicli settennali. Bisogna conoscere il ruolo di questi cicli per rapportarsi intelligentemente al processo di ripristino della salute. Ogni ciclo della vita umana nelle rappresentazioni degli antichi Sufi ha il suo scopo. Assomiglia un po’ al viaggio compiuto lungo un tratto di strada che da stazione a stazione, ha il suo compito, il suo scopo. Per raggiungere quest’obiettivo, il viaggiatore deve prepararsi nel modo dovuto: conoscere le caratteristiche del percorso e le condizioni di vita dei luoghi che attraversa nel suo cammino ed essere preparato ad affrontare le avversità gestendole al meglio.
domenica 27 novembre 2011
La stazione del cuore (Qalb) dall'estinzione dell'ego all'amore per la vita
Nella prima parte di questo lungo post, dedicato ai metodi Sufi di autoguarigione, abbiamo messo in evidenza che, a seconda della progressione personale a livello cognitivo emozionale, l'uomo può trovarsi ad un certo stadio (stazione) di progressione spirituale che lo può portare a sperimentare patologie diverse legate a quella situazione psichica. La prima stazione detta Nafs è la stazione dell'ego e degli istinti. L'uomo, per affrancarsi da essa e progredire nella conoscenza di se stesso e del mondo, dovrebbe imparare la disciplina, mettendosi così al riparo dall'evolvere di patologie strettamente legate alla personalità egotica e al caos psico emozionale. La seconda stazione evolutiva nella cultura Sufi è detta Qalb o stazione del cuore . Secondo la tradizione Sufi La zona del cuore (Qalb) è disposta nell’area del plesso solare, del cuore e del fegato. La stessa parola “Qalb” è traducibile anche con anima, comprensione, cordialità, sincerità e purezza. Questa stazione si caratterizza per l’amore assoluto della vita e per la piena accettazione del mondo così com’è. Esteriormente sembra che l’uomo dimorante alla stazione del cuore non sia turbato da nulla e nella nostra cultura sarebbe identificato come un ottimista incorreggibile. Ma, per quanto possa sembrare strano, anche questa stazione può essere causa di malattie. Infatti l’amore impetuoso per il mondo è simile al fuoco incontrollato che brucia tutto attorno. Spesso, questo amore si traduce nella incapacità di vedere i bisogni e le aspettative del prossimo e diventa quindi causa di incomprensione e di distacco. Possono così comparire disturbi nervosi, il lavoro dei reni è disordinato, il mal di testa è frequente. Ciò dipende dalla pronunciata instabilità mentale delle persone che si trovano alla stazione del cuore. Per la tradizione Sufi ,le malattie causate dall’influenza del Nafs sono difficilmente curabili, ma le persone che hanno il loro sviluppo spirituale situato alla stazione del cuore possono essere guarite. Con l'aiuto di una pratica costante e di un maestro, il cuore può essere pulito e diventare ricettivo e tranquillo. Raccontano i maestri Sufi che, in antichità, le donne che avevano ricevuto una brutta notizia o custodivano nel cuore un sentimento amaro, andavano alla riva del fiume a raccontare il loro dolore rivolgendosi alla corrente . L’acqua corrente portava via tutto il nero che c’era sull’anima. È quindi molto importante non tenere nel cuore dei sentimenti negativi. Un uomo che non sa come sbarazzarsi correttamente delle emozioni negative, s’irrita per qualsiasi motivo, si infastidisce, si offende e danneggia in primo luogo sé stesso e la sua salute.
Le sucessive tappe dell'evoluzione umana per la tradizione Sufi sono la stazione dello spirito (Ruh) legata alla comprensione e alla compassione e la stazione della prossimità all'Altissimo (Qurb) legata all'estinzione dell'ego e alla capacità del saggio di vivere in un mondo duale avendo compreso l'unità.
domenica 20 novembre 2011
IL SUFISMO un metodo che aiuta l'uomo a guarire (Prima parte)
Spesso nella nostra pratica professionale ci limitiamo a mettere in pratica tecniche di guarigione naturali che fanno parte da secoli della nostra tradizione, prima igienista e in seguito naturopatica, senza porci a confronto con altre realtà nate e cresciute in ambiti culturali diversi dal nostro. E' invece molto interessante notare che anche culture molto lontane dalla nostra sono giunte, magari per strade molto diverse da quelle da noi percorse, ad elaborare sistemi di educazione alla salute che integrano e arricchiscono il nostro bagaglio culturale e professionale e ci permettono di migliorare il nostro approccio ai bisogni di chi si rivolge a noi per un percorso di autoguarigione. Questo post mi è stato ispirato dalla lettura di un articolo di presentazione di un agevole libretto di Maurizio Cusani “ Curarsi e guarire con i Sufi” , di cui riporto gli aspetti che considero più qualificanti dal punto di vista del naturopata. Ritengo infatti che il grave errore, che tuttora rischiamo di fare quando approcciamo le problematiche di chi si rivolge a noi da un punto di vista professionale, sia quello di porci di fronte alla persona solo ed esclusivamente valutando il suo stato di salute psico fisica da un punto di vista funzionale, tralasciando il suo rapporto con il mondo e, soprattutto con il suo essere spirituale (inteso in senso assoluto e non confessionale). Il Sufismo è un'importante corrente del misticismo islamico che si propone di recuperare lo spirito originario dell'insegnamento di Maometto, deplorando l'esteriorità per attingere ad un'altra dimensione, specificamente interiore. "Il Canto del derviscio" (Parabole della saggezza sufi) è una raccolta delle storie più significative dalle opere del grande poeta Jalaluddin Rumi, uno dei maggiori maestri sufi. Egli auspica un mondo senza libri e maestri, dove l'uomo possa raggiungere la verità in maniera semplice, guardando dentro di sé. L'uomo ideale di Rumi è già perfetto e non ha bisogno di cercare niente all'esterno: questo è il tipo di consapevolezza che deve sviluppare. Se ci riesce, capirà di includere già nel suo intimo il nucleo più autentico di ogni dottrina religiosa. Per questo grande poeta Sufi infatti, Dio non si trova sulla Croce, o nel tempio indù, o nella moschea, ma soltanto nel nostro cuore. Il Sufismo è quindi un antico orientamento pratico che si basa su un amore attivo per Dio e per il prossimo e che elabora dei metodi e degli esercizi che permettono all'uomo di essere consapevole della natura e dell’amore Divino e di stabilire delle relazioni armoniose col mondo, con le persone , con la natura e con sé stesso. Il Sufismo quindi non può essere considerato né una parola, né un concetto ma, piuttosto un metodo per una una vita armoniosa. Per il sufismo una persona nel suo sviluppo spirituale passa attraverso una serie di tappe, definite anche stazioni . I Sufi della tradizione Naqshabandiyya evidenziano quattro stazioni: il Nafs (l’egoismo, gli istinti animali), il Qalb (il cuore, l’emotività), il Ruh (lo spirito) e il Qurb (la prossimità all’Altissimo). Ciascuna stazione comprende un certo insieme di malattie che la caratterizzano e che possono essere contrastate prendendo coscienza della propria condizione e agendo di conseguenza. La maggior parte di noi si trova alla prima tappa (stazione del Nafs) dove si producono le malattie generate dal falso Io. Il concetto di “Nafs” è di solito tradotto con il termine ego o egoismo. Il Nafs o ego è insito in tutte le persone, cioè è parte integrante della natura umana. Il primo passo verso la comprensione di Dio nella pratica Sufi è il superamento del Nafs (dell'ego) che permette di conseguenza di prevenire le patologie ad esso correlate.
A questo proposito riporto una parabola Sufi per chiarire meglio i concetti proposti.
Una volta, un viaggiatore che camminava da molti giorni nella steppa deserta, trovò un sacchetto di monete d’oro ed era felice per questo ritrovamento straordinario. Quando l’entusiasmo iniziale passò, si guardò attorno impaurito per vedere se qualcuno l’avesse visto. Dietro ad ogni cespuglio, scorgeva occhi ostili. Nella sua testa correvano le immagini di un malfattore che avendolo scoperto e catturato, lo uccideva per recuperare la refurtiva concessa da Dio. Forse non dovevo prenderla per allontanarmi dal peccato? Tormentato da sentimenti contrastanti, in piedi, non aveva il coraggio di chinarsi sul sacco. Una voce al suo interno sussurrava: “Prendi il tuo dovuto! Non hai sofferto abbastanza? Fino alla fine dei tuoi giorni vivrai agiatamente, ben vestito e calzato, andrai sopra un bel cavallo e non camminerai dissanguandoti i piedi!”“Effettivamente, ciò non ti appartiene!” – obiettava un’altra parte della sua personalità. Probabilmente il viaggiatore sarebbe rimasto così per lungo tempo, se un maestro Sufi non fosse sbucato dal nulla proferendo: “Prendilo se lo hai trovato. Se scopri chi ha perso il sacco restituisciglielo senza chiedere alcun compenso, ma se dopo un mese il proprietario non si fa vivo, dividi la refurtiva con altri bisognosi come te”. Ad una prima lettura della parabola Sufi potremmo ritenere che la voce del primo Nafs abbia persuaso il viaggiatore a prendere il sacco d’oro, perché il suo vero Nafs lo tratteneva da tale atto. Ma il Nafs cioè l'ego non è una cosa così semplice. Entrambe le voci appartengono al Nafs (all'ego). La vera soluzione Sufi consiste nel trovare la via mediana che mantiene la persona in equilibrio. Il compito del Nafs cioè dell'ego è di indebolire con successo quest’equilibrio usando mezzi molto diversi e contrari: l’amoralità ma anche le norme sociali accettate comunemente. L’uomo, poiché possessore dei bisogni vitali, si trova alla stazione del Nafs (dell'ego) fin dalla nascita. Essendo dei bambini, siamo completamente in balia di questa stazione . Col tempo, il bambino che cresce e diventa adulto si abitua alle norme sociali e può controllare i suoi desideri. Purtroppo, molte persone restano alla stazione del Nafs per tutta la vita, poiché sono alla mercé degli istinti animali, dei divertimenti e dei piaceri. Senza una disciplina, non impariamo ad opporci a quest’influsso nefasto e ci trasformeremo infine in un essere irritabile, permaloso e piagnucoloso tormentato da varie malattie. La persona che si trova alla stazione del Nafs è predisposta a molte malattie : alcolismo, tossicodipendenza, dolori cardiaci, cancro, epatite, vista debole, eccesso di peso, depressione, ansia, ecc… Il Nafs è insidioso, obbliga l’uomo a lottare contro sé stesso e a combattere lo stesso Nafs, ma il risultato saranno i rimorsi di coscienza e le malattie. Ad ogni modo, per controllare con successo il Nafs l'uomo dovrà molto impegnarsi, praticando esercizi che sviluppano la volontà e la capacità di governare sé stessi. In questo modo l’uomo si sbarazza dell’influenza nociva del Nafs e passa alla stazione del cuore.
domenica 6 novembre 2011
Serata di approfondimento Sulla Alimentazione
Martedì 22 Novembre ALLE ORE 20,30 a Castelgomberto presso Palazzo Barbaran Sal azzurra terrò una conferenza dal titolo:
LA ZONA : LA NUOVA ALIMENTAZIONE DIETA O NUOVO STILE ALIMENTARE ?
Siete tutti invitati a partecipare per uno scambio di idee
La Permeabilità Intestinale
L'alterazione della permeabilità intestinale, conosciuta con il termine inglese leaking gut syndrome, è oggi considerata una delle cause all'origine di molte patologie quali: celiachia, infezione da Candida, morbo di Crohn, eczema atopico, problemi digestivi, fatica cronica, fibromialgia, psicosi, intolleranze e allergie alimentari, asma, emicrania, artrite e ,in generale, tutte le malattie autoimmuni. Come si può constatare scorrendo questo elenco, spesso, la leaking gut syndrome genera o alimenta malattie extraintestinali, che apparentemente hanno poco a che fare con l’intestino. Spesso gli stessi farmaci che vengono utilizzati per la cura di tali patologie sono in grado di aggravare la permeabilità intestinale sostenendo così il recidivare della patologia stessa o l'emersione di altre patologie correlate alla sindrome da permeabilità intestinale. Per tale ragione la valutazione dell'apparato gastrointestinale durante la prima consulenza presso il CSN è considerata di primaria importanza e fa parte integrante dell'anamnesi naturopatica assieme alla valutazione iridologica dell'area gastrointestinale. I cibi che assumiamo infatti possono diventare utili alle nostre cellule e ai nostri tessuti solo dopo esser stati digeriti ed assimilati e controllati dal nostro sistema immunitario che deve assicurare la separazione tra ciò che ci può essere utile e ciò che può danneggiarci. Infatti possiamo considerare l'apparato gastro intestinale la vera frontiera del nostro organismo e per questo motivo buona parte del Sistema Immunitario è collocato nei gangli linfatici dell'intestino e sulle sue pareti (Placche di Peyer nell'intestino tenue). Qui il nostro organismo ha concentrato oltre l’80% di tutto il suo sistema immunitario. Infatti , si potrebbe pensare che il teatro di questo scontro tra noi e le aggressioni esterne sia la nostra pelle, che ci ricopre come un involucro protettivo e definisce i nostri confini, ma non è così. Il maggiore contatto con l’ambiente esterno avviene invece nel nostro intestino, attraverso l’alimentazione. Per certi versi, tutte le volte che mangiamo siamo anche impegnati a difenderci dagli alimenti che consumiamo. Il nostro intestino ha questo meraviglioso compito di rendere self ciò che è non self e trasformare il cibo che mangiamo in elementi utili per la nostra sopravvivenza. Quando il sistema digerente funziona bene solo alcuni componenti, accuratamente selezionati e correttamente processati, posso attraversare la mucosa dell'intestino ed entrare nel flusso sanguigno. Ma quando le condizioni non sono ottimali può verificarsi uno stato di infiammazione della mucosa intestinale con conseguente diminuzione della sua capacità di permeabilità selettiva. Se a questa situazione si associa anche uno stato di disbiosi per la presenza di una flora batterica alterata e insufficiente, selezionata da anni di alimentazione scorretta e dalla assunzione di antibiotici, il tratto intestinale si carica di sostanze tossiche che sovraccaricano continuamente il sistema Immunitario, il quale col tempo può perdere la sua efficienza e causare varie disfunzioni e malattie. Una prima conseguenza di una permeabilità intestinale alterata è il passaggio attraverso la mucosa verso il torrente circolatorio di molecole formate da due o tre aminoacidi (dipeptidi e tripeptidi) che vengono in contatto con le immunoglobuline circolanti formando dei complessi immunitari. Questi complessi possono a loro volta entrare nei tessuti dove possono provocare infiammazione e innescare la cascata di eventi che poi porterà alla manifestazione di vari processi degenerativi. Ma la maggiore permeabilità permette anche a tossine, batteri, funghi e parassiti, che in condizioni normali non potrebbero passare, di superare la barriera protettiva ed entrare nel sangue. Se la quantità di queste sostanze che penetrano nell'organismo supera la normale capacità detossificante del fegato, seconda bariera di difesa posta tra il sistema digerente e il torrente circolatorio, si possono manifestare vari sintomi di tipo funzionale come confusione, perdita di memoria, mente annebbiata, sudorazioni improvvise che devono essere ben valutate da un punto di vista naturopatico. Anche quelle che molti definiscono intolleranze sono per lo più la conseguenza di un aumento della permeabilità intestinale. Le intolleranze non sono quindi reazioni verso qualcosa ma piuttosto un campo di disturbo alimentare cioè una condizione in cui il corpo letteralmente non è più in grado di definire la netta separazione tra ciò che è esterno, e quindi pericoloso per la sua sopravvivenza, e ciò che è interno e quindi da difendere e preservare. Le cause che possono portare ad una Sindrome da Permeabilità Intestinale sono numerose, ma tra le più frequenti ci sono i gravi traumi, l’abuso di farmaci, le sostanze inquinanti che ingeriamo, lo stress, le emozioni negative, gli strapazzi fisici e una scorretta alimentazione. E' quindi essenziale mantenere sano il nostro sistema gastro intestinale per mantenerci in buona salute. L'approccio naturopatico alla sindrome da permeabilità intestinale è come sempre multidisciplinare e comprende una correzione alimentare, una corretta idratazione e l'utilizzo di integratori che da un lato aiutino a selezionare una flora intestinale sana e dall'altro riducano lo stato infiammatorio presente. Tra gli integratori più utilizzati possiamo ricordare i prebiotici (fermenti lattici) che devono essere scelti accuratamente perchè non risultino solo transienti ma riescano ad aderire alla mucosa intestinale e produrre colonie residenziali e i probiotici ovvero una serie di fibre in grado di nutrire la flora intestinale. A questi si associano inoltre integratori fitoterapici specifici a seconda della situazione soggettiva riscontrata.
giovedì 20 ottobre 2011
Analisi Iridologica: strumento importante per il Naturopata
Torno a parlare di iridologia per mettere in risalto il grande aiuto che può dare questa disciplina al lavoro professionale del Naturopata. Egli ,infatti, occupandosi del terreno e dello stato energetico del proprio cliente, può trarre molte conferme alla anamnesi naturopatica che svolge durante il colloquio informale che deve sempre precedere qualsiasi intervento successivo. Per farlo prendo in considerazione l'iride sinistra di una cliente di 75 anni che presenta segni evidenti di diverticoli nell'area intestinale e che presenta un ogiva ma forse sarebbe più opportuno chiamarla lacuna ,come la definirebbe Gilbert Jausas , a ore 16,00 in prossimità del collaretto. Questa area corrisponde all'area del rene sinistro. All'interno della lacuna sono evidenti linee di guarigione. L'anamnesi naturopatica successiva mette in evidenza che la signora ha avuto un grave episodio di nefrite circa 45 anni fa . I segni relativi ai diverticoli si riscontrano su tutta l'area intestinale . I segni presenti sono particolarmente profondi e scuri evidenziando così una cronicizzazione del problema giustificata dall'eta' della signora. In questo caso non sono presenti segni di guarigione dato che il diverticolo e' di per se' una patologia che interessa la parete intestinale in maniera irreversibile. Una successiva colonscopia ha effettivamente evidenziato la presenza di numerosi diverticoli . L'analisi iridologica ,anche in questo caso, non può essere considerata diagnostica perché il segno rilevato poteva essere presente anche prima della effettiva emersione della patologia intestinale. Infatti il segno iridologico puo', per sua natura, essere predittivo di una debolezza d'organo che, non necessariamente, darà in seguito origine alla patologia stessa. In tal caso il segno si può presentare meno profondo.
venerdì 14 ottobre 2011
Alimentazione e Dermatiti
Con un’alimentazione adeguata è possibile prevenire gran parte delle dermatiti di origine allergica e prevenire le più comuni infiammazioni della pelle . L’eczema è la più comune delle malattie della pelle e rappresenta una particolare reazione infiammatoria della cute rispetto a vari fattori interni ed esterni. Con questa denominazione piuttosto generica si raggruppano numerose patologie ,le più comuni delle quali sono la dermatite da contatto, la dermatite atopica e la dermatite seborroica. La dermatite da contatto è una malattia professionale scatenata da sostanze specifiche presenti nell'ambiente di lavoro, frequente tra lavoratori che si trovano a maneggiare prodotti chimici particolarmente aggressivi. Si riconosce per una prima fase di sensibilizzazione, a cui segue la reazione cutanea in seguito al ripetersi del contatto con la sostanza responsabile della dermatite. Inizialmente la malattia si localizza nella zona della cute dove è avvenuto il contatto per poi svilupparsi in aree diverse. E' caratterizzata da diverse fasi: inizia con un arrossamento cutaneo , poi sulle chiazze compaiono delle vescicole, quindi, per rottura delle vescicole, vi è fuoriuscita dell'essudato sieroso. In seguito l’essudato si rapprende in croste ed infine, quando la lesione si avvia verso la guarigione, vi è un processo di cheratinizzazione con la formazione di squame. Se il processo si cronicizza per il persistere del contatto con la sostanza, la cute si ispessisce. La dermatite atopica è caratteristica di un terreno allergico che produce risposte abnormi rispetto a normali stimoli ambientali. Si associa spesso alla rinite e all’asma. Le lesioni sono più frequentemente localizzate sul viso, in prossimità delle pieghe di polsi, gomiti e ginocchia. Può manifestarsi a qualsiasi età ma è molto comune nei bambini e in metà dei casi sparisce entro i 18 mesi di età. La dermatite seborroica è caratterizzata da una alterazione della composizione del sebo che risulta più ricco di colesterolo, trigliceridi e paraffine. Nel lattante è anche detta crosta lattea e colpisce il cuoio capelluto; si manifesta con un arrossamento e chiazze grasse, squamose, giallastre. In ogni caso, vi è assenza di prurito. L’eczema, in particolare la forma allergica, colpisce dal 2,4 al 7% della popolazione. Due terzi dei soggetti interessati ha un’anamnesi familiare positiva e sono moltissimi i casi di miglioramento in seguito a cambiamenti nell’alimentazione. Molti studi hanno documentato il ruolo fondamentale delle allergie alimentari in questi disturbi, così come l’allattamento al seno è risultato fondamentale per la prevenzione. L’eczema può comparire nonostante l’allattamento al seno quando avviene un passaggio di allergeni attraverso il latte materno. In questi casi occorre richiedere alle madri di evitare di consumare gli alimenti a cui sono allergiche o di alimenti ellergizzanti. Spesso i responsabili dell’allergia sono latte e derivati, uova, arachidi e in misura minore cioccolato, frumento e agrumi, ma, teoricamente, qualsiasi cibo può essere causa di allergia per cui è bene verificare quale sia l’alimento che disturba attraverso test allergologici , test EAV oppure una dieta di eliminazione. Una semplice eliminazione di latte e derivati, uova, arachidi, pomodori, coloranti artificiali e conservanti determina una remissione almeno nel 75% dei casi. Nei soggetti che soffrono di dermatite atopica la mucosa intestinale è particolarmente permeabile per cui si ha un maggior carico antigenico sul sistema immunitario che è iperstimolato e questo porta al rischio di sviluppare ulteriori allergie o intolleranze alimentari. Un altro fattore importante sembra essere un’eccessiva proliferazione della Candida albicans (un fungo) nell’intestino. In questi casi, rimedi come l’estratto di semi di pompelmo, in grado di eliminare la candida intestinale, possono migliorare molte forme di eczema. Spesso, i soggetti che soffrono di dermatiti sono costituzionalmente più portati a soffrire di un’alterazione del metabolismo degli acidi grassi essenziali , pertanto si consiglia l’assunzione di alimenti ricchi di omega-3 come l’olio di pesce, o più semplicemente il consumo di pesce azzurro (sgombro, salmone, aringa), o di olio di lino spremuto a freddo. Altri alimenti curativi sono quelli ricchi in flavonoidi come il mirtillo (in frutti o come succo spremuto a freddo) e il tè verde. Anche lo zinco è un elemento importante nel metabolismo degli acidi grassi essenziali, bassi livelli di questo minerale sono comuni nei soggetti che soffrono di eczema, pertanto si consiglia il consumo di semi oleosi (sesamo, girasole, zucca, ecc) che ne sono particolarmente ricchi. Molto utile, in questi casi è anche l’integrazione con vitamina E ed A di cui sono molto ricchi l’olio di germe di grano, la frutta e la verdura di colore arancione. Infine bisogna evitare latticini e salumi.
martedì 20 settembre 2011
Alimentazione consapevole Serata di approfondimento
Il trenta settembre, presso la Sala Vecia Filanda di Cornedo Vicentino terrò una serata di approfondimento sul tema : Alimentazione Consapevole ... il sapore del sapere La qualità degli alimenti e l’attività fisica come chiavi verso
dimagrimento, salute e benessere.
giovedì 2 giugno 2011
Lasciare che le cose siano: Vivere con consapevolezza la nostra esistenza
Il Tao Te Ching è un libro sapienziale che molti studiosi considerano un insegnamento fondamentale sulla natura dell'esistenza e un vero e proprio aiuto per acquisire uno stile di vita che possa garantire pace ed equilibrio emotivo . Addentrarci nella profondità filosofica che racchiude questo antichissimo testo cinese ci permette di modificare radicalmente il punto di vista da cui osserviamo la natura e tutto ciò che ci circonda; ci permette inoltre di renderci consapevoli di quanto profondamente degna sia la vita che viviamo e di come il cambiamento che, lentamente, apportiamo al nostra respirare la vita si diffonda come un vento primaverile attorno a noi e compia autentici miracoli esistenziali nel nostro prossimo più vicino. In questa prima riflessione tenterò di commentare il primo capitolo che ci introduce il concetto di Tao:
Il Tao di cui si può parlare
non è l'eterno Tao.
Il nome che si può pronunciare
non è lo stesso nome.
Il Tao ha un nome e al tempo stesso ne è privo.
Senza nome è l'origine di ogni cosa;
con un nome è la madre delle diecimila creature.
Chi non desidera riesce a cogliere il mistero,
chi desidera ne vede solo le manifestazioni.
E il mistero stesso è la porta
che conduce ad ogni conoscenza.
Il primo capitolo si apre con dei concetti che per noi suonano paradossali proprio perchè noi occidentali tendiamo a considerare i concetti opposti come incompatibili tra loro o quantomeno antitetici. Il Tao Te Ching ci chiede innanzitutto lo sforzo di cambiare radicalmente il nostro modo di pensare e questo cambiamento ben presto si concretizzerà anche nella nostra esistenza. Per il Tao Te Ching il Tao è una dimensione inconoscibile a livello razionale ma allo stesso tempo reale e presente dentro ogni cosa. Quando noi esseri pensanti tentiamo di definirlo lo razionalizziamo nei termini del mondo fisico ma in questo modo riusciamo a coglierne solo l'immagine riflessa nello specchio della nostra mente. Dovremmo invece lasciare andare la nostra razionalità ed esercitare maggiormente il pensiero paradossale perchè secondo Lao Tzu (autore del Tao Te Ching) voler conoscere il Tao ovvero l'essenza dei fenomeni e lasciare che sia sono concetti diversi ed eguali allo stesso tempo. In effetti chi desidera vede solo le manifestazioni mentre chi non desidera riesce a cogliere il mistero. Basta pensare alle situazioni che nella vita implicano il volere per capire quanto esse siano diverse da quelle che comportano il lasciare : Voler dormire piuttosto che dormire realmente, voler fare attività fisica piuttosto che praticarla, voler seguire una dieta equilibrata piuttosto che magiare consapevolmente, volere amare piuttosto che amare. Per la legge del Tao non desiderare corrisponde a fidarsi e permettere che tutto sia come deve essere senza cercare di catalogare e sezionare le nostre esistenze. Come il mondo non è solo l'insieme delle sue parti nominate dall'uomo, così noi non siamo esclusivamente pelle, muscoli e fluidi che circolano incessantemente. Anche noi siamo l'eterno Tao, che anima invisibile il nostro corpo fisico. Dobbiamo imparare a lasciare andare, riconoscendo che molti dei nostri desideri coincidono con ciò che crediamo dovrebbe essere il nostro mondo, piuttosto che corrispondere a ciò che è in quel momento. Dobbiamo diventare osservatori che giudicano meno e ascoltano di più.
domenica 1 maggio 2011
Taoismo tra filosofia e scienza: il Tao Te ching Come guida per una vita più piena
La storia della medicina taoista inizia con la leggenda di due mitici imperatori: l'imperatore giallo Huang Di e l'imperatore rosso o divino agricoltore Shen Nong. La nascita della medicina è collegata a questi due imperatori perchè si narra che Huang Di ne stabilì i principi generali e contribuì allo sviluppo dell'agopuntura e della moxibustione, mentre Shen Nong fissò le prime conoscenze di dietetica ed erboristeria. Si racconta che Shen Nong sperimentò su di sè la natura dei cibi e
delle bevande. Ciò gli permise di apprezzare le proprietà curative di molte erbe, di scoprire molte piante medicinali e di studiare l'azione dei veleni e degli antidoti.
Questi due imperatori sono ricordati come gli autori dei due più importanti classici della medicina cinese: lo Huang Di Nei Jing o Classico di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo e lo Shen Nong Ben Cao Jing o Classico di Materia Medica dell'Imperatore Shen Nong. Il primo è la Bibbia della teoria della medicina cinese, dell'agopuntura e della moxibustione, il secondo è il più antico trattato conosciuto di farmacoterapia. In realtà, le due opere furono compilate da autori sconosciuti nel primo millennio dell'era pre-cristiana dove furono raccolte, sintetizzate e schematizzate tutte le conoscenze tramandate dalle ere precedenti, sia oralmente che con testi scritti. In queste opere il Tao è descritto come l’origine dell’universo e dunque della materia mentre il concetto di energia si è sviluppato successivamente. Il Qi (energia) è definito come sostanza essenziale che compone l’universo : cielo, stelle, terra, vegetazioni, uomini. Per estrapolazione gli antichi taoisti hanno definito il nostro corpo come un piccolo universo. Il corpo stesso diviene riflesso della natura. I 12 meridiani principali sono grandi fiumi ed i meridiani curiosi sono laghi: quando vi è abbondanza d’acqua nei fiumi essa si riversa nei laghi, al contrario quando c’è scarsità d’acqua nei fiumi, i laghi vi riversano la loro acqua immagazzinata durante i periodi di sovrabbondanza. Gli stessi nomi cinesi dei punti di agopuntura fanno spesso riferimento alla natura. Il corpo è dunque un elemento dell’universo e, al tempo stesso, un microcosmo. Esso è costituito da diverse energie che si compongono con un ritmo preciso nel tempo. Una buona concordanza dei ritmi determina nell’uomo buona salute, una discordanza di ritmi porta a malattia. Se infine, per una ragione qualsiasi, vi è separazione avviene la morte. Finché le cose avvengono naturalmente, tutto è armonico e nulla turba l'equilibrio cosmico. Quindi L'uomo, se vuole vivere felice, deve seguire il Tao senza ostacolarlo. In questo senso, egli non deve agire, nel senso che non deve modificare l'armonia dell'universo. Se lo fa, allora non è più in accordo col Tao. Il principio della inazione (wu wei) non indica quindi il rimanere ozioso, senza far nulla, ma è piuttosto basato sul riconoscimento che l'uomo non è la sorgente di tutte le cose, ma lo è soltanto il Tao. La vita è vissuta bene solo quando l'uomo è in completa armonia con tutto l'universo e la sua azione è l'azione dell'universo che fluisce attraverso di lui. Il bene non viene compiuto dall'azione spinta dai desideri, ma dalla inazione (wu wei) che è ispirata alla semplicità del Tao;"Il Tao in eterno non agisce eppure non c'è nulla che non sia fatto". Il problema riguarda dunque il modo in cui si dovrebbe agire. La risposta è che si dovrebbe agire adottando la semplice via del Tao, non imponendo i propri desideri al mondo ma seguendo la natura stessa. L'uomo deve conoscere le leggi che regolano i mutamenti delle cose per conformarsi ad esse; conoscendo tali leggi, egli si renderà conto che è vano perseguire un fine diverso, poiché ogni cosa segue il proprio sviluppo, la propria intima legge. L'uomo deve liberarsi da ogni pensiero, passione, interesse, desiderio particolare per ritornare alla semplicità di quando era bambino; Vivere semplicemente vuol dire vivere una vita in cui è ignorato il profitto, lasciata da parte la scaltrezza, minimizzato l'egoismo, ridotti i desideri. Non bisogna cioè agire con artifici ne deformazioni ma lasciare che le cose si compiano in modo spontaneo e naturale, eliminando i desideri e lasciando che il Tao entri e ci pervada supererando così le distinzioni tra buono e cattivo. Ogni attività verrà dal Tao, e l'uomo diventerà uno col mondo. Questa è la soluzione di Lao Tzu propone nel Tao te ching al problema della felicità. È una soluzione che dipende soprattutto dal raggiungimento dell'unità col grande principio immanente della realtà, ed è perciò una soluzione mistica. Ma, in un certo senso la via Taoista per il raggiungimento della realizzazione del notro vero Sè, può darci molti spunti di riflessione su quale sia il modo migliore, anche nel ventunesimo secolo, di affrontare la nostra vita stressata e farla diventere una vita piena e degna di essere vissuta. Penso infatti che nessuna pratica salutistica, Naturopatia compresa, non possa condurci verso una vita pienamente sana se non affrontiamo un aspetto molto importante della nostra salute e cioè il nostro rapporto con noi stessi e con l'universo che ci circonda. Solo una piena consapevolezza ( non solamente razionale) del nostro Inter essere con il nostro pianeta e con le leggi che regolano il cosmo può portarci ad affrontare, con naturale serenità, anche le situazioni di disagio che possono attraversare il nostro percorso esistenziale aggiungendo salute emotiva alla salute fisica che andiamo ricercando con i percorsi salutistici che spesso ci imponiamo. Nei prossimi appunti di riflessione vorrei proporre un breve commento di alcuni passi significativi del Tao Te Ching in modo da affrontare quelle tematiche che per motivi di tempo vengono affrontate troppo poco spesso durante le consulenze ma che invece sarebbe opportuno approfondire.
giovedì 21 aprile 2011
mercoledì 6 aprile 2011
L'acqua e l'equilibrio omeostatico dell'organismo
Il nostro corpo è costituito per la maggior parte d’acqua e la sua percentuale varia con l’età. Si va così da valori medi del 75-80% nel neonato a valori del 40-50% nell’anziano. Per funzionare il corpo umano ha bisogno di poter contare costantemente sulla presenza di una quantità ben determinata di acqua ed è per questo che il nostro bilancio idrico deve sempre essere mantenuto in equilibrio . L’organismo si regola automaticamente al fine di garantirsi il giusto apporto idrico. Se l’acqua è presente in eccesso viene smaltita attraverso la sudorazione, le urine e le feci, mentre, se e' in difetto, viene reintegrata attraverso l’acqua bevuta e quella contenuta negli alimenti. Il segnale che permette all'organismo di mantenere l'omeostasi idrica e' la sete. Sembrerebbe scontato che questo segnale sia efficiente in ognuno di noi ma, purtroppo, non e' così. L'evoluzione del nostro stile di vita da agricolo rurale ad industriale urbano ha progressivamente alterato nel nostro organismo sia il segnale determinato dalla sete sia il segnale determinato dalla fame. Passando da una alimentazione basata su cibo auto prodotto ad una alimentazione che potremmo definire industriale, abbiamo introdotto importanti modificazioni nella composizione dei nostri alimenti che hanno influenzato profondamente questo segnale così importante per la nostra salute. In questi ultimi decenni la nostra alimentazione si e' arricchita, fuori misura, essenzialmente di due costituenti : carboidrati e sale. Se il primo e' il diretto responsabile dell' enorme carico glicemico che i nostri organismi subiscono, il secondo e' responsabile della nostra attuale incapacità a percepire la sete. Nell’uomo le perdite idriche sono mantenute nell’ordine del 2% del peso corporeo, quando superano lo 0,5% insorge il bisogno di bere, stimolo che è sempre bene assecondare. Purtroppo una alimentazione particolarmente ricca di sale comporta una relativa ritenzione idrica da parte dell'organismo allo scopo di diluire tutto questo sale che potrebbe essere potenzialmente dannoso per l'organismo. Questo comporta la scomparsa di un corretto segnale di sete. E' quindi necessario, Per poter raggiungere la giusta quantità d’acqua da assumere quotidianamente, non fidarsi completamentedi della sensazione che attualmente proviamo perché, quando si avverte il bisogno di bere, l’organismo è già disidratato. E' bene quindi bere regolarmentea piccole quantità d’acqua durante tutta la giornata tenendo conto che l'organismo necessita giornalmente di circa 2 litri e mezzo di acqua in condizioni di riposo. Questo quantitativo viene raggiunto attraverso l'assunzione di circa un litro e mezzo di acqua e il restante viene in parte assunto con i cibi ed in parte generato dall’organismo stesso attraverso i processi biochimici legati al proprio metabolismo interno. Ma rimane ovviamente essenziale recuperare un efficiente stimo alla sete attraverso un radicale cambiamento nello stile alimentare che anche in questo contesto diventa fondamentale per il mantenimento di una salute migliore. Infatti se prendiamo in considerazione anche solo alcuni aspetti legati alla relativa disidratazione del nostro organismo ci rendiamo conto di quanto delicato sia il tema del giusto apporto idrico per il nostro organismo. Ad esempio se l’assunzione idrica è insufficiente l’acqua non arriva nell'intestino in quantità tale da nutrire completamente la flora e da reidratare la mucosa intestinale con la conseguente comparsa di deficit funzionali della mucosa stessa e perdita di vitamine provenienti dalla euflora intestinale. Se spostiamo la nostra attenzione all'interno dell'organismo, un deficit cronico di idratazione è in grado di danneggiare, ad esempio, le cartilaggini dlle articolazioni aprendo la strada all'artrosi.
Esistono diverse teorie in merito al momento della giornata in cui è meglio bere l’acqua. Alcuni sostengono che il momento migliore sia la mattina presto,prima della colazione. In questo senso è scientificamente accertato che bere uno o due bicchieri d’acqua al risveglio svolge un effetto lassativo. Altri affermano che l’acqua se bevuta dopo pranzo aiuta a contrastare la fatica.Va smentita, poi, una radicata credenza secondo la quale bere durante i pasti fa male alla digestione.In realtà, l’acqua a piccole dosi stimola la secrezione gastrica e berne fino a mezzo litro durante il pasto non interferisce con i tempi di digestione. L’importante, però, è che si mastichi il cibo a lungo e senza fretta prima di ingerirlo. Bere acqua tra un pasto e l’altro agevola alcune importanti funzioni dell’organismo come la diluizione del sodio ingerito con i cibi e la funzionalità intestinale e renale. Quindi dobbiamo bere spesso e a piccoli sorsi, non bere mai in fretta ed evvitarel’acqua gelata. Inoltre è necessario scegliere l'acqua adatta a ciascuno di noi. Basti pensare alla scelta dell'acqua in età pediatrica in cui il fabbisogno idrico giornaliero è notevolmente elevato. E' quindi necessario per loro un adeguato apporto idrominerale per coprire i loro fabbisogni e soddisfare le esigenze di crescita sia in condizioni fisiologiche che in corso di malattie.Per questo motivo il consumo di acqua dovrebbe essere cospicuo fin dai primi mesi di vita e aumentare rapidamente con l’aumentare dell’età dei bambini. Le acque minerali consentono difatto una comprovata sicurezza di impiego, legata a una composizione costante, come indicato in etichettae e ai controlli periodici. Il confezionamento delle acque stesse poi, nel rispetto di norme igieniche,è tale da garantire una perfetta conservazione delle fondamentali caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche.
È quindi importante sapere come vengono classificate le acque minerali per conoscere i loro principali requisiti e di conseguenza consigliarne l’impiego nelle diverse situazioni fisiologiche o patologiche. Le acque minimamente mineralizzate ed oligominerali, in età pediatrica,trovano una indicazione al loro utilizzo nella ricostituzione del latte formulato e nella diluizione del latte vaccino. Infatti, grazie alla loro ipotonicità, esercitano una notevole azione solvente, migliorandola dispersione dei lipidi contenuti nel latte. Inoltre determinano una minore osmolarità delle miscele lattee e quindi un minore carico renale di soluti. Le acque minimamente mineralizzate ed oligominerali possiedono anche un potere tampone significativamente minore rispetto alle acque mediominerali e minerali propriamente dette e di conseguenza richiedono un minore impiego per raggiungere il pH ottimale per l’attività peptica. Ma la scelta dell'acqua corretta è anche importante in altri momenti della vita, soprattutto se ci sono problemi di calcolosi renale o una predisposizione alla calcolosi, facilmente identificabile iridologicamente. Basti pensare che circa un milione di italiani soffre di questa malattia, che interessa
tutte le fasce d’età, ma diviene più frequente dopo i 65 anni. Cura e prevenzione si basano su una alimentazione corretta limitando i cibi ad elevato contenuto di proteine animali (Carne, acciughe, crostacei, fegato e selvaggina) evitare bevande
alcooliche , thè, succhi di frutta ma soprattutto bere molta, molta acqua, non meno di 2 litri nella stagione fredda e tre nella stagione calda perchè l’obiettivo è quello di eliminare almeno due litri al giorno di liquidi con le urine. La restante quota va frazionata nel corso della giornata, avendo cura di bere 1 bicchiere prima di coricarsi. Fra le acque minerali in commercio sono da preferire quelle a basso residuo fisso e povere di sodio. Sono quindi indicate acque minimamente mineralizzate
ed oligominerali le quali non hanno la funzione di solubilizzare i fosfati e ed ossalati che formano i calcoli bensì di favorire la loro eliminazione. Fra queste l’acqua di Fiuggi sembra possedere anche proprietà disgreganti il calcolo per
la presenza nell’acqua di una particolare molecola, chiamata “acido fulvico”.
Molta attenzione deve essere posta alla prevenzione delle recidive, infatti a 1 anno dal primo episodio si ha una ricaduta nel 10% dei pazienti e a 5 anni la percentuale
di persone che ha formato nuovi calcoli sale al 50%. Fondamentale quindi mantenere
l’abitudine di bere sempre non meno di 2 litri di acqua al giorno. Per concludere possiamo ricordare che numerose malattie cardiovascolari, come molte altre affezioni che presentano un andamento degenerativo- progressivo, riconoscono fattori predisponesti sia di tipo ereditario familiare che ambientale e comportamentale. Un miglioramento dello stile di vita che comprende una corretta alimentazione una costante attività fisica , l’abolizione del fumo, la riduzione di alcool e caffè, il controllo del peso corporeo e l’eventuale impiego di integratori specifici sono importanti per prevenire queste patologie. Tra le strategie che si devono adottare in prevenzione a tali patologie possiamo inserire anche l’impiego delle acque minerali.
giovedì 3 marzo 2011
Antropologia dell'alimentazione
Se “l’uomo è ciò che mangia”, come affermò Feuerbach, esso è tale non solo per il filosofo ma anche per chi si occupa di biologia umana. Studi su popolazioni attuali, indagini paleoantropologiche e osservazioni in natura sui Primati documentano infatti in maniera sempre più chiara l’importanza dell’alimentazione nella storia naturale dell’uomo. L’alimentazione influenza, infatti, lo stato di salute e la costituzione fisica di una popolazione e ha giocato un ruolo non secondario nel corso della nostra evoluzione. Ma come è cambiata l'alimentazione della specie umana durante la sua storia? La domanda sembra di poca importanza ma in reatà sull'argomanto si sono sprecati fiumi di inchiostro. Ogni tesi è stata avvalorata da studi sui resti di ominidi per sostenere, a seconda della convenienza, che l'uomo è essenzialmente un animale vegetariano o al contrario che l'uomo è cacciatore per definizione. Con queste poche righe cercheremo di dire la nostra sperando di rimanere i più obiettivi possibile. Anche perchè questo tipo di valutazioni ci possono effettivamente suggerire quele sia l'alimentazione più adatta per un benessere duraturo. Tra i dodici e i quattordici milioni di anni fa (per gli studiosi l'epoca definita Miocene) un gruppo di primati che avrebbe in seguito dato origine all'Homo Sapiens popolava l'africa subshariana. Quei Primati vivevano raccogliendo sugli alberi il loro cibo, composto prevalentemente di frutti, oltre che di germogli, bacche, foglie, integrati da qualche insetto e verme che costituivano l'unica fonte proteica. Questo tipo di alimentazione è in grado di fornire circa 700 calorie per Kg sotto forma di zuccheri semplici come fruttosio e una buona quantità di vitamine fibre, sali minerali e acqua alimentare. Questo comportava che i nostri progenitori, pur mangiando grandi quantità di frutta, non assumessero mai più calorie di quante erano in grado di utilizzare giornalmente, condizione che caratterizza del resto tutti gli animali allo stato selvaggio che vivano in ambienti dal clima temperato. Ma circa due milioni di anni fa il clima africano divenne più secco e le foreste si ridussero notevolmente per far posto alle savane. Questo cambio climatico comportò una diminuzione degli alberi e dei relativi frutti e gli ominidi dovettero scendere dagli alberi e cercare i frutti del sottobosco, i semi delle praterie, principalmente graminacee,cereali, bulbi, rizomi e tuberi.Per arricchire la propria dieta di proteine iniziarono a raccogliere uova e a cacciare pesci,molluschi dei laghi salati e dei fiumi e animali o a nutrirsi dei resti di animali morti. Alcuni Ominidi, già 3,5milioni di anni fa, avevano superato un altro gradino dell’evoluzione con la comparsa della stazione eretta rendendo libere le mani per la raccolta del cibo e per l’uso di armi rudimentali di pietra per la difesa, per la raccolta di radici e per la caccia.Con il moltiplicarsi della specie, fu necessario per essi espandersi dalle foreste tropicali dotate di frutti per tutto l’anno verso terre con climi non più tropicali.Iniziarono così le grandi migrazioni.L’alimentazione che prima era essenzialmente vegetariana divenne parzialmente carnivora.Comparvero così nella alimentazione dei primi ominidii primi grassi alimentari ma certamente in quantità di pochi grammi al giorno. La comparsa nell’alimentazione della componente proteica, potrebbe aver determinato, secondo alcuni studiosi, la particolare evoluzione di quel ramo dei Primati, che nell’arco di oltre 6 milioni di anni ha portato allo sviluppo di una intelligenza superiore e di particolari tipi di comportamento dando luogo al ramo evolutivo che poi ha sviluppato l'Homo Sapiens. Contemporaneamente avvennero altre importanti evoluzione della specie, come la suddivisione delle diverse funzioni fra l’uomo cacciatore e la donna raccoglitrice, con funzioni di preparare il cibo, oltre che di assicurare la sopravvivenza della specie.Il miglioramento della alimentazione, con la dieta più varia e di diversa provenienza, determinò anche una grande crescita numerica degli ominidi e di conseguenza una rarefazione della selvaggina all’inizio del Pliocene; gli ominidi perciò furono costretti a migrare al seguito delle grandi mandrie di animali. L’Homo Habilis, con cervello più sviluppato, posizione eretta, mano prensile e capace di movimenti fini, invase la savana e, continuando a nutrirsi di vegetali, integrò con maggior continuità la dieta con carni di prede raccolte e sottratte ai carnivori. Ciò gli permise di sviluppare il cervello con le sue funzioni e grazie alla sua abilità manuale, una cultura grossolana degli utensili. La sua dieta divenne così equilibrata, onnivora composta di frutta, vegetali, carne e pesce, convantaggi per l’adattamento e la sopravvivenza.Dall’Homo Habilis deriverà l’Homo Erectus (da 1,8 milioni a 300.000 anni fa), che utilizzò il fuoco e perfezionò la lavorazione di strumenti di pietra, con un comportamento simile a quello degli attuali raccoglitori-cacciatori presenti in alcune zone isolate del pianeta.Esso rappresenta l’ultimo gradino prima dell’Homo Sapiens, l’attuale specie dominante. Con l'addomesticamento di alcune specie animali e con la necessità di ripari più sicuri nacque anche l’agricoltura che si affermò definitivamente in Medio Oriente tra gli 8000 e i 9000 anni a.C.,determinando profonde modificazioni del metabolismo umano. Come conseguenza di questo nuovo fenomeno , fu possibile all’uomo agricoltore allevare animali domestici adatti alla nutrizione che, vista la riduzione di importanza della caccia , integrarono la dieta delle proteine animali indispensabili al suo metabolismo. A conclusione di questo rapido viaggio nella storia dell’uomo e del suo sistema di nutrizione, considerando che l’uomo è comparso sulla terra circa 2 milioni di anni fa, si calcola che per il novanta per cento di questo periodo egli sia rimasto raccoglitore e poi cacciatore e solo negli ultimi 10.000 anni abbia cominciato ad addomesticare piante ed animali. E’ quindi possibile se non probabile che le ultime modificazioni della dieta introdotte dall’agricoltura e dall’allevamento degli animali, dalla cottura dei cibi e dal loro trattamento, dall’aggiunta del sale e da molte altre variazioni degli ultimi secoli abbiano indotto alterazioni del metabolismo non ancora assimilate dal nostro codice genetico e pertanto possibili fonti di malattie metaboliche e degenerative.Se continuiamo a seguire questo percorso logico, si può ritenere che ancora oggi l'alimentazione adatta alla specie umana sia una alimentazione prevalentemente vegetariana con l'introduzione di modiche quantità di fonti proteiche animali e che le fonti proteiche di origine animale dovrebbero essere a basso contenuto di grassi e presentare un rapporto corretto tra gli acidi grassi della serie omega 3 e omega 6, tipicamente presente nella selvaggina che conduce una vita attiva. La carne presente sulle nostre tavole è invece proveniente da animali che conducono spesso una vita sedentaria e alimentati con mangimi che aumentano i livelli di grassi omega 6 proinfiammatori e riducono la presenza di grassi omega 3. Per trovare una conferma scientifica alcuni ricercatori canadesi hanno codotto uno studio per valutare gli effetti sui grassi del sangue e sul peso di tre stili alimentari. Al primo gruppo hanno somministrato una alimentazione sovrapponibile a quella che i nostri progenitori assumevano durante il periodo Miocenico, ad un secondo gruppo quella del periodo Neolitico con l'introduzione dei cereali integrali coltivati e infine di una alimentazione attualmente utilizzata nelle iperlipidemie a basso contenuto di grassi saturi e alto di vegetali. Dopo due settimane di trattamento hanno evidenziato che il Colesterolo LDL, ritenuto responsabile dell'aterosclerosi era diminuito del 33% con l'alimentazione Miocenica, del 23% con l'alimentazione Neolitica e del 7% con l'alimentazione ipocolesterolemizzante attualizzata, con una proporzionale aumento del colesterolo HDL ritenuto importante per la prevenzione delle patologie cardiovascolari. L'alimentazione miocenica è risultata maggiormente efficace nel migliorare l'assetto lipidico nel sangue preservando l'organismo da molte patologie cronico degenerative.
lunedì 7 febbraio 2011
L’equilibrio acido-base secondo la Medicina Funzionale
La stabilità dell’equilibrio acido-base è condizione fondamentale e parte integrante degli scambi biochimici dell’organismo i quali avvengono soltanto in una zona limitata del pH al di fuori della quale qualsiasi forma di vita può scomparire. Il pH in medicina è l’unità di misura attraverso la quale si determina l’acidità, la neutralità e l’alcalinità di un liquido organico. Valori di pH pari a 7 corrispondono alla neutralità, valori inferiori a 7 indicano acidità e valori superiori a 7 indicano alcalinità/basicità. Un eccesso di ioni idrogeno nel corpo umano è causa di acidità. Molti processi metabolici che ci mantengono in vita, trasformando gli alimenti e l’ossigeno in energia, producono scorie acide. Queste ultime vengono eliminate tramite dei sistemi “tampone” che sono in grado di rimuovere piccoli carichi acidi attraverso i polmoni, il fegato, i reni e la pelle. Quando le quantità di scorie acide superano quelle che il nostro organismo è in grado di eliminare insorge l’acidosi tessutale, ovvero un sovraccarico di sostanze acide stoccate in alcuni tessuti, in particolare nella matrice extra-cellulare, in attesa di essere neutralizzate e/o smaltite .Nel campo della nutrizione e della salute, la conquista e la conservazione dell’equilibrio è oggi uno dei problemi più importanti. L’equilibrio acido/base è un concetto dinamico risultante di oscillazioni continue tra condizioni opposte. Nella attuale nostra condizione socio-ambientale la maggior parte delle persone presenta una condizione di costante acidosi che a lungo andare sfocia in malattie. La modalità più semplice per valutare l’acidosi tissutale è rappresentata dall’analisi del pH nelle urine. Questa rilevazione può essere effettuata con le strisce indicatrici del pH. La fascia bianca nella figura sopra riportata evidenzia i valori di pH fisiologici nel corso della giornata. Quando le misurazioni si discostano ripetutamente da questa curva, si è in acidosi tessutale.
Ore 6.00 L'urina è al massimo dell'acidità poichè nella notte avviene il recupero trofico nel nostro organismo ed il carico acido viene veicolato verso gli emuntori (rene)
Ore 9.00 2-3 ore dopo la colazione, nei soggetti sani, l'urina testata risulta leggermente alcalina.
Ore 12.00 poco prima di pranzo, il pH è leggermente acido, le sostanze basiche sono state immagazzinate come riserve alcaline o sono state utilizzate.
Ore 15.00 Il pH è alcalino.
Ore 18.00 Poco prima di cena il pH, nei soggetti sani, è leggermente acido.
Nelle attuali condizioni di vita (ambiente, cibo, distress ) il nostro sistema metabolico tende costantemente all’acidosi per cui l’organismo, i cui processi vitali hanno luogo se il pH è leggermente alcalino, deve costantemente contrastare questa tendenza acidificante attraverso:
1) l’eliminazione di acidi attraverso il rene, il polmone, la cute,
2) la modificazione della flora batterica intestinale,
3) l’utilizzo di sali minerali alcalinizzanti: calcio, potassio, sodio, magnesio.
Nel caso in cui i meccanismi di compenso non siano funzionanti oppure siano esauriti si attiva la cascata di reazioni che porta alle patologie funzionali a carico di molti distretti dell'organismo. Si possono manifestare : pirosi gastriche, dispepsia, sonnolenza postprandiale ma anche sintomi a carico della pelle come seborrea, eczemi e micosi o a carico del sistema nervoso con ansia cefalea palpitazioni. Spesso l'acidosi si associa alla presenza di dolori articolari o muscolo scheletrici e a osteoporosi. Anche il sistema endocrino può risentire del perdurare di una acidosi tessutale cronica e presentare disfunzioni tiroidee, alterata tolleranza glucidica e irregolarità mestruali. Per valutare la propria personale condizione si dovrebbero effettuare le misurazioni del pH delle urine per alcuni giorni, annotando l'ora della misurazione e il valore del pH. In caso di valori che si discostino notevolmente dalla curva ideale, è necessario modificare il proprio stile di vita:
1) aumentando l’assunzione di alimenti alcalinizzanti (frutta e, verdura) che dovrebbero rappresentare sempre una buona percentuale nel nostro cibo giornaliero.
2) assumendo almeno un litro e mezzo di acqua al giorno e riducendo il consumo di caffè tè e alcolici
3) aumentando l'attività fisica aerobica all'aria aperta e riducendo al minimo le situazioni in grado di produrre stress
Nel caso in cui non sia possibile modificare le condizioni ambientali e nutrizionali è importante alcalinizzare l’organismo con sali basici oppure con i sali di Schuessler.
Dal punto di vista nutrizionale la classificazione degli alimenti in acidificanti o alcalinizzanti viene fatta in base all’influenza che questi esercitano sul corpo e non in base alla propria acidità o alcalinità. Così molti alimenti che hanno un gusto “acido” (per esempio l’uva e gli agrumi) sono considerati alcalinizzanti perché, dopo essere stati metabolizzati, rilasciano un residuo alcalinizzante: gli acidi organici che influenzano le papille gustative vengono sciolti e trasformati in anidride carbonica e acqua, mentre i minerali residui servono a neutralizzare gli acidi organici. Questo vale per la maggior parte della frutta e della verdura nonché delle alghe. Gli unici alimenti vegetali acidificanti sono i mirtilli, le susine e le prugne secche. Lo zucchero e gli altri dolcificanti concentrati, gli amidi, i cereali, la farina i grassi e quasi tutte le proteine di origine animale sono acidificanti dopo essere stati metabolizzati. Le uniche eccezioni sono l’amido di patate e il latte crudo, a causa del suo contenuto di calcio. La pastorizzazione diminuisce il calcio disponibile nel latte, diminuendo quindi anche le sue proprietà alcalinizzanti. Il latte pastorizzato e i latticini possono essere perciò considerati alimenti prevalentemente acidificanti, un elemento che può contribuire alla diffusione della carie dentaria nei bambini. Possiamo perciò dire che gli alimenti alcalinizzanti tamponano quelli acidificanti. C’è inoltre un gruppo di alimenti che appartiene a una categoria separata perché possono produrre entrambi gli effetti: essi rendono l’acido meno acido perché contengono minerali e l’alcalino meno alcalino perché contengono proteine. Si tratta dei latticini e dei derivati dalla soia (panna, yogurt, latte, formaggi e tofu) che si associano bene sia ai cibi alcalini che a quelli acidi. A questo gruppo appartiene anche il burro, che è stato riconosciuto come un alimento neutro (né acido né alcalino).
Quando soffriamo di un eccesso di acidità, ci svegliamo con un forte gusto amaro in bocca. Per liberarcene, ci tuffiamo quasi automaticamente sul caffè o sul succo di arancia, che sono entrambi alcalinizzanti. Bisognerebbe interpretare il gusto amaro in bocca come un segnale di allarme che ci indica che il corpo ha un eccesso di acido. La prevenzione e il trattamento dell’acidosi cronica si può fare utilizzando, come già detto, i sali alcalinizzanti a base di bicarbonati o di citrati di calcio, sodio, magnesio, potassio, oppure assumendo i sali di Schüssler, combinazione di un acido con una base: sodio, potassio, calcio, magnesio, ferro, silica. I sali di Schuessler sono 12 e sono in diluizione omeopatica 6 DH. I sali di S. che possono essere utili nel ripristino della capacità tampone sono:
il cloruro di potassio (kali muriaticum)
il fosfato di calcio (calcium phosphoricum)
il fosfato di sodio (natrum phosphoricum)
il solfato di sodio (natrum sulphuricum)
Iscriviti a:
Post (Atom)