Centro Studi Naturopatici

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sabato 19 gennaio 2013

La musica Binaurale

E' ormai provato da molte ricerche nel campo delle neuro scienze che la musica e i suoni hanno una grande influenza sulla psiche umana. E' esperienza di noi tutti l'avere associato un determinato motivo musicale ad un particolare evento della nostra vita ed aver constato che quella melodia e' in grado di rievocare lo stesso stato emotivo provato in quel determinato contesto psichico anche dopo anni da quell'evento. Questa nostra esperienza empirica e' confermata anche da ricerche scientifiche corpose e anche da fatti di cronaca recente. Basti pensare alla Sindrome di Lavandonia . Lavandonia e' una musichetta che accompagnava i giochi elettronici dei Pokèmon usciti per la prima volta nel 1996 in Giappone ed utilizzati da bambini compresi in una fascia di età compresa tra i 7 e gli 11 anni. I bambini presentarono ben presto alcuni disturbi come tremori, vomito, incubi e mal di testa e la maggior parte di coloro che accusavano i maggiori sintomi avevano l'abitudine di utilizzare gli auricolari durante le sessioni di gioco. Analizzando il tema di Lavandonia si scoprirono dei particolari toni che avevano la possibilità di essere sentiti solo dai bambini e che erano in grado di produrre i disturbi sopra esposti, tanto che la versione europea del motivetto non conteneva tali toni e conseguentemente non ha provocato alcun disturbo nei bambini. I toni riscontrati nel motivo incriminato si chiamano toni binaurali e sono da molto tempo conosciuti dagli studiosi. Le frequenze "Binaural Beats" o battimenti binaurali sono state scoperte nel 1839 dal tedesco Heinrich Wilhelm Dove e sperimentate per la prima volta sul cervello dal Dr. Gerald Oster nel 1973 al Mount Sinai School of Medicine di New York. I toni binaurali, o battiti binaurali, sono dei battimenti che vengono percepiti dal cervello quando due suoni con frequenza inferiore ai 1500 Hz e con differenza inferiore ai 30 Hz vengono ascoltati separatamente ,meglio se attraverso cuffie o auricolari,. I suoni non devono essere troppo alti e troppo discostati come frequenza, altrimenti verrebbero percepiti come due suoni distinti, come in realtà sono effettivamente; per questo nei toni binaurali, vengono utilizzate frequenze tra i 1000 e 1500 Hz, con una differenza tra orecchio destro e sinistro inferiore a 30Hz, che si dimostrano in grado di produrre l'effetto. E' Il cervello nel Ponte di Varolio, sulla via acustica, che genera un terzo tono equivalente alla differenza tra le due frequenze e che, a sua volta, viene percepito dal soggetto in maniera nitida come un battimento acustico. Quindi tali battimenti non sono conseguenza, come normalmente accade, di una sovrapposizione fisica delle onde sonore dato che ciò è impossibile utilizzando degli auricolari, ma vengono generati direttamente nel cervello. In un EEG su umani, e primati in genere, vengono normalmente rilevate delle frequenze leggermente variabili da soggetto a soggetto e distinte a seconda dello stato psico emotivo del momento. Frequenze maggiori di 40 Hz danno origine alle Onde Gamma caratteristiche di una attività mentale elevata e tipiche delle situazioni di paura o di problem solving, frequenze tra i 13 e i 39 Hz danno origine alle onde Beta che si riscontrano nei momenti di concentrazione vigile mentre tra i 7 e i 13 Hz abbiamo le onde Alpha che producono un rilassamento vigile normalmente presente nelle fasi di pre-sonno. Dai 4 ai 7 Hz si riscontrano le onde Theta tipiche dei momenti di sonno Rem (sogno) e della meditazione profonda e infine a frequenze inferiori ai 4 Hz abbiamo le onde Delta che caratterizzano il sonno profondo senza fase onirica. E' evidente che i toni binaurali potrebbero in linea teorica essere utilizzati a fini terapeutici per indurre per esempio uno stato di rilassamento in un soggetto particolarmente stressato ma, dato che le frequenze rilevate per le attività cerebrali cognitive sono al di sotto dei 30– 40 Hz, è molto difficile se non impossibile l'input naturale attraverso l'udito di frequenze vicino o sotto la soglia inferiore acustica umana per scopi terapeutici. Per riuscire a innescare tali frequenze, ad esempio sui 10 Hz come le onde Alfa rilevate normalmente nelle fasi di rilassamento, tipicamente viene applicato ad un orecchio un tono da 315 Hz ed all'altro un tono da 325 Hz, cosicché il cervello generi un terzo tono con una frequenza da 10 Hz. definito tono binaurale. Le onde binaurali entrano in risonanza con l’organismo e attivano determinati processi neurologici sulla base dello scopo per cui sono state generate. Questi toni possono poi possono essere inseriti in un brano di musica adeguato al raggiungimento di uno scopo specifico e quindi utilizzati anche grazie alla loro totale compatibilità con terapie, anche di tipo farmacologico. Tali musiche possono essere utilizzate per il rilassamento, per sviluppare capacità immaginative e creatività, per aiutare la meditazione , per alleviare emicranie e mal di testa, per la riduzione del fabbisogno di sonno e l’induzione al sonno naturale e per l’eliminazione della depressione e dell’ansia. La base neurofisiologica dell’effetto sta nell’accrescimento dell’attività delle onde alpha emesse dal cervello e nell’aumento della sincronizzazione degli emisferi cerebrali. Ciò produce un miglioramento delle capacità di rilassamento con il conseguente aumento delle prestazioni attive quali lucidità mentale e miglioramento della qualità della vita. Oster stesso definì i Toni Binaurali come un potente strumento per le ricerche nel campo della neuroscienza cognitiva. In un suo articolo del 1973 sulla rivista Scientific American Oster notò che i Battimenti Monaurali riuscivano ad ottenere delle forti risposte corticali che sono le attività elettriche responsabili delle induzioni cerebrali e suggerì il loro uso anche come strumento per diagnosi mediche nelle problematiche dell'udito o di natura neurologica. Scoprì infatti che alcuni soggetti affetti dal morbo di Parkinson non riuscivano a percepire i toni binaurali e che gli stessi soggetti sottoposti a terapia farmacologica erano poi in grado di percepirli. In seguito altri ricercatori come il Dr. Norman Shealy e il Dr. Glen Solomon misero in evidenza le potenzialità terapeutiche di questi suoni generati nel cervello per la cura complementare del mal di testa o per la stimolazione del rilascio della serotonina negli stati di depressione. Gli studi continuarono e nel 1990 ricercatori come il Dottor Russell, il Dr. Carter e altri esplorarono le vaste potenzialità di utilizzo delle induzioni cerebrali con l'ADD e i disturbi di apprendimento, conducendo ricerche anche per la stanchezza cronica, il dolore cronico l'ipertensione e una serie di altri disturbi. Una costante ricerca continua ancora oggi con il lavoro del Dr. Thomas Budzynski, David Siever e molti altri. Esistono numerosi e vasti campi di applicazione per i quali i toni binaurali per alcune fonti sarebbero efficaci, ma senza prove sperimentali definitive. Tra queste, la cura per l'abuso di sostanze stupefacenti, tabagismo, alcolismo , potenziamento della memoria, potenziamento dell'apprendimento, potenziamento dell'erezione per soggetti con disfunzioni erettili. I frequenti risultati ottenuti in questi campi potrebbero essere attribuiti a suggestione. Nonostante la disponibilità di solidi studi scientifici empirici e una grande quantità di prove aneddotiche il mondo scientifico è ancora molto scettico sulle induzioni cerebrali e il training cerebrale, ma le informazioni si stanno diffondendo ogni giorno sempre di più tra psicologi, cliniche di salute mentale, musicoterapeuti, naturopati, allenatori, insegnanti e professionisti del settore che stanno scoprendo le induzioni cerebrali trovandole estremamente utili e praticamente prive di controindicazioni ed effetti collaterali. Per un approfondimento sull'argomento suggerisco di visitare il sito : www.amadeux.net da cui ho tratto le informazioni per la stesura di questo articolo.

lunedì 1 ottobre 2012

domenica 23 settembre 2012

La Tecnica Auricoloterapica presso il CSN

L'auricoloterapia è una terapia basata sulla ricerca ed il trattamento di punti riflessi localizzati nell'orecchio esterno. Stimolando questi punti auricolari si induce un effetto terapeutico a livello di vari organi ed apparati dell'organismo che, grazie a complessi meccanismi neurofisiologici ed endocrini, sono legati intimamente al padiglione auricolare esterno dell'orecchio. Questa metodica è stata utilizzata fin dall'antichità in Egitto e in Cina ma è stata di fatto riscoperta ed elevata al rango di terapia razionale dal medico francese Paul Nogier nel 1951. Nel 1990 l'OMS la annovera tra le terapie riflesso-terapiche. A partire dalle prime scoperte di Nogier l'auricoloterapia è oggetto di numerosi studi di neurofisiologia che ne documentano l'efficacia per trattare il dolore, i disturbi funzionali e le dipendenze. Prima di iniziare il trattamento si ricercano attraverso uno strumento a molla detto Palpeur i punti dolorosi da trattare dopo di che si applicano degli stimoli che possono essere fisici, elettrici o elettromagnetici sui punti da trattare. Dato che l'effetto terapeutico atteso non avviene lì dove è applicato lo stimolo ma in sedi molto distanti, l'auricoloterapia è di fatto una riflesso-terapia. La relazione tra il dolore provato in un determinato punto del corpo e l'emersione nel padiglione auricolare di un punto doloroso è ben documentata da un classico esperimento di Paul Nogier : provocando uno stimolo nocicettivo con una pinza su di un pollice, dopo alcuni secondi si ottiene la comparsa dell'omologo punto nell'orecchio nella zona somatotopica del pollice. La pratica sperimentale e clinica di Paul Nogier e dei suoi collaboratori ha permesso di disegnare con estrema precisione una mappa auricolare somatotopica su cui sono rappresentati tutti gli organi e gli apparati dell'organismo e quindi il terapeuta è in grado di ricercare a colpo sicuro i punti trigger da trattare dopo un accurato colloquio. Nel Centro Studi Naturopatici si utilizza la tecnica dell'auricoloterapia non invasiva utilizzando per stimolare i punti mezzi meccanici come i semi di Vaccaria e correnti elettriche a bassa frequenza. La ricerca dei punti da trattare nel padiglione auricolare viene effettuata attraverso una prima ispezione visiva dei padiglioni auricolari che possono essere diversi tra di loro anche in misura notevole. Viene osservata la struttura generale dell'orecchio e la presenza di alterazioni sia della struttura cutanea che cartilaginea, come pieghe, solchi o ipertrofie. In questa prima fase si procede anche alla palpazione dell'orecchio tra indice e pollice per valutare la consistenza e la sensibilità dei tessuti. Infatti ogni qualvolta si evidenziano alterazioni morfologiche o di sensibilità sul padiglione auricolare si possono ipotizzare squilibri funzionali a carico dell'organo o apparato rappresentato in quel punto. A questa prima fase segue la detezione dei punti da trattare attraverso mezzi meccanici come il palpeur o elettrici . La detezione meccanica viene effettuata con il palpatore a pressione (palpeur), uno stiletto caricato a molla in grado di esercitare una pressione standard sul punto da valutare. Il punto risulterà dolorosa alla pressione del palpeur quando l'organo corrispondente nel corpo è doloroso o ha perso il suo equilibrio fisiologico. Normalmente il dolore provocato è sproporzionato rispetto allo stimolo applicato tanto da provocare il segno della smorfia nel viso della persona. Tale reazione è la condizione necessaria per trattare quel punto con i semi di Vaccaria. La ricerca dei punti patologici nell'orecchio attraverso detettori elettrici può essere attuata perchè tali punti presentano caratteristiche elettriche particolari in quanto la loro resistenza è più debole di quella delle zone vicine sane. A tale scopo si utilizzano dei detettori in grado di misurare la variazione di resistenza elettrica cutanea. L'apparecchio indica il punto da trattare attraverso un segnale acustico prolungato per almeno 6 secondi. Il trattamento successivo dei punti può essere eseguito con varie metodiche. Il naturopata utilizza delle tecniche non invasive che vanno dal massaggio e stimolazione dei punti con bastoncini di vetro con punte arrotondate all'utilizzo dei semi di vaccaria, della penna cromatica e dello stesso detettore elettrico che permette anche di stimolare i punti con una corrente a bassa frequenza. La metodica classica prevede l'utilizzo del bastoncino di vetro con la punta arrotondata. Il movimento è di norma circolare e la pressione può provocare dolore. Il massaggio va protratto per almeno un minuto. La sensazione di dolore sul punto raggiunge un apice per poi decrescere gradualmente. In questa fase il terapeuta può anche suggerire tecniche di auto massaggio del punto da adottare a casa per continuare il riequilibrio energetico del punto stesso. Normalmente va consigliato di effettuarlo bilateralmente e per almeno un minuto due volte al giorno . Un'altra tecnica di trattamento prevede l'utilizzo dei semi di Vaccaria che per il loro aspetto puntiforme e per la loro consistenza legnosa, si prestano bene per essere applicati sul punto da trattare ed essere stimolati manualmente dalla persona stessa a casa. Ma il metodo più utilizzato in studio è il metodo di stimolazione elettrica transcutanea, metodo dolce ed indolore che permette di perturbare il punto e che si effettua con lo stesso detettore elettrico per la durata di almeno un minuto. In alcuni casi viene anche utilizzata la cromopuntura auricolare che si fonda sulla stimolazione del punto tramite frequenze monocromatiche della luce visibile ottenute facendo passare la luce su di un puntale di cristallo che riflette le varie frequenze elettromagnetiche della luce visibile. Mediante il cromopuntore si realizza un doppio effetto: la stimolazione meccanica ed cromatico elettromagnetica del punto stesso. Il punto riflesso auricolare da trattare presenta alcune caratteristiche particolari che lo distinguono dai classici punti dell'agopuntura : 1) il punto non è fisso e non è sempre rilevabile e la ricerca vine svolta nella zona dove è probabile ma non certa la sua rilevazione. Inoltre le sue caratteristiche possono variare al variare dell'attività dell'organo in quel determinato istante. 2) Il punto risulta essere doloroso. Anche questa è una peculiarità dell'auricoloterapia ed è il parametro più importante per determinare il disturbo funzionale d'organo e di apparato 3) il punto ha una minore resistenza elettrica e questo permette di evidenziare anche quei punti che possono non essere dolorosi ma che devono essere stimolati in caso di disturbi funzionali. Tali punti vanno stimolati elettricamente e non meccanicamente. 4) La detezione auricolare del punto indica un disturbo funzionale o anche una patologia na non è in grado di fornire informazioni circa la natura di tale disturbo o stabilire con esattezza l'entità della patologia. Con l'esame auricolare possiamo solo determinare che quel determinato organo presenta una anomalia nel suo equilibrio fisiologico 5) il punto è frequentemente omolaterale nel 85% dei casi e quindi la ricerca va svolta prima di tutto rispettando questa corrispondenza diretta (punto Omologo). Il punto può anche presentarsi controlaterale e quindi si parlerà di corrispondenza indiretta o punto eterologo. Raramente si manifesta la bilateralità e comunque il trattamento verrà effettuato sul punto omologo. Bibliografia: Fabio Scoppa “Lineamenti di Auricoloterapia”

venerdì 6 luglio 2012

La Leucocitosi Digestiva

Sin dal 1930 sono stati condotti studi per valutare gli effetti del cibo cotto e raffinato sul nostro sistema immunitario, ampiamente rappresentato a livello gastrointestinale. Tali ricerche vennero effettuate presso l'Istituto di chimica clinica di Losanna in Svizzera dal gruppo di lavoro del Dr. Paul Kouchakof. Durante questi studi venne evidenziato un aumento del numero di leucociti (globuli bianchi) a livello ematico immediatamente dopo l'ingestione di cibi cotti. Tale fenomeno venne definito leucocitosi digestiva ed e' sempre stato considerato fisiologico dalla medicina convenzionale. Tuttavia questa risposta all'ingestione di cibi cotti e raffinati sembra essere una risposta ad uno stato di stress dato che il nostro corpo reagisce nella stessa maniera quando viene attaccato da un agente nocivo come un'infezione o un agente tossico. Durante le ricerche di Kouchakof era anche emerso che tale fenomeno non si manifestava dopo ingestione di cibi crudi o di cibi riscaldati a basse temperature mentre aumentava notevolmente in seguito all'ingestione di cibo raffinato come i cereali raffinati e i cibi pastorizzati che subiscono l'esposizione ad alte temperature. Successivamente altre ricerche hanno dimostrato che sia mangiare cibi crudi immediatamente prima dell'assunzione di cibi cotti sia una adeguata masticazione del cibo cotto sono in grado di diminuire del cinquanta per cento la manifestazione del fenomeno della leucocitosi. Anche il medico italiano Lusignani dell'universita' di Parma nel 1924 si era occupato di leucocitosi digestiva scoprendo i meccanismi attraverso cui tale fenomeno si manifesta. Egli dimostro' che queste variazioni del numero dei globuli bianchi nel sangue sono dovute a meccanismi nervosi i che, regolando il calibro dei vasi, producono l'aumento o la diminuzione del numero dei leucociti. Si assiste infatti ad una vasodilatazione periferica, nel caso dell'introduzione di cibi crudi ed ad una vasocostrizione con conseguente aumento dei globuli bianchi circolanti se invece si assumono cibi cotti o denaturati. E' comunque innegabile che cuocere gli alimenti ha permesso all'uomo di utilizzare cibi altrimenti poco digeribili come i cereali e ha ,di fatto, assicurato una maggior igiene alimentare in un periodo in cui non esistevano sistemi adeguati di conservazione del cibo e le infezioni alimentari mietevano molte vittime soprattutto tra i bambini e i soggetti fragili come gli anziani. Ma se spostiamo la nostra attenzione sul piano della fisiologia umana, ci rendiamo conto che l'uomo, per la maggior parte della sua esistenza sulla terra, ha consumato cibi crudi e conseguentemente la sua genetica e la sua evoluzione biochimica si sono sviluppate a partire da una dieta crudista. Di fatto la cottura altera in maniera consistente la struttura delle molecole dei carboidrati e soprattutto delle proteine presenti nei cibi rendendole non riconoscibili al nostro sistema immunitario che prontamente reagisce con una risposta immediata aumentando i livelli di globuli bianchi nel sangue. Inoltre la cottura distrugge gran parte delle sostanze enzimatiche presenti nell'alimento crudo che dovrebbero concorrere con il nostro corredo enzimatico alla digestione e assimilazione dei cibi ingeriti. Basti pensare che il Dr. Edward Hoveell, massima autorità a livello mondiale nella ricerca sugli enzimi, ritiene che ogni persona nasca con un certo patrimonio enzimatico determinato geneticamente e che tale patrimonio venga consumato durante la nostra vita. L'abitudine di consumare cibi cotti ha di fatto limitato l'introduzione di cibo ad alto contenuto enzimatico contribuendo al progressivo impoverimento del nostro patrimonio enzimatico personale. Bisogna inoltre ricordare che l'utilizzo di cibi cotti comporta una perdita netta di molte altre sostanze importantissime per la nostra salute come i sali minerali e le vitamine necessari per tutti i processi biochimici che avvengono a livello cellulare. E' quindi indubitabile che gli alimenti freschi e crudi costituiscono la migliore fonte di elementi utili al benessere del nostro organismo e che e' molto importante aumentarne l'assunzione. Dobbiamo pero' anche ricordare di adottare sane abitudini come quella di iniziare il pasto con una porzione di verdure crude e masticare adeguatamente il cibo che ingeriamo.

mercoledì 6 giugno 2012

temi Venerdì 15 Giugno alle ore 20,30 presso la sala parrocchiale della Chiesa di Ponte dei Nori a Valdagno terrò una conferenza dal titolo " Le Spezie tra storia, cucina e scienza", sarà una occasione per confrontarci su questi temi. Vi aspetto !

giovedì 12 aprile 2012

Nuove strategie per contrastare l'invecchiamento : il progetto DANI

Ho letto sulla rivista della società italiana di gerontologia un interessante articolo pubblicato dal centro ricerche di biologia e patologia dell'invecchiamento dell'università di Pisa ,dedicato ai più recenti studi sulla restrizione calorica e sulla ricaduta che questo stile di vita può avere nel contrastare l'invecchiamento cellulare. L'invecchiamento può essere definito come una progressiva decadenza delle nostre strutture e delle loro relative funzioni che si associa ad una ridotta capacità di adattamento agli stress ambientali sia fisici che psichici ed ad un aumento di probabilità di contrarre malattie. I gerontologi hanno ormai determinato con precisione che le alterazioni delle nostre funzioni sono causate dallo sbilanciamento tra i fattori che determinano il danno biologico ( sia endogeni come le intossinazioni da radicali liberi e scorie del metabolismo sia esogeni come ad esempio il danno da foto invecchiamento della pelle) e l'efficienza dei processi riparativi a livello cellulare. L'effetto di questo sbilanciamento si traduce in un accumulo di mutazioni che comporta una alterazione progressiva delle funzioni cellulari. Si può quindi affermare che l'invecchiamento cellulare sia alla base di tutte le malattie cronico degenerative che colpiscono l'uomo a partire dai trenta anni. Tuttavia bisogna anche ricordare che gli studi di genetica hanno evidenziato che la longevità individuale è determinata solo per il 30% dal patrimonio genetico e che il 70% è invece attribuibile agli stili di vita adottati e ai fattori di protezione che, giorno dopo giorno, contribuiscono alla salute delle nostre cellule. E' quindi evidente che si può combattere efficacemente l'invecchiamento solamente quando si è ancora relativamente giovani ma che ad ogni età è possibile proporre un percorso legato allo stile di vita in grado di contrastare l'avanzare dell'età e le sue conseguenze. Molti studiosi ad esempio ritengono che l'invecchiamento dipenda in larga misura dalle alterazioni prodotte dai superossidi sulle nostre membrane cellulari. Le nostre cellule infatti producono energia a partire dagli alimenti ma il meccanismo non è perfetto. Circa il 99% dell'ossigeno consumato dai mitocondri, vera centrale energetica della cellula, produce energia pulita, ma l'1% genera superossidi definiti ROS in grado, nel tempo, di causare danni ingenti alle membrane cellulari. L'assunzione di anti ossidanti a dosi importanti può, per questo, essere una buona strategia di intervento soprattutto sull'anziano dato che in questi soggetti le capacità riparative insite nelle cellule sono ormai poco efficaci. Nelle persone giovani invece lo spazio per un intervento anti invecchiamento va ricercato a livello dei meccanismi di riparazione cellulare. Le cellule infatti presentano dei meccanismi di riparazioni efficaci ma imperfetti, attivi sia a livello molecolare che a livello cellulare. L'1 per 10.000 delle mutazioni che avvengono ogni giorno a carico del nostro DNA sfugge ai meccanismi riparativi e quindi ogni giorno una nuova mutazione si accumula a livello del nostro materiale genetico cellulare. Ciò comporta un accumulo progressivo nelle cellule di organuli alterati che comporterà nel tempo una progressiva perdita di efficienza con naturale morte della cellula senza la possibilità di essere rimpiazzata. La rimozione di questi organuli alterati (soprattutto i mitocondri) è indispensabile per la loro sostituzione con organuli efficienti e non compromessi ma può avvenire solo se la cellula si trova in una condizione di stress metabolico per mancanza di cibo dall'esterno che la mette nella condizione di dover degradare alcune componenti proprie(autofagia) per far fronte alle proprie esigenze energetiche. Di regola ciò avviene solamente quando l'organismo è a digiuno e sente fame. L'aspetto più interessante è che la funzione della autofagia è modulabile attraverso l'alimentazione essendo ormonalmente repressa da elevati livelli di insulina e da una dieta costantemente abbondante. Per vivere a lungo e sani bisogna quindi saper sopportare la fame, di tanto in tanto, limitando l'apporto calorico, fin da quando si è giovani. I quattro pilastri per una azione anti-invecchiamento di medio lungo periodo sono quindi: 1. la restrizione calorica 2. l'esercizio fisico 3. l'elevato apporto di pesce e acidi grassi poli-insaturi 4. l'assunzione di cibi ad elevato contenuto di antiossidanti di origine vegetale. Tutte le ricerche effettuate sulla restrizione calorica sono concordi e hanno evidenziato che questo comportamento è in grado di contrastare l'invecchiamento in tutte le forme viventi ritardando la comparsa delle malattie età associate e riducendone l'incidenza. Questi effetti si riscontrano anche sull'uomo e molti indizi fanno pensare che sia gli interventi alimentari che l'esercizio fisico associato attivino i processi di autofagia cellulare favorendo la degradazione delle componenti cellulari danneggiate e preparando il terreno per la loro sostituzione con componenti efficienti. Si determina di fatto uno svecchiamento delle cellule e quindi dei tessuti dell'organismo con miglioramento netto delle funzioni cellulari e tissutali. La restrizione calorica agirebbe a livello degli organi mentre l'attività fisica svolgerebbe un ruolo importante sulla muscolatura. Gli esperimenti con i modelli animali hanno messo in evidenza che animali nutriti una sola volta al giorno dopo un lungo digiuno migliorano nettamente la loro salute e si allunga la loro vita. Durante la fase di digiuno si attiva l'autofagia che rimuove i materiali danneggiati mentre durante i brevi periodi di ipernutrizione con alimenti di alta qualità si attivano i meccanismi anabolici di recupero trofico che promuovono la sostituzione delle componenti danneggiate. L'abbondante disponibilità di cibo di buona qualità è un requisito altrettanto importante della stimolazione dell'autofagia ai fini del ringiovanimento dei tessuti dato che è essenziale per poter assicurare il rimpiazzo di tutti gli organuli perduti ed evitare l'atrofia dei tessuti. Nell'uomo lo stile di vita che più si avvicina a queste indicazioni è quello proposto da tutte le tradizioni religiose monoteiste come il cristianesimo e l'ebraismo che raccomandano moderazione alimentare (e quindi restrizione calorica) tutti i giorni e un digiuno di frequenza settimanale da continuarsi per tutta la vita che viene effettuato nel giorno prefestivo ( e quindi seguito dal pasto più ricco della settimana).