Dr. Bevilacqua Marco Farmacista - Naturopata - Bach Practitioner - Consulente Nutrizionale
Centro Studi Naturopatici
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domenica 15 gennaio 2012
Progetto CHINA
.Il Progetto Cina è forse il lavoro di ricerca sulla nutrizione umana più completo mai realizzato a livello mondiale. E' il risultato della collaborazione tra la Cornell University, l’Accademia cinese di Medicina preventiva, l’Accademia cinese di Scienze mediche e l’Università di Oxford. Il dottor T. Colin Campbell, responsabile della ricerca e direttore USA del Progetto Cina, è stato, prima del suo pensionamento nel 2001, Professore Emerito di biochimica nutrizionale alla Cornell University, e, oltre ad aver ricoperto altre prestigiose cariche è stato coautore della relazione Diet, Nutrition and Cancer – una pietra miliare nel campo della medicina scritta nel 1983 – della National Academy of Sciences, e autore di oltre 300 articoli scientifici pubblicati su riviste specialistiche. Una prima indagine ha avuto inizio nel 1983 raccogliendo 367 tipi di dati sulla vita e la morte di 6500 adulti sparsi in 138 villaggi e 65 contee della Cina , con una quantità di dati raccolti sufficiente a riempire un volume di 920 pagine. Una seconda indagine è stata intrapresa nel 1989 raccogliendo più di 1000 tipi di dati su 10 200 adulti e relative famiglie, attraverso 170 villaggi della Cina rurale e di Taiwan: i soggetti sono stati intervistati e studiati approfonditamente, annotando ogni porzione di cibo ingerito e raccogliendo campioni di sangue e urina. La Cina ha rappresentato un'occasione unica per studiare le connessioni dell'alimentazione e dello stile di vita con malattie e mortalità. Il consumo di carne nella dieta della popolazione rurale cinese era, a differenza di oggi, molto ridotto, limitato per lo più a maiale e pollo. La popolazione cinese, oltre ad essere omogenea da un punto di vista genetico, era abbastanza stanziale dato che la maggior parte delle persone passava tutta la vita nella stessa zona alimentandosi con prodotti locali; inoltre l'alimentazione variava considerevolmente da regione a regione permettendo così di mettere in relazione i dati legati allo stile alimentare con le statistiche di mortalità di una determinata patologia o di gruppi omogenei da un punto di vista eziologico di patologie. E' interessante notare che Il dottor Campbell, cresciuto in una fattoria del Virginia tra mucche da latte e animali macellati, iniziò le sue ricerche convinto dell'alto valore della tradizionale dieta Americana molto ricca di proteine animali. Dopo il Progetto Cina, egli è invece giunto alla conclusione che una dieta basata su cibi vegetali riduce drasticamente la possibilità di contrarre malattie cardiovascolari, diabete, cancro e obesità. In una sua intervista il dottor Campbell ha dichiarato: «Le persone che mangiavano più cibi di origine animale erano più soggette alle malattie croniche. Le persone che mangiavano più cibi di origine vegetale erano più in salute e tendevano ad evitare le malattie croniche. Questi risultati non possono essere ignorati». Se su questa affermazione del Dr Campbell sono d'accordo in linea di principio lo sono meno su altre affermazioni che vengono riportate nel suo libro recentemente tradotto in italiano. The China Study è stato pubblicato in America nel 2005. Il libro, basato sui risultati del Progetto Cina, esamina la relazione tra cibo e malattie cardiovascolari, cancro e diabete e la possibilità di ridurre il rischio di contrarre queste patologie o arrestare e invertire un loro sviluppo in corso attraverso l'alimentazione. Nel libro Campbell identifica – così come emerso dal Progetto Cina – alti livelli di colesterolo nel sangue come uno dei più significativi indicatori di rischio per il cancro e le altre malattie diffuse nei paesi occidentali, e osserva che il principale responsabile dell'aumento del colesterolo nel sangue è l'assunzione di proteine animali. egli infatti afferma che : «I grassi saturi e il colesterolo presenti nei cibi aumentano anch'essi il colesterolo nel sangue, ma non come le proteine animali. Al contrario, i cibi vegetali non contengono colesterolo e, in diversi modi, contribuiscono a diminuire la quantità di colesterolo presente nel corpo». Campbell conclude che «i risultati del Progetto Cina indicano che più è bassa la percentuale di cibi animali consumati, maggiori sono i vantaggi per la salute, anche quando i cali percentuali passano dal 10 per cento allo 0 per cento delle calorie. Non è dunque irragionevole presumere che la percentuale ottimale di cibi animali nella dieta sia pari a zero, almeno per chiunque abbia una predisposizione per una malattia degenerativa».Nel suo libro Campbell sostiene inoltre che oggi vi sia una grande confusione sulle nozioni nutrizionali, prodotta da lobby influenti, istituzioni governative e studiosi irresponsabili, e critica duramente le diete low-carb, come la dieta Atkins (iperproteica e iper grassa) , dove viene seguito un regime alimentare a ridotto contenuto di carboidrati complessi. I ricercatori del progetto hanno osservato come malattia coronarica, ictus e ipertensione, cancro della mammella, della prostata e del polmone, diabete e osteoporosi, principali responsabili di morti premature nei paesi occidentali, in Cina, dove il consumo di prodotti animali era fino a poco tempo fa molto scarso, avevano bassa incidenza, confermando la relazione tra questa classe di patologie e l'assunzione di cibi animali, a sua volta collegata al livello di sviluppo economico. L'evidenza scientifica emersa dal Progetto Cina suggerisce che la concezione occidentale di dieta sia da rivedere radicalmente, e che un'alimentazione basata sui vegetali, come la dieta tradizionale cinese, può offrire molti vantaggi per la salute. Le conclusioni del progetto China sono sicuramente razionalmente condivisibili anche se mi domando quale possa essere l'incidenza di altri aspetti dello stile di vita cinese che possono essere stati decisivi nel predisporre ad una patologia cronico degenerativa o al contrario a fungere da fattori protettivo. Il primo aspetto da considerare è che tutta la ricerca effettuata considera la dieta americana come dieta standard dei paesi occidentali. Questo a mio avviso non permette di estendere i risultati del progetto China a popolazioni come quella Italiana che hanno un comportamento alimentare sicuramente più salutare di quello americano. Un secondo aspetto non sufficientemente indagato è legato al fattore protettivo del grande consumo di cibi vegetali da parte dei cinesi rispetto agli americani che notoriamente annoverano ancora la patata tra i vegetali! . Se da un lato infatti è assolutamente corretto sostenere che una alimentazione ricca di cibi di origine vegetale è protettiva nei confronti delle patologie cronico degenerative, dall'altro bisogna tenere presente che lo stesso Campbell consiglia l'assunzione di integratori di vitamina B12 se si passa da una alimentazione onnivora ad una alimentazione vegetariana – vegana. Mi sembra chiaro che la fisiologia umana si è evoluta per migliaia di anni ottimizzando le sue esigenze metaboliche e biochimiche e richiedendo al cibo ingerito in fase di assimilazione tutte le sostanze necessarie per la propria performance quotidiana. Un qualsiasi stile alimentare che presupponga una assunzione continuativa di sostanze essenziali alla sopravvivenza attraverso una supplementazione artificiale non può essere considerata adeguata da un punto di vista fisiologico. Se poi consideriamo che la vitamina B12 viene estratta dall'industria farmaceutica da scarti di lavorazione dei prodotti animali o peggio dai liquami, ci rendiamo conto che forse un apporto limitato ma costante di cibi di origine animale sia sicuramente più salutare. Per concludere vorrei accennare al fatto che le popolazioni cinesi prese in considerazione dal progetto China che presentavano una minor incidenza di patologie cronico degenerative erano popolazioni che vivevano una vita sobria, a contatto con la natura, rispettosa dei cicli circadiani legati al ritmo notte giorno e ai ritmi stagionali, che autoproducevano le loro derrate alimentari sia di origine animale che vegetale non utilizzando fertilizzanti o induttori della crescita e che nel complesso vivevano una vita felice nella semplicità. Quindi, per concludere sono assolutamente d'accordo che l'evidenza scientifica emersa dal Progetto Cina suggerisca che la concezione occidentale di dieta sia da rivedere radicalmente, e che un'alimentazione basata sui vegetali, come la dieta tradizionale cinese non del tutto priva di cibi di origine animale, possa offrire molti vantaggi per la salute. In questo senso lo stile alimentare proposto a conclusione del percorso di rieducazione nutrizionale presso il Centro Studi Naturopatici è uno stile alimentare prevalentemente vegetariano ma che non esclude l'utilizzo di piccole quantità di cibi di origine animale proprio per rispettare le esigenze fisiologiche e biochimiche del nostro organismo. Nello stesso tempo si deve porre molto l'accento su una riconversione del proprio stile di vita necessaria per conseguire uno stato di salute mentale e fisica duratura nel tempo
sabato 24 dicembre 2011
La scoperta di macine preistoriche in Toscana rivoluziona quanto si sapeva sulla «paleo-dieta»
Un gruppo di archeologi dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria ha rinvenuto nel Mugello in Toscana due piccole pietre di arenaria che si sono rivelate essere state utilizzate dall'Homo sapiens sapiens per macinare le radici di una pianta di palude , La Tifa, molto ricche di carboidrati complessi. Questa farina preistorica rinvenuta in tracce su queste pietre era facilmente conservabile e trasportabile e, probabilmente, veniva utilizzata per produrre una specie di pane. Prima di questa scoperta nessuno sospettava che l'uomo primitivo fosse in grado già 30mila anni fa di trasformare i vegetali selvatici in prodotti "raffinati" e si credeva che i carboidrati complessi fossero stati introdotti nella dieta umana circa 20mila anni dopo, nel neolitico, con l'arrivo dell'agricoltura e dell'allevamento. La scoperta di macine preistoriche rivoluziona quanto si sapeva sulla «paleo-dieta» ridisegnando l'evoluzione della alimentazione umana. Inizialmente l'uomo si nutriva della carne delle carogne, raccoglieva tuberi, radici, bacche, frutta, uova e catturava soltanto piccoli animali, come tartarughe o molluschi. Poi, circa un milione di anni fa, imparò a costruirsi armi più efficaci e poté cacciare animali più grandi, diventando più robusto e forte. Il passaggio successivo dalla carne cruda alla cottura, avvenuto circa 500 mila anni fa, ha consentito all'uomo preistorico di ottenere più facilmente energia dalla dieta, aprendo la strada a un rafforzamento del fisico e al miglioramento delle capacità cerebrali. La cottura infatti rende la carne più digeribile e riduce l'energia necessaria ad assimilare i nutrienti. Imparare a macinare piante selvatiche e ricavarne farine significò avere un prodotto ricco di carboidrati complessi, nutriente e facile da trasportare: una svolta per l'uomo preistorico, che poteva così affrancarsi per lunghi periodi dalla necessità della caccia, sopravvivendo meglio anche a mutamenti climatici e ambientali sfavorevoli. La recente scoperta ha svelato che le attività di raccolta e trasformazione di cibi vegetali avevano un ruolo importante quanto la caccia ben prima dell'avvento della agricoltura. La trasformazione dell'uomo da cacciatore – raccoglitore a stanziale e agricoltore comportò, di fatto, un cambiamento epocale sia in termini sociali che fisiologici dell'uomo. Da una struttura corporea robusta, necessaria per affrontare la caccia dei grossi animali, si è passati a un fisico più impoverito. L'uomo del neolitico mangiava meno carne e ,inoltre, vivendo in gruppi stanziali più numerosi per coltivare le terre, era più soggetto alla diffusione di malattie. La possibilità di fare scorte di cibo maggiori e conservare prodotti raffinati come le farine, unita alla maggiore sedentarietà, ha contribuito all'incremento demografico ma anche ad un peggioramento dello stato di salute delle popolazioni umane. Secondo molti ricercatori l'uomo a tutt'oggi non si è ancora completamente adattato all'agricoltura, e la prova sarebbe nell'attuale diffusione di intolleranze ad alimenti sconosciuti prima del neolitico come l'intolleranza al glutine dei cereali o quella al lattosio del latte di animali da allevamento. E' evidente che lo studio delle abitudini alimentari degli uomini preistorici può avere implicazioni importanti per l'uomo moderno, che dovrebbe capire meglio se l'alimentazione moderna risponda pienamente alle esigenze nutrizionali e di salute dell'uomo attraverso uno studio sistematico delle sue origini evolutive. E' molto probabile infatti che l'evoluzione culturale sia stata più veloce di quella genetica e che quindi non siamo riusciti, o almeno non del tutto, ad adattare la nostra fisiologia alla nuova dieta ricca di cereali e carni e latte di animali d'allevamento. Non è perciò un caso se da qualche tempo ha preso piede la "paleodieta" che suggerisce di tornare, nei limiti del possibile, a un'alimentazione più simile a quella dell'uomo preistorico per la quale saremmo geneticamente più adattati. Si tratterebbe, in sostanza, di mangiare carni magre (meglio ancora la selvaggina) e tutto ciò che Madre Natura offriva prima che cominciassimo a coltivare i cereali: bacche, frutta fresca e secca, verdura soprattutto cruda, niente zuccheri, farine, cereali raffinati o a maggior ragione cibi industriali. Questa nuova scoperta archeologica tuttavia conferma quanto finora sostenuto presso il Centro studi Naturopatici sull'opportunità di utilizzare anche fonti di carboidrati complessi diversi da frutta e verdura ma nella loro forma nascente come semi di cereali nel loro stato naturale. Il loro utilizzo, inoltre, dovrebbe essere limitato ad un unico pasto assumendone piccole porzioni per rispettare quello che, probabilmente, era la nostra abitudine nutrizionale ancestrale .
giovedì 8 dicembre 2011
Le quattro fasi della vita umana : Tempo di crescita, Tempo di stabilità, Tempo di prosperità, Tempo di saggezza
Come abbiamo accennato nel post precedente, per la tradizione Sufi Il nostro cammino esistenziale ricorda i lunghi viaggi del derviscio. Esso è diviso in 4 grandi tappe di 28 anni, di cui ognuna è suddivisa ancora in 4 piccole parti di sette anni. Non tutti attraverseranno questo cammino dall’inizio alla fine: per i Sufi ciò dipende dalla volontà Divina. Per la Naturopatia e la medicina moderna ciò dipende dalla genetica, dall'intossinazione a cui andiamo incontro durante la nostra vita e da quanto riusciamo ad instaurare una esistenza piena sana e felice. Tuttavia ognuno di noi può conoscere ciò che lo attende in questo cammino e quindi prepararsi ad affrontare le varie evenienze. La prima tappa Sufi è chiamata il tempo della crescita. Essa rappresenta i primi 28 anni. Il tempo della crescita è caratterizzato da un contenuto importante d’acqua nell’organismo. L’acqua è il simbolo dell’incostanza e della variabilità e queste sono le due caratteristiche che ci accompagnano in questa tappa della nostra esistenza. Basti pensare quanto sia difficile gestire i bambini nei primi sette anni di vita. Anche da un punto di vista organico la variabilità è il tratto caratterizzante di questo momento della nostra vita. Questo è un tempo di crescita attiva, si forma lo scheletro e i sistemi principali dell’organismo. Si costituisce il temperamento e la parola del bambino. Se durante questo periodo il bambino è troppo tutelato, si sviluppa lentamente. Abituato a continui riguardi, si sforzerà d’attirare l’attenzione su di sé con i suoi piagnucolii. Un bambino di quest’età, in media, piangerà almeno una volta al giorno. Il piagnisteo è utile per il rafforzamento dei polmoni. È necessario, naturalmente, distinguere il pianto che serve per attirare l’attenzione dal piagnucolio per la sofferenza. Un bambino di tre anni che cade, dovrebbe rialzarsi da solo, mentre un bambino che giocando si sporca, non commette un guaio. Il gioco in questa fascia d’età è un modo per comprendere il mondo circostante. Alla fine dei primi sette anni, il bambino si allontana gradualmente dai giochi: gli studi riempiono la sua vita e s’interessa agli interrogativi degli “adulti.” Inoltre, simbolicamente, la caduta dei denti da latte a 7 anni rappresenta il primo passo verso il mondo degli adulti. Il secondo ciclo di vita di solito si completa a 14 anni. In ogni epoca, questo periodo che comporta una maturazione fisica-sessuale ed un mutamento di voce, è stato sempre difficile per la persona. Spesso, quest’età è chiamata il periodo dell’esplosione ormonale. Si tratta di un importante periodo per la formazione della mentalità della persona. A 21 anni si conclude la formazione del sistema riproduttivo e delle caratteristiche sessuali secondarie. I giovani diventano villosi, la costituzione fisica si è formata. Inoltre, la formazione delle funzioni intellettive è completata. L’equilibrio non sopraggiunge nemmeno più tardi: fino a 28 anni le persone sono alla ricerca di qualcosa a cui aspirare. A 28 anni una persona s’impadronisce di una professione, mette su famiglia e passa in una fase di sosta.
Il tempo della stabilità
Il tempo della stabilità è un periodo in cui si ritrova l’equilibrio, l’auto-realizzazione. Se durante questo periodo la persona distribuisce armoniosamente le forze, raggiungerà un gran successo. Sbalzi bruschi del tenore di vita e d’attività possono danneggiare considerevolmente la sua salute. Per alcuni uomini moderni è di norma vivere alti e bassi, tempeste e bonacce. Nella nostra società un simile approccio alla vita è perfino richiesto. Di conseguenza, osserviamo emergere patologie funzionali legate alla frenesia a cui ci condanniamo da soli e che colpiscono indistintamente donne e uomini. Nel tempo della stabilità, la salute della persona è determinata dal modo uniforme e armonioso in cui si sviluppa in tutti i campi della vita: famiglia, lavoro, vita pubblica, rapporto con gli amici e con la natura. Da un punto di vista organico , a quest’età, il corpo di una persona non può crescere e, di norma, l’individuo è autosufficiente. Per il mantenimento della propria esistenza e del suo sviluppo personale, non ha bisogno dell’aiuto di altre persone. Il nostro corpo durante il periodo della stabilità non richiede speciali esercizi, medicine o terapie. Nel periodo di stabilità è sufficiente dormire 6-7 ore al giorno. Va ricordato che si ferma solo lo sviluppo dell’organismo, mentre la mente continua a migliorare: una persona diventa più saggia e ragionevole.
Il tempo di prosperità
Il periodo di prosperità (56-84 anni) richiede all’uomo del movimento e dell’attività, soltanto in questo caso potrà garantirsi una condizione armoniosa. Vi è un crescente desiderio di vivere, l’uomo diventa più forte nello spirito. A quest’età, diminuisce il contenuto d’acqua nel corpo. L’organismo, inoltre, avverte la mancanza anche di altre sostanze; quindi, cominciano a farsi sentire differenti “disturbi” di tipo funzionale legati a queste carenze. È necessario riguardare particolarmente gli organi interni, osservare un’attività lavorativa ed il riposo, regolarmente e ogni giorno. Bisogna fare più ginnastica e lavoro fisico, muoversi maggiormente. Assumere cibo più spesso, ma in piccole dosi, pulire l’intestino sovente. Un malanno comparso in età precoce guarisce abbastanza rapidamente, mentre la guarigione dello stesso in età avanzata avviene molto più lentamente. Questa considerazione, tratta dalla tradizione Sufi, si riscontra anche nell'attività professionale del naturopata che può constatare come spessissimo rimedi molto efficaci risultino lenti ad agire in questa fase dell'esistenza proprio perchè la forza di autoguarigione si è ridotta e con essa la capacità di risposta dell'organismo. In questa fase d’età, come per la successiva, dormire 4-5 ore al giorno è sufficiente per recuperare le forze.
Il tempo di saggezza
Il tempo della saggezza cade negli ultimi 28 anni. L’uomo ritorna bambino. In maniera analoga al bambino, cade spesso, è capriccioso e bisognoso d’attenzione. Le ossa diventano fragili e rigide. Iniziano a crescere nuovi denti e capelli, simili a chicchi di riso. La persona diventa somigliante ad un albero vecchissimo, sul quale appaiono freschi germogli. Dal ciclo undicesimo inizia la seconda infanzia. Un proverbio dice: “Un vecchio simile ad un piccino”. Chiede attenzione, carezze, ha più bisogno di sostegno spirituale che di supporto fisico. Senza parenti e amici, quest’uomo non è in grado di soddisfare la maggior parte delle sue necessità, ma i vecchi hanno una qualità magica. I loro desideri riguardanti altre persone spesso si avverano, così in Oriente è conveniente chiedere la benedizione degli anziani. Non v’è alcun miracolo in esso, coloro cui giunge il tempo della saggezza vedono in ogni individuo la condizione del suo raggiungimento. La loro benedizione, se volete, è una specie di programma vitale. Il vecchio saggio vede ciò che è ancora inaccessibile agli altri. Alla fine d’ogni ciclo settennale vi è una ricostruzione nell’attività dell’organismo, che può condurre al peggioramento temporaneo della salute. Se durante questo periodo non eseguiamo gli esercizi specifici, la malattia si stabilizza ed il corpo può abituarsi. Le psicotecnologie Sufi per molti aspetti sono orientate proprio per superare queste difficoltà temporanee nel modo meno doloroso.
venerdì 2 dicembre 2011
L’inizio della guarigione - L’ottenimento della conoscenza necessaria
La guarigione Sufi si basa sulla conoscenza delle leggi dello sviluppo umano, dal primo all’ultimo giorno della vita, e sulle conoscenze dei cambiamenti che accadono ogni giorno. In questo senso è molto vicina alla visione di salute che persegue il naturopata che è più interessato al divenire della persona e alle relazioni tra l'uomo e il suo ambiente di vita. Per la tradizione Sufi la vita intera è suddivisa in una serie di cicli settennali. Al termine d’ogni ciclo sperimentiamo un certo peggioramento della salute che è legato al rinnovamento del nostro organismo. I segni premonitori di parecchie malattie croniche appaiono proprio al limite d’ogni sette anni della vita umana. Questi dati si accordano con le conoscenze scientifiche attuali secondo cui le persone ogni cinque-sette anni avviene un completo rinnovamento organico. Se nella fase di declino temporaneo s’inizia ad assumere farmaci c’è un ragionevole rischio di doverli assumere per l'intera vita. Questo aspetto è particolarmente interessante perchè mette in luce un limite oggettivo della medicina moderna che , almeno per le patologie croniche, dà una risposta solamente di tipo sintomatico al problema e quindi raramente diventa risolutiva. L'utilizzo del farmaco inoltre produce molto spesso un aumento dell'acidosi tissutale (aumento per esempio dell'acido urico) con conseguente peggioramento del quadro clinico e necessità di sopperire a questa situazione con altri farmaci. Fino a 40 anni una persona utilizza il potenziale energetico che è stato fornito dai suoi genitori. Verso i 42 anni iniziano i problemi legati al calo energetico, cosicché l’individuo non riesce a rinnovare le sue riserve a causa di blocchi determinati spesso dall’incapacità di armonizzare la sua vita. Nel migliore dei casi, vi è un leggero affaticamento, mentre nel peggiore arrivano malattie e depressione. La maggioranza delle persone che superano il limite dei 42 anni, conservano i comportamenti acquisiti durante la sua vita passata e solo il bisogno di mantenere un rapporto accettabile con l’ambiente (lavoro, famiglia, posizione sociale ...) permette loro di sostenere il ritmo imposto, fissando delle abitudini che non sono in armonia con le vere esigenze della loro mente e del loro corpo fisico. Pertanto, più una persona è anziana, più tempo dovrà lavorare per il ristabilimento dell’armonia. I metodi Sufi di autoguarigione hanno lo scopo principale di aiutarci a reintegrare le riserve della forza vitale e quindi ricalcano fedelmente il compito che il naturopata si è dato di lavorare sul terreno per evocare la guarigione spontanea dell'individuo. La scienza ha evidenziato che la maggioranza della persone potrebbe vivere fino a 110-112 anni e che questo è il limite cui tutti possono sperare, ma a causa dello stile di vita scorretto e per l’ambiente nocivo, la maggior parte della gente non raggiunge la durata di vita assegnatagli dalla natura. Questi 112 anni sono divisibili in quattro grandi fasi vitali di 28 anni. A sua volta, ciascuna di queste quattro fasi è divisibile per quattro cicli settennali. Bisogna conoscere il ruolo di questi cicli per rapportarsi intelligentemente al processo di ripristino della salute. Ogni ciclo della vita umana nelle rappresentazioni degli antichi Sufi ha il suo scopo. Assomiglia un po’ al viaggio compiuto lungo un tratto di strada che da stazione a stazione, ha il suo compito, il suo scopo. Per raggiungere quest’obiettivo, il viaggiatore deve prepararsi nel modo dovuto: conoscere le caratteristiche del percorso e le condizioni di vita dei luoghi che attraversa nel suo cammino ed essere preparato ad affrontare le avversità gestendole al meglio.
domenica 27 novembre 2011
La stazione del cuore (Qalb) dall'estinzione dell'ego all'amore per la vita
Nella prima parte di questo lungo post, dedicato ai metodi Sufi di autoguarigione, abbiamo messo in evidenza che, a seconda della progressione personale a livello cognitivo emozionale, l'uomo può trovarsi ad un certo stadio (stazione) di progressione spirituale che lo può portare a sperimentare patologie diverse legate a quella situazione psichica. La prima stazione detta Nafs è la stazione dell'ego e degli istinti. L'uomo, per affrancarsi da essa e progredire nella conoscenza di se stesso e del mondo, dovrebbe imparare la disciplina, mettendosi così al riparo dall'evolvere di patologie strettamente legate alla personalità egotica e al caos psico emozionale. La seconda stazione evolutiva nella cultura Sufi è detta Qalb o stazione del cuore . Secondo la tradizione Sufi La zona del cuore (Qalb) è disposta nell’area del plesso solare, del cuore e del fegato. La stessa parola “Qalb” è traducibile anche con anima, comprensione, cordialità, sincerità e purezza. Questa stazione si caratterizza per l’amore assoluto della vita e per la piena accettazione del mondo così com’è. Esteriormente sembra che l’uomo dimorante alla stazione del cuore non sia turbato da nulla e nella nostra cultura sarebbe identificato come un ottimista incorreggibile. Ma, per quanto possa sembrare strano, anche questa stazione può essere causa di malattie. Infatti l’amore impetuoso per il mondo è simile al fuoco incontrollato che brucia tutto attorno. Spesso, questo amore si traduce nella incapacità di vedere i bisogni e le aspettative del prossimo e diventa quindi causa di incomprensione e di distacco. Possono così comparire disturbi nervosi, il lavoro dei reni è disordinato, il mal di testa è frequente. Ciò dipende dalla pronunciata instabilità mentale delle persone che si trovano alla stazione del cuore. Per la tradizione Sufi ,le malattie causate dall’influenza del Nafs sono difficilmente curabili, ma le persone che hanno il loro sviluppo spirituale situato alla stazione del cuore possono essere guarite. Con l'aiuto di una pratica costante e di un maestro, il cuore può essere pulito e diventare ricettivo e tranquillo. Raccontano i maestri Sufi che, in antichità, le donne che avevano ricevuto una brutta notizia o custodivano nel cuore un sentimento amaro, andavano alla riva del fiume a raccontare il loro dolore rivolgendosi alla corrente . L’acqua corrente portava via tutto il nero che c’era sull’anima. È quindi molto importante non tenere nel cuore dei sentimenti negativi. Un uomo che non sa come sbarazzarsi correttamente delle emozioni negative, s’irrita per qualsiasi motivo, si infastidisce, si offende e danneggia in primo luogo sé stesso e la sua salute.
Le sucessive tappe dell'evoluzione umana per la tradizione Sufi sono la stazione dello spirito (Ruh) legata alla comprensione e alla compassione e la stazione della prossimità all'Altissimo (Qurb) legata all'estinzione dell'ego e alla capacità del saggio di vivere in un mondo duale avendo compreso l'unità.
domenica 20 novembre 2011
IL SUFISMO un metodo che aiuta l'uomo a guarire (Prima parte)
Spesso nella nostra pratica professionale ci limitiamo a mettere in pratica tecniche di guarigione naturali che fanno parte da secoli della nostra tradizione, prima igienista e in seguito naturopatica, senza porci a confronto con altre realtà nate e cresciute in ambiti culturali diversi dal nostro. E' invece molto interessante notare che anche culture molto lontane dalla nostra sono giunte, magari per strade molto diverse da quelle da noi percorse, ad elaborare sistemi di educazione alla salute che integrano e arricchiscono il nostro bagaglio culturale e professionale e ci permettono di migliorare il nostro approccio ai bisogni di chi si rivolge a noi per un percorso di autoguarigione. Questo post mi è stato ispirato dalla lettura di un articolo di presentazione di un agevole libretto di Maurizio Cusani “ Curarsi e guarire con i Sufi” , di cui riporto gli aspetti che considero più qualificanti dal punto di vista del naturopata. Ritengo infatti che il grave errore, che tuttora rischiamo di fare quando approcciamo le problematiche di chi si rivolge a noi da un punto di vista professionale, sia quello di porci di fronte alla persona solo ed esclusivamente valutando il suo stato di salute psico fisica da un punto di vista funzionale, tralasciando il suo rapporto con il mondo e, soprattutto con il suo essere spirituale (inteso in senso assoluto e non confessionale). Il Sufismo è un'importante corrente del misticismo islamico che si propone di recuperare lo spirito originario dell'insegnamento di Maometto, deplorando l'esteriorità per attingere ad un'altra dimensione, specificamente interiore. "Il Canto del derviscio" (Parabole della saggezza sufi) è una raccolta delle storie più significative dalle opere del grande poeta Jalaluddin Rumi, uno dei maggiori maestri sufi. Egli auspica un mondo senza libri e maestri, dove l'uomo possa raggiungere la verità in maniera semplice, guardando dentro di sé. L'uomo ideale di Rumi è già perfetto e non ha bisogno di cercare niente all'esterno: questo è il tipo di consapevolezza che deve sviluppare. Se ci riesce, capirà di includere già nel suo intimo il nucleo più autentico di ogni dottrina religiosa. Per questo grande poeta Sufi infatti, Dio non si trova sulla Croce, o nel tempio indù, o nella moschea, ma soltanto nel nostro cuore. Il Sufismo è quindi un antico orientamento pratico che si basa su un amore attivo per Dio e per il prossimo e che elabora dei metodi e degli esercizi che permettono all'uomo di essere consapevole della natura e dell’amore Divino e di stabilire delle relazioni armoniose col mondo, con le persone , con la natura e con sé stesso. Il Sufismo quindi non può essere considerato né una parola, né un concetto ma, piuttosto un metodo per una una vita armoniosa. Per il sufismo una persona nel suo sviluppo spirituale passa attraverso una serie di tappe, definite anche stazioni . I Sufi della tradizione Naqshabandiyya evidenziano quattro stazioni: il Nafs (l’egoismo, gli istinti animali), il Qalb (il cuore, l’emotività), il Ruh (lo spirito) e il Qurb (la prossimità all’Altissimo). Ciascuna stazione comprende un certo insieme di malattie che la caratterizzano e che possono essere contrastate prendendo coscienza della propria condizione e agendo di conseguenza. La maggior parte di noi si trova alla prima tappa (stazione del Nafs) dove si producono le malattie generate dal falso Io. Il concetto di “Nafs” è di solito tradotto con il termine ego o egoismo. Il Nafs o ego è insito in tutte le persone, cioè è parte integrante della natura umana. Il primo passo verso la comprensione di Dio nella pratica Sufi è il superamento del Nafs (dell'ego) che permette di conseguenza di prevenire le patologie ad esso correlate.
A questo proposito riporto una parabola Sufi per chiarire meglio i concetti proposti.
Una volta, un viaggiatore che camminava da molti giorni nella steppa deserta, trovò un sacchetto di monete d’oro ed era felice per questo ritrovamento straordinario. Quando l’entusiasmo iniziale passò, si guardò attorno impaurito per vedere se qualcuno l’avesse visto. Dietro ad ogni cespuglio, scorgeva occhi ostili. Nella sua testa correvano le immagini di un malfattore che avendolo scoperto e catturato, lo uccideva per recuperare la refurtiva concessa da Dio. Forse non dovevo prenderla per allontanarmi dal peccato? Tormentato da sentimenti contrastanti, in piedi, non aveva il coraggio di chinarsi sul sacco. Una voce al suo interno sussurrava: “Prendi il tuo dovuto! Non hai sofferto abbastanza? Fino alla fine dei tuoi giorni vivrai agiatamente, ben vestito e calzato, andrai sopra un bel cavallo e non camminerai dissanguandoti i piedi!”“Effettivamente, ciò non ti appartiene!” – obiettava un’altra parte della sua personalità. Probabilmente il viaggiatore sarebbe rimasto così per lungo tempo, se un maestro Sufi non fosse sbucato dal nulla proferendo: “Prendilo se lo hai trovato. Se scopri chi ha perso il sacco restituisciglielo senza chiedere alcun compenso, ma se dopo un mese il proprietario non si fa vivo, dividi la refurtiva con altri bisognosi come te”. Ad una prima lettura della parabola Sufi potremmo ritenere che la voce del primo Nafs abbia persuaso il viaggiatore a prendere il sacco d’oro, perché il suo vero Nafs lo tratteneva da tale atto. Ma il Nafs cioè l'ego non è una cosa così semplice. Entrambe le voci appartengono al Nafs (all'ego). La vera soluzione Sufi consiste nel trovare la via mediana che mantiene la persona in equilibrio. Il compito del Nafs cioè dell'ego è di indebolire con successo quest’equilibrio usando mezzi molto diversi e contrari: l’amoralità ma anche le norme sociali accettate comunemente. L’uomo, poiché possessore dei bisogni vitali, si trova alla stazione del Nafs (dell'ego) fin dalla nascita. Essendo dei bambini, siamo completamente in balia di questa stazione . Col tempo, il bambino che cresce e diventa adulto si abitua alle norme sociali e può controllare i suoi desideri. Purtroppo, molte persone restano alla stazione del Nafs per tutta la vita, poiché sono alla mercé degli istinti animali, dei divertimenti e dei piaceri. Senza una disciplina, non impariamo ad opporci a quest’influsso nefasto e ci trasformeremo infine in un essere irritabile, permaloso e piagnucoloso tormentato da varie malattie. La persona che si trova alla stazione del Nafs è predisposta a molte malattie : alcolismo, tossicodipendenza, dolori cardiaci, cancro, epatite, vista debole, eccesso di peso, depressione, ansia, ecc… Il Nafs è insidioso, obbliga l’uomo a lottare contro sé stesso e a combattere lo stesso Nafs, ma il risultato saranno i rimorsi di coscienza e le malattie. Ad ogni modo, per controllare con successo il Nafs l'uomo dovrà molto impegnarsi, praticando esercizi che sviluppano la volontà e la capacità di governare sé stessi. In questo modo l’uomo si sbarazza dell’influenza nociva del Nafs e passa alla stazione del cuore.
domenica 6 novembre 2011
Serata di approfondimento Sulla Alimentazione
Martedì 22 Novembre ALLE ORE 20,30 a Castelgomberto presso Palazzo Barbaran Sal azzurra terrò una conferenza dal titolo:
LA ZONA : LA NUOVA ALIMENTAZIONE DIETA O NUOVO STILE ALIMENTARE ?
Siete tutti invitati a partecipare per uno scambio di idee
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