Centro Studi Naturopatici

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giovedì 4 ottobre 2018

Il microbiota: la vita dentro


Il tratto gastro-intestinale, oltre alla pelle, la bocca, la vagina e le vie respiratorie, è abitato da comunità microbiche particolari con strutture e funzioni specifiche. Per “microbiota intestinale” si intende l’ecosistema complessivo formato da funghi, virus e batteri che si sono adattati a vivere sulla superficie mucosa dell’intestino o nel suo lume, sviluppandosi immediatamente dopo la nascita, influenzato dalla modalità del parto (vaginale vs cesareo), dalla nutrizione iniziale (allattamento al seno vs artificiale) e dal genotipo dell’ospite. I funghi che costituiscono il micobioma  comprendono Candida, Saccharomyces, Aspergillus e Penicillium. Essi hanno un ruolo importante grazie alle complesse interazioni funghi-batteri, funghi-funghi e funghi-ospite, che influenzano la salute e, in alcuni casi, le malattie dell’ospite.  I virus invece costituiscono il viroma. Si ritiene che i virus influenzino lo stato di salute dell’ospite interferendo con la struttura della comunità e della funzione batterica, ma non è ancora chiaro come questa influenza si eserciti Il microbiota è formato da circa 100 trilioni  di microbi, il cui numero è 10 volte superiore al numero delle cellule del nostro organismo contribuendo a circa 1,5-2 kg del suo peso totale . Nel corso dei primi 3 anni di vita avvengono le modificazioni più significative della composizione del nostro microbiota. In seguito la sua composizione sarà per lo più costante anche se influenzata in parte dalle condizioni fisiologiche che cambiano con il passare degli anni fra cui l’età, l’assunzione di farmaci e la dieta. Ognuno di noi ha una sua impronta digitale batterica cioè un profilo di specie batteriche presenti del tutto individuale.
 
Il mantenimento di un microbiota efficiente è alla base della nostra salute e per questo spesso si utilizzano integratori contenenti fermenti lattici definiti anche probiotici. Se digitiamo le parole Probiotici o Fermenti lattici in un qualsiasi motore di ricerca su internet sicuramente, in pochi secondi la nostra ricerca restituirà migliaia di siti dedicati all’argomento e un numero spropositato di pubblicazioni scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’integrazione con questi amici della nostra salute. Il loro ruolo non è relegato solo al benessere del nostro intestino ma si sono indagati la loro capacità di prevenire patologie come l’obesità le allergie l’asma, le dermatiti fino a provare ciò che la medicina tradizionale cinese asseriva già 2500 anni fa e cioè che il nostro intestino può essere considerato il nostro secondo cervello grazie alla presenza di quantità significative di neurotrasmettitori sintetizzati anche grazie alla presenza dei microorganismi che compongono il nostro microbiota. Un vero e proprio mondo a parte con cui conviviamo in simbiosi e che è responsabile di una miriade di processi utili al nostro benessere primo fra tutti la nostra digestione che non potrebbe avvenire in maniera efficiente senza la presenza di questi piccoli amici. Per questo motivo la fantasia dei produttori di integratori si è sbizzarrita fino ad introdurre i probiotici in una quantità industriale di prodotti spesso senza una qualsiasi logica clinica sottostante. Non solo, spesso risulta anche incomprensibile la scelta dei ceppi utilizzati in relazione alla funzione che questi integratori dovrebbero sostenere. La domanda che dobbiamo porci è a questo punto quale sia il criterio corretto per sceglierli e quale sia il modo giusto per usarli. Fare chiarezza è indispensabile perché paradossalmente , a fronte di centinaia di probiotici presenti sul mercato, sono pochi i batteri sui quali abbiamo certezze e indicazioni precise per l’uso clinico e che quindi possono essere utilizzati per una integrazione sicura e consapevole. La scelta non è quindi così semplice e gli equivoci non mancano tanto che spesso sul mercato si possono trovare prodotti che vengono venduti come probiotici usando in maniera disinvolta questo termine che invece ha un significato molto preciso dettato dalla Organizzazione Mondiale della Salute : “ un organismo vivente che, somministrato in edeguate quantità, comporta un beneficio all’ospite.” Fortunatamente la normativa italiana in materia risulta essere una delle più rigorose e prevede dei criteri più stringenti per definire ciò che è probiotico e ciò che non lo è. Innanzitutto può essere usata la parola probiotico solo se i batteri utilizzati appartengono a ceppi usati tradizionalmente per integrare la microflora intestinale, se sono caratterizzati geneticamente, se sono attivi nell’intestino e presenti in quantità tale da moltiplicarsi e integrarsi con la microflora esistente. Inoltre è necesserio che siano stati  dimostrati sia la loro  sicurezza per l’uso umano, sia i benefici ottenibili. Questo perchè l’attività biologica ottenibile  dipende dal ceppo di appartenenza, dato che ceppi simili tra loro possono avere azioni opposte o molto  diverse. E’ quindi necessario porre molta attenzione su ciò che assumiamo  come probiotico perchè in alcuni casi il fermento lattico sbagliato potrebbe risultare addirittura controproducente per la nostra salute soprattutto se apparteniamo a gruppi di popolazione a rischio come coloro che presentano patologie infiammatorie importanti come il morbo di crohn o la rettocolite ulcerosa che presentano una alterata permeabilità intestinale oltre che un malassorbimento cronico. Inoltre ogni popolazione di probiorici trova il suo ambiente ideale di attecchimento in aree differenti del nostro intestino producendo di conseguenza delle azioni diverse. Sappiamo ad esempio che il Lactobacillus rhamnosus GG resiste agli acidi gastrici e alla bile e aderisce molto bene all’intestino colonizzandolo efficacemente, tanto da poter essere ritrovato nelle feci anche quattro settimane dopo il trattamento. Questo ceppo risulta  utile per le diarree acute da infezioni, per prevenire la diarrea da antibiotici e quella di chi è ricoverato nei reparti di terapia intensiva degli  ospedali; Inoltre attiva con la sua presenza il nostro sistema immunitario migliorando la nostra risposta ad eventuali aggressioni. Anche la dose cioè la quantita di microrganismo pro dose che introduciamo ha la sua importanza. E’ stato provato che con meno di un miliardo di batteri vivi è difficile che si possa avere un qualunque effetto. Perciò è importante verificare il dosaggio di probiotici nel prodotto che si acquista. Tuttavia le ricerche hanno dimostrato che non è necessaria una quantità esagerata di batteri per dose perchè la cosa essenziale è che questi microorganismi siano sufficientemente attivi nel riprodursi e nell’integrarsi con il microbiota dell’ospite. Inoltre non  esistono neppure prove scientifiche che dimostrino una superiore efficacia delle combinazioni di probiotici rispetto a un ceppo singolo anche se io ritengo che , a seconda della situazione contingente, a volte sia utile intervenire con un singolo probiotico ma altre sia necessario lavorare in settori diversi dell’intestino e quindi con ceppi diversi che colonizzano in tratti diversi del nostro apparato diggerente. Buona salute a tutti!