Dr. Bevilacqua Marco Farmacista - Naturopata - Bach Practitioner - Consulente Nutrizionale
Centro Studi Naturopatici
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giovedì 19 settembre 2013
Conferenza pubblica : NON AMMALIAMOCI!
martedì 1 ottobre- ore 20.00
Non ammaliamoci!
come potenziare le difese in
modo naturale con omeopatia,
fitoterapia e oligoterapia
con dr. Marco Bevilacqua
farmacista e naturopata
presso Sala Marzottini
Valdagno, via G.Marzotto 1
domenica 1 settembre 2013
Alimentazione Consapevole : il latte e derivati tra tradizione ed evidenze scientifiche
Spesso durante i colloqui con i clienti del Centro Studi Naturopatici viene sollevata la questione dell'effettivo valore nutrizionale e salutistico del latte e dei suoi derivati. La questione risulta essere particolarmente delicata date le numerose campagne di educazione, anche istituzionali, a favore del consumo di questo alimento che viene considerato molto importante per l'alto valore biologico delle sue proteine e per la sua presunta importanza per mantenere buoni livelli di calcio nell'organismo. Personalmente ho sempre ritenuto che il consumo di latte e derivati sia un incidente culturale (piuttosto gradevole) dettato dalle capacita' dell'uomo di sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dalla natura per il proprio nutrimento e dalla sua capacita' di trasformare e modificare queste risorse a suo vantaggio. Di fatto in natura non esiste alcun animale che si nutri di latte dopo lo svezzamento e gia' questo dovrebbe farci riflettere sulla effettiva necessita' di questi alimenti per il nostro benessere. In questo articolo vorrei esporre le ragioni di questo mio punto di vista senza pero' demonizzare l'utilizzo di questi alimenti ma suggerendone piuttosto una assunzione consapevole. La prima questione riguarda la presunta capacita' del latte di apportare quantità importanti di calcio e quindi il suo utilizzo come fonte principale e necessaria di questo elemento peraltro estremamente importante per la salute del nostro organismo. In particolar modo viene posto l'accento da parte della classe medica sulla necessita' di assumerlo attraverso il latte e derivati sostenendo che non ci siano altre fonti adeguate di questo elemento nella nostra alimentazione. Questa affermazione non e' supportata da validi riscontri dato che esistono molte alternative nel mondo vegetale per integrare il calcio. Ottime fonti di calcio sono ad esempio i legumi, le verdure a foglia verde e le crucifere come ad esempio i broccoli che presentano due vantaggi rispetto all'introduzione di questo elemento attraverso l'uso dei latticini. Il primo vantaggio e' dato dal fatto che in questi alimenti il calcio si trova già in forma organica altamente assimilabile e contemporaneamente sono presenti altri elementi, come ad esempio il magnesio e l'acido folico che assicurano un assorbimento ottimale e la fissazione del calcio al tessuto osseo. I dati epidemiologici a nostra disposizione hanno infatti messo in evidenza che le fonti e la quantità di calcio assunto giocano un ruolo fondamentale per la nostra salute. Mediamente le donne africane assumono circa 400 mg di calcio al giorno da fonti vegetali contro i mille mg delle donne americane prevalentemente da fonti animali. Ebbene e' emerso che le donne africane presentano un tessuto osseo piu' sano delle donne americane non evidenziando carenze di calcio nemmeno durante le gravidanze che in media possono essere cinque nella loro esistenza. E' evidente che la raccomandazione degli istituti occidentali di 1000 mg di calcio al giorno nell'adulto risulta essere esagerata e che lo stile di vita di una persona risulta essere determinante per un buon utilizzo del calcio da parte del nostro organismo. Abbiamo infatti una alimentazione squilibrata che favorisce l'acidosi tessutale e siamo diventati sedentari, tutti comportamenti che restituiscono una informazione sbagliata al nostro organismo. Il latte e derivati in particolar modo fanno aumentare l'acidosi dei nostri tessuti e ciò comporta una perdita di calcio attraverso le urine maggiore della quantità assunta attraverso la loro assunzione . La questione della fissazione del calcio alle ossa non si pone quindi con il problema di assumere grandi quantità con la dieta magari in eta' avanzata quando ormai il danno (osteoporosi) e' gia' fatto, ma piuttosto riguarda il nostro stile di vita.Tuttavia questo e' solo uno dei problemi derivanti da un utilizzo non consapevole dei latticini. Forse la questione piu' importante da affrontare, malgrado sia la meno conosciuta, e' legata ai macronutrienti presenti nel latte che utilizziamo. Per affrontare questo argomento dobbiamo avere ben presente la composizione del latte che maggiormente utilizziamo cioè il latte di vaccino.
COMPOSIZIONE CHIMICA DEL LATTE VACCINO Quantità per 1kg di latte
Acqua Lipidi Proteine Glucidi Sostanze minerali
875 g 32-35 g 29-33 g 46-50 g 10 g
Composizione indicativa dei latti di alcune specie animali
(dati espressi in percentuale di peso)
Vacca Bufala Capra Pecora
Acqua 87,3 82,2 87,2 81,4
Zuccheri 4,7 4,7 4,5 4,5
Materia grassa 3,8 7,5 3,8 7,4
Proteine 3,3 4,8 3,6 5,8
Sali 0,9 0,8 0,9 0,9
La prima considerazione che possiamo fare riguarda la frazione grassa presente nel latte. Essa e' costituita quasi esclusivamente da acidi grassi saturi particolarmente nocivi per la nostra salute. E' stata infatti messa in evidenza da moltissimi studi la correlazione tra acidi grassi saturi presenti nella dieta e tumori soprattutto a livello gastro intestinale e che l'apporto nella nostra alimentazione di questo tipo di grassi non deve superare il 10% delle calorie introdotte al giorno. Quindi per una alimentazione giornaliera che apporti 1600 Kcal/die i grassi saturi dovrebbero apportare circa 160 kcalorie. Dato che un grammo di grasso apporta 9 Kcal, l'apporto totale non dovrebbe superare i 17 grammi.
Ma l'attenzione deve essere spostata in particolar modo sulla frazione proteica presente nel latte vaccino dopo i risultati di uno studio epidemiologico su vasta scala, definito China Study, durato ventisette anni che ha messo in relazione lo stile alimentare della Cina rurale prevalentemente vegetariano e povero di latticini con quello della Cina urbana molto simile allo stile alimentare occidentale. Uno dei risultati di questo studio e' stato quello di mettere in evidenza il potere fortemente cancerogeno della frazione proteica del latte composta prevalentemente da caseina. Nel latte vaccino la frazione proteica comprende due diverse classi di proteine:
le caseine (80% delle proteine totali):
caseina -α (50%)
caseina -Β (30%)
caseina -k (15%)
Esiste inoltre una γ caseina (5%), che in realtà rappresenta soltanto una porzione, detta C-terminale, della B-caseina e le proteine del siero (20%) :
Β-lattoglobulina (sintesi mammaria)
α-lattoalbumina (sintesi mammaria)
altre proteine (in gran parte filtrate senza modificazioni dal sangue).
Le caseine sono prodotte dalla ghiandola mammaria dell'animale e non coagulano con il calore; per questo motivo non subiscono perdite significative durante la pastorizzazione o la sterilizzazione del latte. Le caseine coagulano invece per acidificazione o per l'azione di enzimi proteolitici. Nella preparazione dello yogurt, ad esempio, speciali batteri operano una fermentazione lattica che trasforma il lattosio del latte in acido lattico, abbassando il pH (fino a 4,6) e determinando la coagulazione caseinica. Nella preparazione del formaggio, invece, si sfrutta l'azione di speciali enzimi determinando la coagulazione delle micelle. Secondo il Dr Kevin Woodford professore di Farm Manegement alla Lincoln University in Nuova Zelanda, la beta caseina avrebbe subito una trasformazione, circa cinquemila anni fa, che ha determinato la formazione di due forme chimiche di questa frazione proteica del latte di mucca. Sulla catena di 229 amminoacidi che compongono la beta caseina, alla posizione 67, la parolina e' stata sostituita da una istidina. Da quel momento esistono due forme chimiche di beta caseina la A2 piu' antica e la A1 contenente la istidina in posizione 67. Esistono perciò due tipi di mucca che producono rispettivamente latte con beta caseina A2 o latte con beta caseina A1. La selezione delle razze bovine ha comportato nel tempo una fortissima diffusione della variante A1 in Europa mentre le razze piu' antiche che riscontriamo presenti in Africa o lo yak, il bufalo e i caprini producono ancora la variante di latte A2. Purtroppo la beta caseina A1 risulta essere fortemente neurotossica agendo come un potente oppioide nel nostro organismo e provocando, secondo il Dr Woodford, risposte infiammatorie a livello vasale in grado di innescare le patologie degenerative dell'apparato Cardiocircolatorio. Molte ricerche indipendenti hanno poi messo in relazione il consumo del latte A1 con l'aumento delle patologie cognitive come l'autismo e la dislessia. In un intestino sano il passaggio della beta caseina A1 non dovrebbe avvenire ma l'aumento della sua permeabilità determinato dal nostro stile di vita e dalla qualità della nostra alimentazione comporta un ragionevole rischio che ciò possa avvenire. Se poi pensiamo che il latte artificiale che affacciamo assumere ai bambini contiene sicuramente la caseina beta A1 possiamo anche capire il perché ci sia questa aumento statisticamente significativo di patologie cognitive e mentali nella popolazione. La questione e' così importante che alcuni allevatori stanno cercando si selezionare razze di mucche che producano la variante piu' antica di beta caseina ( A2 ) . Da quello che si può evincere da queste brevi considerazioni il latte e derivati presentano aspetti positivi (la presenza della vitamina B12 per esempio) ma anche aspetti negativi di cui si deve tener conto quando definiamo il nostro personalissimo modo di alimentarci. Quindi, senza demonizzarne l'uso mi sento di consigliare di utilizzarli con moderazione e, magari, provare ad utilizzare prodotti contenenti latte di capra e di pecora che non contengono la beta caseina A1.
giovedì 18 aprile 2013
La Luce della vita: la teoria dei Biofotoni

sabato 19 gennaio 2013
La musica Binaurale
E' ormai provato da molte ricerche nel campo delle neuro scienze che la musica e i suoni hanno una grande influenza sulla psiche umana. E' esperienza di noi tutti l'avere associato un determinato motivo musicale ad un particolare evento della nostra vita ed aver constato che quella melodia e' in grado di rievocare lo stesso stato emotivo provato in quel determinato contesto psichico anche dopo anni da quell'evento. Questa nostra esperienza empirica e' confermata anche da ricerche scientifiche corpose e anche da fatti di cronaca recente. Basti pensare alla Sindrome di Lavandonia . Lavandonia e' una musichetta che accompagnava i giochi elettronici dei Pokèmon usciti per la prima volta nel 1996 in Giappone ed utilizzati da bambini compresi in una fascia di età compresa tra i 7 e gli 11 anni. I bambini presentarono ben presto alcuni disturbi come tremori, vomito, incubi e mal di testa e la maggior parte di coloro che accusavano i maggiori sintomi avevano l'abitudine di utilizzare gli auricolari durante le sessioni di gioco. Analizzando il tema di Lavandonia si scoprirono dei particolari toni che avevano la possibilità di essere sentiti solo dai bambini e che erano in grado di produrre i disturbi sopra esposti, tanto che la versione europea del motivetto non conteneva tali toni e conseguentemente non ha provocato alcun disturbo nei bambini. I toni riscontrati nel motivo incriminato si chiamano toni binaurali e sono da molto tempo conosciuti dagli studiosi. Le frequenze "Binaural Beats" o battimenti binaurali sono state scoperte nel 1839 dal tedesco Heinrich Wilhelm Dove e sperimentate per la prima volta sul cervello dal Dr. Gerald Oster nel 1973 al Mount Sinai School of Medicine di New York. I toni binaurali, o battiti binaurali, sono dei battimenti che vengono percepiti dal cervello quando due suoni con frequenza inferiore ai 1500 Hz e con differenza inferiore ai 30 Hz vengono ascoltati separatamente ,meglio se attraverso cuffie o auricolari,. I suoni non devono essere troppo alti e troppo discostati come frequenza, altrimenti verrebbero percepiti come due suoni distinti, come in realtà sono effettivamente; per questo nei toni binaurali, vengono utilizzate frequenze tra i 1000 e 1500 Hz, con una differenza tra orecchio destro e sinistro inferiore a 30Hz, che si dimostrano in grado di produrre l'effetto. E' Il cervello nel Ponte di Varolio, sulla via acustica, che genera un terzo tono equivalente alla differenza tra le due frequenze e che, a sua volta, viene percepito dal soggetto in maniera nitida come un battimento acustico. Quindi tali battimenti non sono conseguenza, come normalmente accade, di una sovrapposizione fisica delle onde sonore dato che ciò è impossibile utilizzando degli auricolari, ma vengono generati direttamente nel cervello. In un EEG su umani, e primati in genere, vengono normalmente rilevate delle frequenze leggermente variabili da soggetto a soggetto e distinte a seconda dello stato psico emotivo del momento.
Frequenze maggiori di 40 Hz danno origine alle Onde Gamma caratteristiche di una attività mentale elevata e tipiche delle situazioni di paura o di problem solving, frequenze tra i 13 e i 39 Hz danno origine alle onde Beta che si riscontrano nei momenti di concentrazione vigile mentre tra i 7 e i 13 Hz abbiamo le onde Alpha che producono un rilassamento vigile normalmente presente nelle fasi di pre-sonno. Dai 4 ai 7 Hz si riscontrano le onde Theta tipiche dei momenti di sonno Rem (sogno) e della meditazione profonda e infine a frequenze inferiori ai 4 Hz abbiamo le onde Delta che caratterizzano il sonno profondo senza fase onirica.
E' evidente che i toni binaurali potrebbero in linea teorica essere utilizzati a fini terapeutici per indurre per esempio uno stato di rilassamento in un soggetto particolarmente stressato ma, dato che le frequenze rilevate per le attività cerebrali cognitive sono al di sotto dei 30– 40 Hz, è molto difficile se non impossibile l'input naturale attraverso l'udito di frequenze vicino o sotto la soglia inferiore acustica umana per scopi terapeutici. Per riuscire a innescare tali frequenze, ad esempio sui 10 Hz come le onde Alfa rilevate normalmente nelle fasi di rilassamento, tipicamente viene applicato ad un orecchio un tono da 315 Hz ed all'altro un tono da 325 Hz, cosicché il cervello generi un terzo tono con una frequenza da 10 Hz. definito tono binaurale. Le onde binaurali entrano in risonanza con l’organismo e attivano determinati processi neurologici sulla base dello scopo per cui sono state generate. Questi toni possono poi possono essere inseriti in un brano di musica adeguato al raggiungimento di uno scopo specifico e quindi utilizzati anche grazie alla loro totale compatibilità con terapie, anche di tipo farmacologico. Tali musiche possono essere utilizzate per il rilassamento, per sviluppare capacità immaginative e creatività, per aiutare la meditazione , per alleviare emicranie e mal di testa, per la riduzione del fabbisogno di sonno e l’induzione al sonno naturale e per l’eliminazione della depressione e dell’ansia.
La base neurofisiologica dell’effetto sta nell’accrescimento dell’attività delle onde alpha emesse dal cervello e nell’aumento della sincronizzazione degli emisferi cerebrali. Ciò produce un miglioramento delle capacità di rilassamento con il conseguente aumento delle prestazioni attive quali lucidità mentale e miglioramento della qualità della vita. Oster stesso definì i Toni Binaurali come un potente strumento per le ricerche nel campo della neuroscienza cognitiva. In un suo articolo del 1973 sulla rivista Scientific American Oster notò che i Battimenti Monaurali riuscivano ad ottenere delle forti risposte corticali che sono le attività elettriche responsabili delle induzioni cerebrali e suggerì il loro uso anche come strumento per diagnosi mediche nelle problematiche dell'udito o di natura neurologica. Scoprì infatti che alcuni soggetti affetti dal morbo di Parkinson non riuscivano a percepire i toni binaurali e che gli stessi soggetti sottoposti a terapia farmacologica erano poi in grado di percepirli. In seguito altri ricercatori come il Dr. Norman Shealy e il Dr. Glen Solomon misero in evidenza le potenzialità terapeutiche di questi suoni generati nel cervello per la cura complementare del mal di testa o per la stimolazione del rilascio della serotonina negli stati di depressione. Gli studi continuarono e nel 1990 ricercatori come il Dottor Russell, il Dr. Carter e altri esplorarono le vaste potenzialità di utilizzo delle induzioni cerebrali con l'ADD e i disturbi di apprendimento, conducendo ricerche anche per la stanchezza cronica, il dolore cronico l'ipertensione e una serie di altri disturbi. Una costante ricerca continua ancora oggi con il lavoro del Dr. Thomas Budzynski, David Siever e molti altri.
Esistono numerosi e vasti campi di applicazione per i quali i toni binaurali per alcune fonti sarebbero efficaci, ma senza prove sperimentali definitive. Tra queste, la cura per l'abuso di sostanze stupefacenti, tabagismo, alcolismo , potenziamento della memoria, potenziamento dell'apprendimento, potenziamento dell'erezione per soggetti con disfunzioni erettili. I frequenti risultati ottenuti in questi campi potrebbero essere attribuiti a suggestione.
Nonostante la disponibilità di solidi studi scientifici empirici e una grande quantità di prove aneddotiche il mondo scientifico è ancora molto scettico sulle induzioni cerebrali e il training cerebrale, ma le informazioni si stanno diffondendo ogni giorno sempre di più tra psicologi, cliniche di salute mentale, musicoterapeuti, naturopati, allenatori, insegnanti e professionisti del settore che stanno scoprendo le induzioni cerebrali trovandole estremamente utili e praticamente prive di controindicazioni ed effetti collaterali. Per un approfondimento sull'argomento suggerisco di visitare il sito : www.amadeux.net da cui ho tratto le informazioni per la stesura di questo articolo.
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