Centro Studi Naturopatici
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lunedì 7 febbraio 2011
L’equilibrio acido-base secondo la Medicina Funzionale
La stabilità dell’equilibrio acido-base è condizione fondamentale e parte integrante degli scambi biochimici dell’organismo i quali avvengono soltanto in una zona limitata del pH al di fuori della quale qualsiasi forma di vita può scomparire. Il pH in medicina è l’unità di misura attraverso la quale si determina l’acidità, la neutralità e l’alcalinità di un liquido organico. Valori di pH pari a 7 corrispondono alla neutralità, valori inferiori a 7 indicano acidità e valori superiori a 7 indicano alcalinità/basicità. Un eccesso di ioni idrogeno nel corpo umano è causa di acidità. Molti processi metabolici che ci mantengono in vita, trasformando gli alimenti e l’ossigeno in energia, producono scorie acide. Queste ultime vengono eliminate tramite dei sistemi “tampone” che sono in grado di rimuovere piccoli carichi acidi attraverso i polmoni, il fegato, i reni e la pelle. Quando le quantità di scorie acide superano quelle che il nostro organismo è in grado di eliminare insorge l’acidosi tessutale, ovvero un sovraccarico di sostanze acide stoccate in alcuni tessuti, in particolare nella matrice extra-cellulare, in attesa di essere neutralizzate e/o smaltite .Nel campo della nutrizione e della salute, la conquista e la conservazione dell’equilibrio è oggi uno dei problemi più importanti. L’equilibrio acido/base è un concetto dinamico risultante di oscillazioni continue tra condizioni opposte. Nella attuale nostra condizione socio-ambientale la maggior parte delle persone presenta una condizione di costante acidosi che a lungo andare sfocia in malattie. La modalità più semplice per valutare l’acidosi tissutale è rappresentata dall’analisi del pH nelle urine. Questa rilevazione può essere effettuata con le strisce indicatrici del pH. La fascia bianca nella figura sopra riportata evidenzia i valori di pH fisiologici nel corso della giornata. Quando le misurazioni si discostano ripetutamente da questa curva, si è in acidosi tessutale.
Ore 6.00 L'urina è al massimo dell'acidità poichè nella notte avviene il recupero trofico nel nostro organismo ed il carico acido viene veicolato verso gli emuntori (rene)
Ore 9.00 2-3 ore dopo la colazione, nei soggetti sani, l'urina testata risulta leggermente alcalina.
Ore 12.00 poco prima di pranzo, il pH è leggermente acido, le sostanze basiche sono state immagazzinate come riserve alcaline o sono state utilizzate.
Ore 15.00 Il pH è alcalino.
Ore 18.00 Poco prima di cena il pH, nei soggetti sani, è leggermente acido.
Nelle attuali condizioni di vita (ambiente, cibo, distress ) il nostro sistema metabolico tende costantemente all’acidosi per cui l’organismo, i cui processi vitali hanno luogo se il pH è leggermente alcalino, deve costantemente contrastare questa tendenza acidificante attraverso:
1) l’eliminazione di acidi attraverso il rene, il polmone, la cute,
2) la modificazione della flora batterica intestinale,
3) l’utilizzo di sali minerali alcalinizzanti: calcio, potassio, sodio, magnesio.
Nel caso in cui i meccanismi di compenso non siano funzionanti oppure siano esauriti si attiva la cascata di reazioni che porta alle patologie funzionali a carico di molti distretti dell'organismo. Si possono manifestare : pirosi gastriche, dispepsia, sonnolenza postprandiale ma anche sintomi a carico della pelle come seborrea, eczemi e micosi o a carico del sistema nervoso con ansia cefalea palpitazioni. Spesso l'acidosi si associa alla presenza di dolori articolari o muscolo scheletrici e a osteoporosi. Anche il sistema endocrino può risentire del perdurare di una acidosi tessutale cronica e presentare disfunzioni tiroidee, alterata tolleranza glucidica e irregolarità mestruali. Per valutare la propria personale condizione si dovrebbero effettuare le misurazioni del pH delle urine per alcuni giorni, annotando l'ora della misurazione e il valore del pH. In caso di valori che si discostino notevolmente dalla curva ideale, è necessario modificare il proprio stile di vita:
1) aumentando l’assunzione di alimenti alcalinizzanti (frutta e, verdura) che dovrebbero rappresentare sempre una buona percentuale nel nostro cibo giornaliero.
2) assumendo almeno un litro e mezzo di acqua al giorno e riducendo il consumo di caffè tè e alcolici
3) aumentando l'attività fisica aerobica all'aria aperta e riducendo al minimo le situazioni in grado di produrre stress
Nel caso in cui non sia possibile modificare le condizioni ambientali e nutrizionali è importante alcalinizzare l’organismo con sali basici oppure con i sali di Schuessler.
Dal punto di vista nutrizionale la classificazione degli alimenti in acidificanti o alcalinizzanti viene fatta in base all’influenza che questi esercitano sul corpo e non in base alla propria acidità o alcalinità. Così molti alimenti che hanno un gusto “acido” (per esempio l’uva e gli agrumi) sono considerati alcalinizzanti perché, dopo essere stati metabolizzati, rilasciano un residuo alcalinizzante: gli acidi organici che influenzano le papille gustative vengono sciolti e trasformati in anidride carbonica e acqua, mentre i minerali residui servono a neutralizzare gli acidi organici. Questo vale per la maggior parte della frutta e della verdura nonché delle alghe. Gli unici alimenti vegetali acidificanti sono i mirtilli, le susine e le prugne secche. Lo zucchero e gli altri dolcificanti concentrati, gli amidi, i cereali, la farina i grassi e quasi tutte le proteine di origine animale sono acidificanti dopo essere stati metabolizzati. Le uniche eccezioni sono l’amido di patate e il latte crudo, a causa del suo contenuto di calcio. La pastorizzazione diminuisce il calcio disponibile nel latte, diminuendo quindi anche le sue proprietà alcalinizzanti. Il latte pastorizzato e i latticini possono essere perciò considerati alimenti prevalentemente acidificanti, un elemento che può contribuire alla diffusione della carie dentaria nei bambini. Possiamo perciò dire che gli alimenti alcalinizzanti tamponano quelli acidificanti. C’è inoltre un gruppo di alimenti che appartiene a una categoria separata perché possono produrre entrambi gli effetti: essi rendono l’acido meno acido perché contengono minerali e l’alcalino meno alcalino perché contengono proteine. Si tratta dei latticini e dei derivati dalla soia (panna, yogurt, latte, formaggi e tofu) che si associano bene sia ai cibi alcalini che a quelli acidi. A questo gruppo appartiene anche il burro, che è stato riconosciuto come un alimento neutro (né acido né alcalino).
Quando soffriamo di un eccesso di acidità, ci svegliamo con un forte gusto amaro in bocca. Per liberarcene, ci tuffiamo quasi automaticamente sul caffè o sul succo di arancia, che sono entrambi alcalinizzanti. Bisognerebbe interpretare il gusto amaro in bocca come un segnale di allarme che ci indica che il corpo ha un eccesso di acido. La prevenzione e il trattamento dell’acidosi cronica si può fare utilizzando, come già detto, i sali alcalinizzanti a base di bicarbonati o di citrati di calcio, sodio, magnesio, potassio, oppure assumendo i sali di Schüssler, combinazione di un acido con una base: sodio, potassio, calcio, magnesio, ferro, silica. I sali di Schuessler sono 12 e sono in diluizione omeopatica 6 DH. I sali di S. che possono essere utili nel ripristino della capacità tampone sono:
il cloruro di potassio (kali muriaticum)
il fosfato di calcio (calcium phosphoricum)
il fosfato di sodio (natrum phosphoricum)
il solfato di sodio (natrum sulphuricum)
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