Centro Studi Naturopatici

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lunedì 18 ottobre 2010

Monomorfismo e Pleiomorfismo: il dibattito è aperto





La teoria dell'evoluzione, come è stata concepita da Darwin, conserva un ruolo centrale nella scienza moderna e parte dall'assunto che le diverse specie si siano sviluppate percorrendo una scala evolutiva che dai batteri porta ad animali più o meno complessi fino ad arrivare all'uomo che rappresenterebbe l'apice dell'evoluzione. L'evoluzione sarebbe quindi il frutto di una serie di adattamenti degli esseri viventi all'ecosistema che li ospita. In un certo senso anche il monomorfismo propugnato da Pasteur (1822/1895) e altri eminenti scienziati ha avvallato questa teoria. Pasteur sosteneva che il sangue dei mammiferi e i loro tessuti sono sterili, i patogeni che causano malattie provengono dall'ambiente esterno, ma, soprattutto che i microorganismi sono immutabili e ciascun microbo può causare una sola malattia. Il concetto che tipi di batteri immutabili causano malattie specifiche è stato ufficialmente accettato come il fondamento della medicina allopatica e della microbiologia verso la fine del 19º secolo in Europa e venne adottato dal complesso medico industriale, che iniziava ad affermarsi verso la svolta del secolo. Tuttavia, nello stesso periodo si stava sviluppando una teoria diametralmente opposta sostenuta da un altro scienziato: il Dr. Antoine Bechamp (1816/1908) che aveva accertato la presenza in tutte le cellule animali e vegetali di corpuscoli proteici che chiamò microzimi (ma chiamati anche somatidi ) che potevano sopravvivere alla morte dell'organismo e trasformarsi in microorganismi che causavano fermentazione e/o putrefazione. Tale teoria prende il nome di Pleiomorfismo o Polimorfismo . Il Dr. Antoine Béchamp fu uno dei primi batteriologi al mondo e, contemporaneo di Pasteur, fece grandi scoperte scientifiche. Tra le molte ricerche svolte possiamo ricordare che fu il primo a descrivere chiaramente il processo della fermentazione per quello che è: il processo di digestione di esseri microscopici. Fu il primo ad affermare che il sangue non è un liquido, ma un tessuto fluente e scoprì che i germi sicuramente sono il risultato, non la causa della malattia. Attraverso i suoi esperimenti ha mostrato che le caratteristiche vitali delle cellule sono determinate dal terreno in cui i microzimi si alimentano, crescono e si moltiplicano nel corpo umano. Sia le cellule normali che i germi hanno i loro compiti specifici. Le cellule organizzano i tessuti e gli organi del corpo umano. I germi puliscono il sistema e lo liberano dall'accumulo di materia patogena e mucoide. Inspiriamo costantemente circa 14.000 germi e batteri all'ora. Se i germi sono così nocivi, perché non moriamo? Le Teorie di Bechamp verranno riprese e approfondite qualche tempo più tardi da Gunther Enderlein (1872/1968) che sosterrà attraverso rigorose ricerche che la più piccola unità vivente non è la cellula ma una struttura proteica ,da lui definita Colloide(i microzimi di Bechamp), delle dimensioni inferiori a 0,2 micron ed invisibile al microscopio ottico ma evidenziabili attraverso il microscopio a campo oscuro. Da tale particella, al mutare delle condizioni ambientali nella cellula o nel tessuto ospite si possono formare esseri viventi che attraverso un ciclo prestabilito (Ciclogenia) possono mutare di forma ma anche di proprietà e divenire batteri o funghi ad alta valenza patogena. Un'altra importante scoperta del Dr. Enderlein è stata la scoperta di microorganismi da lui definiti Endobioni che vivono in simbiosi nel corpo di animali e uomini in grado di mutare da forma a bassa valenza patogena verso forma ad alta valenza patogena al mutare delle condizioni del Ph tessutale. La teoria che riprende in chiave moderna gli studi di Enderlein è definita Teoria dell'endosimbiosi seriale. Essa sostiene che gli organismi unicellulari ma anche piante, animali e l'uomo stesso, sono prodotti della Simbiogenesi cioè che gli organismi complessi si sono strutturati attraverso la fusione simbiotica di organismi più semplici. Secondo tale teoria il nucleo della cellula si sarebbe originato a partire dagli archebatteri, mentre la maggior parte delle strutture deputate al metabolismo cellulare sarebbe derivata da batteri termo-acidofili. Inoltre i mitocondri si sarebbero formati dalla simbiosi da batteri chiamati proteobatteri. A supporto di questa teoria Hugo Schanderl nel 1950 riuscì a coltivare in laboratorio batteri simbiotici a partire da mitocondri. Con l'evolvere delle tecniche di laboratorio si è potuto dimostrare l'esistenza nelle cellule del corpo umano di un gran numero di endobionti, presenti soprattutto come forme prive di parete (cell wall deficient form CWD dette anche L-Form) che non possono essere evidenziate con tecniche di analisi di routine. In particolare uno studio canadese del 1999 ha dimostrato la presenza di materiale genetico proveniente da Pseudomonas negli eritrociti di donatori di sangue sani. E' evidente che le teorie ancora oggi insegnate riguardanti la sterilità del sangue e dei tessuti umani sono da considerarsi superate. Esempi di pleomorfismo abbondano in microbiologia ma basti ricordare che nei primi stadi di infiammazione (formazione di pus,) i batteri presenti sono gli streptococchi ma man mano che i globuli rossi e i tessuti si disintegrano ulteriormente gli streptococchi si trasformano in stafilococchi , cioè cambiano in una forma adeguata al nuovo ambiente dei tessuti morti. Attraverso il pleomorfismo, (pleo = molti e morph = forma,) i batteri possono cambiare in lieviti, da lieviti a funghi, da funghi a muffe. I microrganismi come un batterio specifico, possono assumere più forme e cambiare le loro proprietà funzionali. Si può quindi sostenere che I batteri non hanno alcuna azione sulle cellule vive, solo sulle cellule morte e che non sono la causa della malattia ma il risultato. In molti casi di polmonite i pneumococchi appaiono sulla scena da 36 a 72 ore dopo l'insorgenza della malattia. Quindi ,secondo la teoria della simbiosi seriale, nel corpo microrganismi amici vivono in simbiosi che in condizioni normali aggrediscono le sostanze inquinanti, facendoci un favore nel mantenere pulito l'ambiente. Ne sono un esempio i funghi presenti nel nostro organismo che chelando i metalli pesanti li eliminano attraverso le feci.
Quando introduciamo nel corpo, tramite alimentazione scorretta o stili di vita stressanti, sostanze che il corpo non può utilizzare e che anzi lo intossinano con muco e altri prodotti di rifiuto, i microrganismi apatogeni (Endobionti a bassa valenza patogena) si moltiplicano nel tentativo di neutralizzare l'aumentata quantità di tossine ma ad un certo punto con il mutare delle condizioni ambientali (acidosi tessutale) possono anche mutare di forma e modificare la loro funzione fino a trasformarsi in endobionti ad alta valenza patogena in grado di scatenare vere e proprie patologie.
Queste patologie vengono affrontate somministrando farmaci che, per lo più controllano i sintomi reprimendoli e modificando così ulteriormente il terreno sostenendo l'acidosi e amplificando il processo di trasformazione degli endobionti. E' quindi il terreno cioè l'ambiente che circonda le cellule che determina la trasformazione del colloide in endobionti ad alta valenza patogena (virus – batteri e infine funghi) nel tentativo di ripulire il connettivo dall'accumulo di sostanze acide e tossiche. Il lavoro di questi microrganismi è quello di ripulire l'ambiente dei vecchi tessuti morti. I germi non sono in sé un problema, lo è l'ambiente in cui essi vivono. Se l'ambiente è acido essi proliferano e lavorano per ripulire il corpo. Se l'ambiente è alcalino le somatidi o colloidi fanno un loro ciclo vitale ripetitivo senza mai arrivare a trasformarsi in virus o batteri e funghi.
Le somatidi sono quindi la prima unità vivente, microscopiche forme viventi subcellulari in grado di riprodursi che troviamo nel sangue come pure nella linfa delle piante. Si sviluppano in un ciclo pleomorfico (con cambiamento di forma) di cui le prime tre fasi , somatide, spora e doppia spora , sono perfettamente normali e necessarie in un organismo sano, di fatto cruciali per la sua esistenza. Quando il ph del corpo diventa acido le somatidi estendono il ciclo pleomorfico fino a 16 fasi che segnano l'inizio, lo sviluppo e la continuità della malattia e la sua morte, se non avvengono dei cambiamenti dell'ambiente del connettivo in cui vive la cellula. Per risolvere la causa delle malattie degenerative bisogna perciò trattare l'ambiente interno in cui avvengono questi processi degenerativi. Questo ambiente è l'oceano che circonda ogni singola cellula. Il modo in cui questo ambiente diventa acido è tramite il consumo di proteine. Le proteine in eccesso vengono convertite in acidi forti dal corpo e questi acidi deprivano i tessuti e le ossa di minerali. Il bisogno di proteine del corpo è minimo. Il solo modo di rimpiazzare questi minerali e quello di mangiare più frutta e verdura e meno cibi che producono acido. Quanto sono acide la nostra saliva e la nostra orina ci dice quanto dobbiamo lavorare e per quanto tempo. Correggendo il ph, qualunque disturbo che ci affligga diminuirà in proporzione. Tutti gli organi e ghiandole del corpo collaborano per riportare e mantenere stabile il ph nei valori alcalini. La malattia è la manifestazione esteriore di questo lavoro di squadra degli organi interni. Una cura deve riportare il ph da acido ad alcalino, allora il corpo guarirà se stesso, altrimenti soccomberà. Ma per guarire è necessario nutrirsi con cibi alcalinizzanti ed ridurre quelli che rendono il corpo acido. In un ambiente biologico mantenuto alcalino è impossibile l'evolversi di malattie degenerative in quanto la degenerazione richiede un ambiente acido. Il corpo umano è un meccanismo completo, perfettamente funzionante e in grado di ripararsi da solo fino a quando una variabile perturbante (Noxa) non viene introdotto. Per ripristinare il perfetto funzionamento è sufficiente rimuovere la variabile. In questo contesto una variabile perturbante può essere un alimento inadatto, un farmaco, un vaccino, fumare, uno stile di vita sregolato, mantenere risentimento o odio ad oltranza, tanto per indicarne alcuni. Quindi solo un reale lavoro sul terreno permette il mantenimento dello stato di salute mentre l'approccio terapeutico, anche se olistico, serve solo a accelerare il processo di guarigione.

Nel Filmato che segue Il Dr.Gaston Naessens ci descrive il suo somatoscopio con cui ci mostra i somatidi a riprova di quanto scritto in questo breve articolo sull'argomento. Il dibattito tra monomorfismo e polimorfismo rimane aperto

Combattere L'acidosi tessutale con la Dieta Alcalinizzante


Dieta Alcalinizzante

La dieta alcalinizzante viene definita e utilizzata dalla Dottoressa Kousmine e ha lo scopo di ridurre l'acidosi tessutale e preservare un ambiente ottimale per la salute del nostro organismo. Qui di seguito viene riportato uno schema sommario

Il 75 % dell'alimentazione giornaliera deve essere scelta fra i seguenti cibi

FRUTTA: assumere di preferenza la frutta fresca. La frutta cotta è fortemente consigliata. La mandorla è la sola frutta secca a residuo alcalino. Si consiglia di assumere 5 mandorle secche al giorno.


VERDURA: l'assunzione giornaliera di verdura dovrebbe essere composta da almeno 4 porzioni tra verdura cruda e verdura cotta. Assumere verdura cruda e colorata come primo alimento durante i pasti principali in modo da creare un letto enzimatico ai cibi che seguiranno. Il condimento consigliato è composto da: succo di limone fresco e olio extra vergine di oliva e sale integrale. Tutte le verdure sono consigliate mentre sono da consumarsi in quantità minori le leguminose come:fagioli secchi, piselli, lenticchie.

SUCCHI : I succhi di frutta e di verdura fresca sono altamente consigliati.

ACQUA: bere almeno 1 litro e mezzo di acqua a basso residuo fisso al giorno.

Il rimanente 25% dell'alimentazione giornaliera deve essere scelta fra i seguenti cibi acidificanti:

CEREALI: tutti i cereali devono essere integrali. Il pane deve essere integrale. Il solo pane ammesso se si soffre di candidosi è quello con lievito di pasta madre al posto del lievito di birra]. Devono essere consumati moderatamente anche il riso integrale, la pasta integrale o il cous cous sempre. La farina bianca è assolutamente vietata in tutte le forme.

CARNI: sono consigliate solo le carni bianche private della pelle per circa 2 volte la settimana e non bisogna prendere porzioni superiori a 120 grammi al giorno.

PESCE: Le varietà di pesce a carne bianca e d'acqua fredda e salata sono preferibili. Il pesce fresco è preferibile ma anche quello surgelato è permesso. Circa 3 0 4 volte alla settimana.

LATTICINI: Solo i prodotti poveri in sodio (sale) e in grasso sono permessi. I formaggi devono essere freschi ma il latte e tutti i latticini, yogurt compreso sono vietati in caso di candidosi diagnosticata. I formaggi stagionati sono vietati. Non bisogna assumere prodotti caseari con gli agrumi. Inoltre ,in caso di eczema o di psoriasi, il latte di capra e di soia sono preferibili al latte vaccino.

UOVA: Le uova sono permesse 2 volte alla settimana e possono essere preparate in ogni maniera, ma mai fritte.

OLII: Gli olii permessi sono: olio extra vergine di oliva

CIBI da EVITARE:

1. Tutte le carni rosse

2. Tutte le solanacee: pomodori (salse e sughi), melanzane, peperoni , peperoncino; le patate bianche, la paprica.

3. Bevande gassate artificiali

4. Dolciumi, pasticcini, cioccolato, patatine, patatine fritte, pop-corn, e i vari cibi artificiali da aperitivo.

5. Tutti i cibi fritti.

6. Lievito e cibi lievitati. Soprattutto se il paziente presenta forme di micosi.


Ecco un esempio di settimana tipo di dieta alcalinizzante

Appena svegli: un bicchiere d’acqua con l’aggiunta di mezzo cucchiaino di Alkimo
Colazione: caffè d’orzo e macedonia, un bicchiere di latte parzialmente scremato o un yogurt bianco (Merano) con due cucchiaini di Marmellata (Rigoni)

Metà mattina: un frutto di stagione

Aperitivo: un succo di pomodoro o un centrifugato di carote e sedano o un bicchiere di Biotta succo di Breuss
A fine cena: una tisana fionocarbo (aboca)
Prima di dormire: un bicchiere d’acqua con l’aggiunta di un cucchiaino di Alkimo

Qui di seguito riporto una settimana tipo ma ognuno può costruirsi la proria alimentazione giocando di fantasia

Lunedì
Pranzo: insalata di lattuga, rucola, radicchio, pomodori e spinaci freschi in foglia, condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva e succo di limone, risotto con asparagi o altro vegetale, 40 grammi di riso integrale e brodo vegetale, 150 grammi di albicocche.
Cena: un piatto di minestrone, insalata mista condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva ed aromi a piacere, un hamburger di soia, 150 grammi di frutta di stagione.

Martedì
Pranzo: insalata mista condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva e succo di limone, 50 grammi di pasta integrale con pomodoro fresco e basilico, 150 grammi di frutta fresca di stagione.
Cena: vellutata di verdure senza sale con foglie fresche di menta e basilico, insalata a piacere mista condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva e succo di limone, 150 grammi di merluzzo al cartoccio, 150 grammi di frutta di stagione.

Mercoledì
Pranzo: insalata mista con lattuga e pomodori condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva ed aromi a piacere, un piatto di verdure al vapore con 40 grammi di pasta, 250 grammi di frutta di stagione.
Cena: vellutata di verdure senza sale con foglie fresche di menta e basilico, insalata a piacere mista con l’aggiunta di 100 grammi di tacchino o pollo cotto alla griglia con salvia e rosmarino, 150 grammi di frutta di stagione.

Giovedì
Pranzo: insalata di lattuga, rucola, radicchio, pomodori e spinaci freschi in foglia, condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva e succo di limone, risotto con asparagi, 250 grammi di frutta fresca .
Cena: vellutata di zucchine con menta o basilico fresco, un piatto di verdure alla griglia, 40 grammi di pane, 100 grammi di tofu condito con aromi e spezie a piacere.

Venerdì
Pranzo: insalata di lattuga, rucola, radicchio, pomodori e spinaci freschi in foglia, condita con un cucchiaio da tè di olio d’oliva e succo di limone, 40 grammi di pasta integrale al farro con zucchine stufate e pomodorini freschi, 150 grammi di frutta di stagione.
Cena: vellutata o minestrone di verdure di stagione, insalata mista a piacere, 80 grammi d’insalata di polpo con abbondante sedano, 4 albicocche, 150 grammi di albicocche.

Sabato
Pranzo: insalata mista a piacere con poco sale, succo di limone e un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva, passato di verdure con carote e patate, 250 grammi di albicocche.
Cena: 300 grammi di verdure al vapore condire con poco sale e un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva, due hamburger di soia, 200 grammi di albicocche.

Domenica
Pranzo: insalata mista con patate lesse, carote, pomodori e scagliette di tofu, condita con poco sale e olio extravergine d’oliva, 250 grammi di albicocche.
Cena: minestra di verdura di stagione senza pasta, insalata mista a piacere, macedonia di frutta fresca di stagione.

martedì 10 agosto 2010

Alimentazione, Integrazione e Chemioprevenzione


Molti progressi sono stati fatti a partire dai primi anni novanta nella comprensione degli eventi cellulari e molecolari che stanno alla base della cancerogenesi. Si è potuto comprendere che la cancerogenesi è caratterizzata da un'espressione genica alterata che trae origine da modificazioni a livello del DNA attraverso un percorso estremamente lungo e complesso. Tale processo avviene attraverso molte fasi ognuna delle quali prevede una serie di cambiamenti cellulari. Questo comporta che solo dopo molti anni dalla prima alterazione genica il tumore diventi clinicamente identificabile. Una precisa conoscenza delle fasi di sviluppo dei tumori è necessaria per comprendere come l'alimentazione o l'integrazione nutrizionale siano in grado di modulare la risposta dell'organismo all'insorgere del tumore stesso. Le progressive modificazioni geniche che avvengono durante le fasi della cancerogenesi permettono alla cellula pretumorale di acquisire determinate caratteristiche che permetteranno, in seguito, l'acquisizione di vantaggi in termini di crescita e di sopravvivenza cellulare rispetto ai tessuti normali circostanti. Infatti i tumori non possono semplicemente essere considerati ammassi di cellule ma creano un microambiente tumorale costituito da cellule differenziate tra loro con la funzione di tramandare la linea cellulare tumorale. La prima fase della cancerogenesi viene definita come iniziazione e coincide con il primo danno al DNA cellulare dovuto all'esposizione della cellula ad un agente in grado di indurre questa prima mutazione. Se tale lesione non viene corretta o la cellula non viene eliminata sarà in grado di riprodursi in cellule figlie che potenzialmente potranno portare allo sviluppo di un tumore. Tuttavia l'iniziazione non è di per sé sufficiente per lo sviluppo del cancro. La cellula precancerosa deve andare incontro ad una fase di promozione attraverso la sua esposizione ad un agente che viene definito promuovente in grado di alterare il grado di proliferazione cellulare attraverso ulteriori danni al DNA. Infine avviene il terzo stadio della sviluppo della cancerogenesi, definito progressione, caratterizzato dalla migrazione di alcune cellule del tumore primario verso sedi o organi lontani attraverso il torrente circolatorio. Quest'ultimo stadio è responsabile del novanta per cento delle morti provocate da neoplasie. La relazione tra dieta e cancro è stata oggetto di un gran numero di ricerche che, pur evidenziando una correlazione certa, non sono state in grado di dare delle linee guida per quanto riguarda la chemioprevenzione condivise da tutta la comunità scientifica. Tale relazione infatti risulta assai complessa dato il numero di variabili presenti. Basti pensare che attraverso un regime dietetico si possono assumere più di 25.000 molecole bioattive in quantità variabili a seconda della provenienza del cibo ingerito, del metodo di produzione adottato e dei sistemi di conservazione e cottura subiti dal cibo stesso. Inoltre ogni singolo costituente dietetico è in grado di modulare tutta una serie di processi sia nelle cellule normali che in quelle tumorali e la risposta delle une e delle altre può essere molto diversa. Se ciò non bastasse diversi componenti della dieta sono in grado di modulare uno o più dei processi cellulari che caratterizzano un tumore assumendo un ruolo protettivo o, in alcuni casi, favorente lo sviluppo tumorale. Data la notevole complessità di tali relazioni rimane di primaria importanza sviluppare una strategia di prevenzione delle patologie tumorali che necessariamente dovrà essere multifattoriale. Un approccio naturopatico alla prevenzione delle patologie neoplastiche potrebbe essere il seguente:

1)Evitare l'esposizione agli agenti cencerogeni conosciuti
2)Potenziare i meccanismi di difesa dell'organismo attraverso il controllo dell'eubiosi intestinale
3)Ridurre l'acidosi tissutale
4)Modificare lo stile di vita per ridurre lo stress ossidativo a livello cellulare
5)Prevedere una adeguata integrazione chemiopreventiva

In particolare la chemioprevenzione consiste nel tentativo di inibire o quantomeno rallentare il lungo percorso che porta una cellula alla sua trasformazione in un tumore. Tale strategia si avvale dell'utilizzo di una corretta alimentazione e di una integrazione con fitoterapici bioattivi in grado di agire su una o più fasi di progressione tumorale. E' ormai accertato che una alimentazione prevalentemente vegetariana è in grado di fornire all'organismo tutta una serie di molecole che nel loro insieme risultano protettive nei confronti dei tumori. A tal proposito è interessante notare che il danno al DNA, lo stress ossidativo e l'infiammazione cronica, sono meccanismi comuni a tutte le patologie cronico-degenerative e che la prevenzione primaria contro i tumori è in grado di dare una risposta molteplice ai bisogni di salute. Il potenziale antitumorale di questo tipo di dieta ha mantenuto alta l'attenzione del mondo scientifico nei confronti dei componenti fitochimici presenti nelle verdure e nella frutta responsabili della chemioprevenzione. Tali molecole hanno strutture stereochimiche estremamente diversificate e per tale ragione sono in grado di esercitare i loro effetti protettivi attraverso diversi meccanismi d'azione che includono il blocco della proliferazione cellulare, l'induzione dell'apoptosi, l'inibizione dell'angiogenesi e l'inibizione della capacità metastasizzante. La proliferazione cellulare dipende dal perfetto bilanciamento tra segnali che stimolano la crescita cellulare e segnali inibenti. La maggior parte delle cellule normali si trovano in uno stato di quiescenza e, per rientrare nel ciclo di crescita cellulare devono essere opportunamente stimolate con fattori di crescita e disporre di spazio e adeguati livelli di nutrienti. Gli alimenti contengono una serie di modulatori della crescita cellulare che possono agire sia come promotori energetici di tale crescita, sia come coenzimi essenziali per la produzione delle proteine necessarie per tale crescita. Ne sono un esempio vitamine come la vitamina A la vitamina B12 o minerali quali il ferro e lo zinco. Altre sostanze complesse presenti nell'alimentazione sono invece in grado di bloccare la replicazione cellulare. Gli Isotiocianati che riscontriamo nella famiglia delle crucifere e molte altre molecole come ad esempio le Antocianidine, dei flavanoli presenti nei frutti di colore rosso o blu (ribes fragola uva ecc) risultano tuttora in fase di studio per le loro proprietà antitumorali legate alla loro capacità di bloccare la replicazione. Altre molecole sono invece interessanti per la loro efficacia nell'indurre il processo dell'apoptosi. Con il termine apoptosi si definisce un meccanismo di morte cellulare presente nel nostro organismo che controlla il numero di cellule rimuovendo quelle danneggiate ed impedendone la replicazione. Spesso le cellule tumorali acquisiscono delle mutazioni a carico dei geni che regolano l'apoptosi e possono pertanto eludere i segnali apoptotici. Numerose sostanze contenute negli alimenti e nei fitoterapici sono in grado di indurre apoptosi. Particolarmente interessanti risultano l'epigallocatechina gallato presente nel Tè verde e la Curcumina presente nella Curcuma Longa che a pieno titolo trovano posto nel protocollo di integrazione utilizzato nel Centro Studi Naturopatici. Il loro meccanismo d'azione è ancora oggetto di studio ma è ormai comprovata la loro efficacia in tal senso. In particolar modo l'epigallocatechina gallato è risultata efficace anche nel contrastare il processo dell'angiogenesi cioè quel meccanismo attraverso cui il tumore produce una propria vascolarizzazione per assicurarsi l'apporto di nutrienti e ossigeno necessari per la sua crescita. La conseguenza diretta di questa duplice azione dei fitocomplessi del Tè verde è il contrasto diretto nei confronti del processo di metastasizzazione del tumore. Altre sostanze interessanti sono gli isotiocainati ,già citati, e il Resveratrolo che tuttavia presenta gravi problemi di biodisponibilità. E' invece poco razionale cercare di ridurre lo stress ossidativo a livello cellulare ad opera di sostanze reattive a livello di membrana utilizzando sostanze antiossidanti come la vitamina C la vitamina E, Carotenoidi o Retinolo, perché la neutralizzazione delle specie reattive dell'ossigeno ad opera di queste sostanze possono ritardare o anche inibire l'apoptosi e favorire così la sopravvivenza delle cellule tumorali. Basandosi su tutte queste evidenze e sui numerosi studi effettuati il National Cancer Istitute ha identificato 40 piante edibili che contengono potenziali composti chemiopreventivi ma di questi solo alcuni sono in fase clinica. E' comunque importante comprendere che una qualsiasi strategia chemiopreventiva basata sull'uso di fitocomplessi deve tener conto della possibile esistenza di effetti tossici perchè l'effetto protettivo è temporaneo e per tale ragione la loro somministrazione è necessariamente continuativa. Per tale ragione il protocollo in uso nel CSN utilizza una serie di elementi da utilizzare in maniera sequenziale. É inoltre essenziale accompagnare qualsiasi protocollo chemiopreventivo con una alimentazione adeguata ed uno stile di vita salubre perchè solo questi elementi assicurano nel tempo una strategia efficace nel contrastare tutte le patologie cronico – degenerative.

martedì 29 giugno 2010

PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA NATUROPATIA : Causalismo


L'uomo si sviluppa armonicamente secondo tre livelli:

1 Mentale / spirituale
2 Emozionale / psichico
3 Fisico

questi tre livelli sono in relazione tra di loro attraverso un network di informazioni che continuamente passano da un livello all'altro mantenendo così una completa integrazione tra loro. E' quindi evidente che lo stato di salute di un individuo può essere valutato solo se si prendono in considerazione tutti e tre i livelli a seconda della loro importanza gerarchica. Il piano mentale spirituale occupa la posizione più alta nella gerarchia dato che a questo livello ritroviamo le funzioni più importanti per l'espressione dell'essere umano mentre il livello fisico occupa la posizione più bassa. Sarà quindi necessario ricercare quale sia il livello gerarchico del disturbo principale e quindi individuare il centro di gravità del malessere della persona per poter mettere in atto un percorso di guarigione efficace. Il piano mentale di un individuo è legato al livello di consapevolezza e comprensione che la persona stessa è in grado di mantenere in relazione al mondo che la circonda e alla sua percezione di sé. E' interessante notare che molte culture antiche di grande spessore culturale e filosofico abbiano sviluppato precocemente un sistema di guarigione che poggia le proprie basi sull'idea che mente e corpo costituiscano una unità inscindibile ed integrata. Sia la medicina tradizionale cinese, squisitamente empirica e pragmatica, sia la medicina tibetana, derivazione mirabile dei concetti buddisti di mente, e vacuità, riconoscono l'importanza della consapevolezza quale mezzo di comprensione della realtà oggettiva e attribuiscono al piano mentale la priorità rispetto al livello emozionale e fisico. Del resto è esperienza comune a tutti noi osservare come una persona possa continuare a vivere felicemente se rimane in grado di dare un contributo creativo agli altri e a sé stessa anche dopo aver subito una invalidità fisica, mentre non è possibile vivere una vita pienamente felice quando il nostro grado di comprensione della realtà viene a mancare. Se fosse possibile portare il nostro grado di consapevolezza al massimo livello raggiungeremo uno stato di assoluta beatitudine che a seconda delle tradizioni filosofiche è stato definito come santità, illuminazione, nirvana. Solo a questo livello i tre piani mentale, emozionale e fisico risultano perfettamente integrati tra loro. Seguendo questo ragionamento è chiaro che il maggior risultato di qualsiasi strategia terapeutica viene raggiunto solo quando il terapeuta porta la persona da aiutare a prendere consapevolezza che il proprio malessere esternato sul piano fisico spesso nasconde anche un disagio a livello mentale e o spirituale su cui si è innestato e di cui si è nutrito. Le patologie funzionali di tipo psicosomatico ne sono un esempio eclatante. La conclusione che si può trarre è che se un individuo vuole evitare sofferenze mentali ed emozionali, che possano poi sfociare in malesseri anche a livello fisico, dovrebbe coltivare la consapevolezza del suo inter-essere con gli altri e con il mondo che lo circonda, l'umiltà e il lasciare andare per raggiungere uno stato di calma mentale. Questo non significa ritirarsi in una vita ascetica ma uniformare ogni azione della propria vita alla via del giusto mezzo. Il piano emozionale è di per sé una emanazione diretta del piano mentale – spirituale e funge da raccordo tra il piano mentale ed il piano fisico. Questo livello, oltre a fungere da collettore e filtro degli stimoli che provengono dall'ambiente, funziona anche come veicolo di espressione per i sentimenti e gli eventuali disturbi emozionali che possono interessare l'individuo. Generalizzando possiamo affermare che gli squilibri sul piano emozionale si manifestano attraverso una accresciuta sensibilità agli stimoli esterni che ci trasforma in individui più vulnerabili separati dal resto della creazione di cui non ci sentiamo più parte. Dall'altro lato, gli stati emozionali più evoluti tendono a portarci ad uno stato di unità con il resto del creato che noi identifichiamo con la felicità. In ognuno di noi la coscienza può essere suddivisa tra coscienza e coscienza deposito. Nella prima risiedono le emozioni che viviamo istante per istante, è il luogo dell'esperienza delle emozioni stesse; nella seconda risiedono invece i semi delle emozioni positive, negative e neutre di cui abbiamo fatto esperienza e che sono pronte ad emergere dalla coscienza deposito a seconda dell'esperienza oggettiva che in quel momento ci troviamo a vivere. Ognuno di noi a livello emozionale è portato a ricercare la felicità e ad evitare la sofferenza. Questa lotta viene vissuta proprio sul piano emozionale e può essere vinta attraverso la consapevolezza e la comprensione profonda della realtà a livello mentale. Se noi coltivassimo ogni istante della nostra vita i semi della gioia, dell'amore e della compassione nella nostra coscienza deposito e evitassimo accuratamente di innaffiare quelli negativi della rabbia e dell'egocentrismo, raggiungeremmo il più alto livello di equilibrio psicofisico caratterizzato da una totale calma dinamica associata con l'amore per se stesso, per gli altri e per l'ambiente. Il piano fisico dell'esistenza è la parte dell'organismo umano di cui la medicina occidentale si è tradizionalmente occupata esaminandolo in profondità attraverso scienze quali l'anatomia, la fisiologia, la patologia, la biochimica e la biologia molecolare. Attraverso queste scienze la cultura occidentale ha prodotto un sistema terapeutico che pone le sue basi sulla conoscenza meccanicistica puntuale di organi ed apparati e sulla capacità di ripararne i danni ( Chirurgia ) o quantomeno impedirne il degrado attraverso l'utilizzo di sostanze chimiche ( Farmaci) atte a curarne i sintomi in senso soppressivo. La ricerca delle cause primitive della patologia organica non sono argomento di discussione mentre le cause eziologiche vengono ricercate per progredire nella conoscenza meccanicistica di quell'organo o quell'apparato. A questo livello si innesta in maniera più evidente la netta differenza tra l'approccio naturopatico al malessere e l'approccio allopatico. La medicina allopatica infatti si occupa di patologia e quindi di curare sintomi e di trovare una nuova omeostasi che non esclude la malattia ma la include in uno stato di salute non salute. La naturopatia si occupa invece di fisiologia e tenta di ricreare lo stato di benessere antecedente alla malattia attraverso un processo di vicariazione regressiva dei sintomi fino al raggiungimento di un equilibrio dinamico il più vicino possibile a quello esistente prima dell'evidenziarsi del malessere stesso. In tal senso la naturopatia prevede un approccio causale partendo dalla fisiologia mentre la medicina allopatica prevede un approccio sintomatico partendo dalla patologia. Alcuni esempi possono essere di aiuto per comprendere questi concetti cardine della naturopatia .
Esempi concreti di causalismo applicati a patologie funzionali sul piano fisico:

ARTROSI è un processo di degenerazione delle cartilagini articolari che si cura in allopatia con antinfiammatori e cortisonici e in medicina naturale con Broswelia Serata, Arpagophitum Procubens e Ribes Nigrum. In naturopatia il processo terapeutico parte dalla conoscenza che la produzione di cartilagine nelle articolazioni è enzima dipendente e che tali enzimi sono a loro volta metallo-dipendenti, cessando di funzionare in presenza di carenze di metalli tipo Mn Cu Zn Li .Si provvederà a somministrare tali oligo-elementi per almeno due mesi per superare il blocco enzimatico. Ma data al preparazione causale del naturopata, il successivo passaggio sarà quello di chiedersi il perché si è creato un deficit di mineralizzazione del paziente. La causa può essere costituzionale ma anche determinata da progressiva acidosi del connettivo tissulare che comporta depauperamento dei minerali organici. Si dovrà quindi lavorare sull’alimentazione riducendo l'apporto di elementi acidificanti come ad esempio l'acido urico proveniente dal metabolismo delle proteine e la frutta e verdure acidificanti. Si limiterà anche la disbiosi e la fermentazione intestinale possibile concausa del malassorbimento degli oligo-elementi e si useranno dei complementi alimentari alcalinizzanti. Questo è un corretto approccio causale.

Altro esempio può essere una BRONCHITE recidivante che comporta una notevole produzione di catarro che si dovrà asportare mediante piante fluidificanti ma che riconosce una causa estranea all'organo polmone. Il problema infatti non è solo a livello polmonare ma anche a livello epatico, organo deputato alla escrezione delle tossine colloidali. Si interverrà quindi con una dieta di eliminazione dei grassi e degli zuccheri o una monodieta a base di frutta o verdura per un giorno o due la settimana.

Anche soggetti che soffrono di ARITMIA anche senza segni clinici a livello cardiocircolatorio possono essere aiutati da un naturopata che individua la causa del problema in una distorsione vertebrale ma maggiormente in una sindrome gastrocardiaca di Roemaldh. Se infatti c'è una disbiosi in atto con fermentazioni consistenti, si svilupperà gas che premendo sul diaframma lo farà alzare e costringerà l'apice del cuore ad alzarsi con conseguente alterazione del ritmo cardiaco. ecco quindi l'importanza di risolvere la disbiosi .
Ultimo esempio può essere quello delle EMORROIDI che in naturopatia non sono altro che un’infiammazione del plesso emorroidario dovuto a cattiva efficienza del fegato che non essendo in grado di espellere la massa tossinica la veicola verso il sistema portale e il plesso mesenterico infiammando a sua volta anche il plesso emorroidario. Sarà quindi necessario lavorare sul fegato e sulla fermentazione intestinale che probabilmente intasa il sistema emuntoriale del fegato. Quindi pulizia intestinale con perossido di magnesio o psylium, ripristino della flora intestinale ed evitare latte e latticini oltre che utilizzare piante colagoghe e coleretiche come ad esempio il Carciofo, il Cardo Mariano o il Crisantellum Americanum se il colesterolo è alto a livello ematico. Anche il Raphanus può essere utilizzato ma solo in alcune costituzioni forti che sopportano trattamenti energici.
Da questi pochi esempi si evince che per il naturopata non esiste la malattia ma solo la persona malata e che il naturopata non cura la malattia ma piuttosto si prende cura della persona malata individuando le cause primitive soggettive del malessere e ponendo in essere una strategia multidisciplinare di vicariazione regressiva verso il migliore equilibrio omeostatico raggiungibile in quella data persona.

sabato 26 giugno 2010

Naturopatia : Le Origini


La naturopatia affonda le sue origini nella notte dei tempi e risulta molto difficile tracciare un percorso storico lineare della sua evoluzione. La sua storia è stata scritta in migliaia di anni attraverso la capacità dell'uomo di fare esperienza della natura e delle innumerevoli opportunità terapeutiche che essa, da sempre, ha messo a disposizione dell'umanità. In ogni continente l'umanità ha sviluppato i primi rudimenti di una medicina etnica che attraverso un percorso di conoscenza empirico ha posto le basi di quello che nell'ottocento diverrà l'igienismo e ,in epoca moderna, il percorso naturopatico verso il mantenimento di uno stato di benessere psico fisico che oggi identifichiamo con il termine di salute. In questo contesto l'uomo non è diviso dal macrocosmo in cui interagisce ma né fa totalmente parte condividendone sia le difficoltà che le opportunità offerte . Solo negli anni trenta con l'avvento della chimica e lo sviluppo dell'industria farmaceutica si assisterà allo spostamento dell'attenzione dell'uomo da un concetto olistico del mondo, e quindi anche della medicina, verso un concetto meccanicistico che lo porterà a ricercare metodi di cura più incentrati sul sintomo e sulla malattia . La naturopatia moderna risulta quindi essere un movimento culturale e scientifico che vuole recuperare la centralità dell'uomo rispetto la malattia e le sue conseguenze. Innanzitutto la naturopatia riconosce che l'organismo umano non è una entità isolata e autosufficiente poiché ogni persona nasce e si sviluppa all'interno di un macrocosmo costituito da variabili fisiche, ambientali, sociali e spirituali in grado di influenzare il suo sviluppo psico fisico. L'equilibrio dinamico che l'essere umano riesce a stabilire con tutte queste componenti del macrocosmo con cui interagisce sono alla base del suo stato di salute. Purtroppo, con il tempo, l'uomo si è via via allontanato dalle leggi naturali per passare da un modello di sviluppo circolare che prevedeva un basso indice di impatto ambientale ad un modello di sviluppo lineare che comporta di per sé un grande impatto ambientale ed una degenerazione massiccia e progressiva del nostro ambiente. La violazione umana delle leggi naturali ha comportato un aumento dello sforzo, da parte dell'individuo, per adattarsi alle nuove condizioni meno favorevoli con la conseguenza che l'omeostasi interna è sempre più difficile da raggiungere. La malattia quindi può essere interpretata come un deficit di adattabilità che si manifesterà in maniera diversa da individuo ad individuo a seconda delle sue predisposizioni genetiche (terreno) e delle influenze dell'ambiente in cui vive. Da tutto ciò si può dedurre che l'essere umano è una unità integrata con tutto ciò che la circonda e che tale unità viene realizzata attraverso un network di relazioni di tipo chimico fisico e di tipo mentale in grado di mantenere l'omeostasi interna. Solo se gli stimoli negativi sono più forti della capacità di adattabilità del sistema si potrà instaurare uno squilibrio sul piano mentale emozionale e fisico che noi classifichiamo impropriamente come malattia. Data questa premessa è assolutamente corretto asserire che la naturopatia di per sé non può essere considerata medicina e che ,come ha riconosciuto l'Organizzazione Mondiale della Sanità, deve invece essere definita una disciplina salutistica che agisce sulle abitudini di vita scorrette e sullo stile alimentare per riportare equilibrio omeostatico. La naturopatia non è tuttavia un contenitore di tutto ciò che è medicina non convenzionale essendoci una profonda differenza tra naturopatia, medicina allopatica, medicina naturale e omeopatia, tanto per citare i metodi terapeutici più importanti. Alloterapia e medicina naturale sono di competenza medica e partono dallo studio sistematico dei sintomi di una malattia per definirne il decorso, la terapia sintomatica e la prognosi. Non c'è uno studio costituzionale e una ricerca causale alla base di queste discipline. Il Naturopata s’interessa invece del terreno e della costituzione del soggetto esaminato riconoscendo centralità alla causalità che ha prodotto il sintomo e avendo un approccio olistico, complessivo al paziente esaminato nella sua unicità. La Naturopatia si avvale ,per una analisi diatesico costituzionale, dell'iridologia naturopatica che permette di identificare il terreno e quindi la costituzione del paziente. Di conseguenza il naturopata è in grado di conoscere quali sono le predisposizioni del paziente nei confronti delle malattie. E' innanzi tutto un metodo per verificare l'eventuale sovraccarico tossinico dell'organismo determinato essenzialmente da un deficit di efficienza degli organi emuntori. E' inoltre utile per capire quale sia lo stato dei nostri organi emuntori e ci permette di predisporre una serie di accorgimenti sia alimentari che terapeutici atti a ritrovare l'equilibrio omeostatico perduto. Ci permette infine di evidenziare lo stato energetico e vitale dell'organismo considerato, oltre che determinare i livelli di demineralizzazione raggiunti.

sabato 10 aprile 2010

Psoriasi e Iridologia seconda parte



Ho rivisto il paziente con la psoriasi dopo un primo periodo di trattamento con i fumarati e il drenaggio specifico e devo dire che la situazione è nettamente migliorata. Lo stesso paziente è sorpreso nel constatare gli effetti del lavoro svolto finora. La pelle si presenta integra anche nei punti più difficili come nelle pieghe inguinali. Come si può contatare dalle due slide qui riportate l'area dell'intestino di questa persona è decisamente destrutturata e anche a livello del derma i segni della patologia in atto sono molto evidenti.

sabato 27 marzo 2010

Psoriasi e iridologia

Proseguendo con i miei interventi nel campo della iridologia vorrei riportare un nuovo studio effettuato su di un maschio di 42 anni che si presenta al primo intervento in deciso sovrappeso e con una psoriasi che ricopre gran parte del corpo. Sono già state tentate varie strade per risolvere il suo problema ma con scarsissimi risultati. Alla prima consulenza si presenta con la pelle completamente destrutturata ed è costretto a cambiarsi più volte durante la giornata perchè l'esudato è molto abbondante. Durante l'anamnesi naturopatica e l'analisi iridologica viene valuatata l'area intestinale e si riscontrano segni relativi alla presenza di diverticoli (confermati dallo stesso paziente) e una situazione di disbiosi intestinale che spesso si accompagna alle affezioni della pelle. Si procede ad una fase di rieducazione alimentare con conseguente calo ponderale, alla rieducazione all'idratazione e ad un primo intervento di drenaggio e cura del sintomo principale. Dopo un mese la pelle pur presentandosi rossa è integra l'esudato è quasi scomparso e il paziente ha perso circa 6 Kg. La fase sucessiva si concentra sull'integrazione specifica con un immunomodulante contenente anche fumarati e l'assunzione di Cedrus Libani MG associato a Secale Cereale MG per almeno un altro mese. Si mantiene il regime dietetico proposto dato i notevoli risultati ottenuti senza presenza di fame e con un aumento di vigore fisico. Rimando al prossimo post per seguire l'evolvere di questo caso e per la pubblicazione delle foto